Intake
of total trans, trans-18:1, and trans-18:2 fatty acids and risk of sudden
cardiac death in women
Chiuve SE, Rimm EB, Manson JE, Whang W, Mozaffarian
D, Stampfer MJ, Willett WC, Albert CM.
Am Heart J. 2009 Nov;158(5):761-7.
La
morte improvvisa, che è coinvolta in quasi il 50% dei decessi
per cause cardiovascolari, si manifesta per almeno la metà
dei casi in soggetti non coronaropatici. Generalmente è causata
dalla aritmie ventricolari fatali, la cui comparsa correla con la
presenza di irregolarità nellattività elettrica
del cuore. Fattori che influenzano le caratteristiche e la funzionalità
delle membrane cellulari, come la composizione in acidi grassi,
determinata dallapporto dietetico, possono modulare negativamente
o positivamente lattività elettrica del cuore e quindi
prevenire o meno la morte improvvisa. Ad esempio, il consumo con
la dieta di acidi grassi omega 3, dotati di effetti antiaritmici,
può ridurre la mortalità cardiovascolare, mentre alti
livelli di assunzione di acidi grassi trans possono avere effetti
pro-aritmici e aumentare il rischio di mortalità improvvisa.
In questo studio prospettico, il consumo di acidi grassi trans è
stato messo in relazione con il rischio di morte improvvisa nel
corso di 26 anni di osservazione, in quasi 87.000 donne partecipanti
al Nurses' Health Study. Gli autori non hanno rilevato correlazioni
significative tra i livelli di assunzione di grassi trans e i casi
di morte improvvisa tra le donne non coronaropatiche, mentre hanno
registrato un aumento di circa tre volte del rischio tra le donne
con precedente diagnosi di malattia cardiovascolare (RR 3,24 nel
quintile di consumo più alto rispetto al più basso).
Queste osservazioni confermano gli effetti negativi del consumo
di grassi trans per i soggetti a rischio cardiovascolare elevato.
BACKGROUND:
Total intake of trans fat is associated with coronary heart disease
(CHD), and recent reports in primarily male populations suggest
that blood levels of specific trans isomers may have different
effects on risk, particularly risk of sudden cardiac death (SCD).
METHODS: We prospectively examined the association between dietary
intake of trans fat and SCD among 86,762 women from the Nurses'
Health Study. Coronary heart disease risk factors, including diet
and lifestyle factors, were updated via questionnaires every 2
to 4 years, beginning in 1980. RESULTS: Over 26 years, we documented
317 SCD events. In the primary analysis, we found no significant
association between intake of total trans fat, trans-18:1, or
trans-18:2 isomers and risk of SCD. Compared to the lowest quintile
of intake, the relative risk (95% CI) of SCD in the highest quintile
was 1.28 (0.82-2.00) for total trans, 1.08 (0.64-1.83) for trans-18:1,
and 1.19 (0.76-1.88) for trans-18:2. In a secondary prespecified
analysis, total trans fat was significantly related to SCD among
women who reported a diagnosis of CHD before SCD (relative risk
3.24, 95% CI 1.42-7.40 for the highest vs lowest quintile, P trend
= .01); however, the test for interaction was not significant
(P = .11). CONCLUSIONS: In this large prospective cohort of women,
neither dietary intake of trans fat nor the individual trans isomers,
trans-18:1 and trans-18:2, were significantly associated with
risk of SCD. However, trans fat intake may be associated with
SCD risk among women with CHD, suggesting that trans fat intake
may play a greater role in SCD risk among those with clinically
manifest atherosclerosis.