RENOPROTECTIVE
EFFECT OF THE ANGIOTENSIN-RECEPTOR ANTAGONIST IRBESARTAN IN PATIENTS WITH
NEPHROPATHY DUE TO TYPE 2 DIABETES
Edmund J. Lewis, Lawrence G. Hunsicker, William R. Clarke, Tomas Berl,
Marc A. Pohl, Julia B. Lewis, Eberhard Ritz, Robert C. Atkins, Richard
Rohde, Itamar Raz
New England Journal of Medicine: 2001; 345: 851-60
RIASSUNTO
PREMESSA
Non è stato ancora chiarito se irbesartan, bloccante del recettore
dell'angiotensina II, o amlodipina, bloccante del canale del calcio, rallentino
la progressione della nefropatia in soggetti con diabete di tipo 2, indipendentemente
dalla loro capacità di ridurre la pressione sanguigna sistemica.
METODI È stato assegnato in modo casuale a 1715 pazienti
ipertesi, con nefropatia dovuta al diabete di tipo 2, il trattamento con
irbesartan (300 mg/die), amlodipina (10 mg/die) o placebo. Il target di
pressione è stato fissato a 135/85 mm Hg o meno in tutti i gruppi.
Si sono confrontati i gruppi in base al tempo di raggiungimento dell'end
point primario composto da il raddoppiarsi della concentrazione basale
di creatinina serica, dallo sviluppo della fase finale della patologia
renale e dalla morte per qualsiasi causa. I gruppi sono stati comparati
anche per il tempo intercorso per il raggiungimento dell'end point secondario,
riguardante nel loro insieme gli eventi cardiovascolari.
RISULTATI La durata media del follow-up è stata di 2,6 anni.
Il trattamento con irbesartan si è mostrato essere associato ad
un rischio del 20% più basso di incorrere in uno degli end point
primari rispetto a quello del gruppo placebo (p=0,02) e del 23% inferiore
rispetto al gruppo con amlodipina (p=0,006). Il rischio del raddoppio
della concentrazione basale di creatinina serica era del 33% più
basso nel gruppo con irbesartan rispetto al gruppo placebo (p=0,003) e
del 37% inferiore rispetto a quello con amlodipina (p<0,001). Il trattamento
con irbesartan è risultato essere associato ad un rischio relativo
del 23% inferiore rispetto agli altri gruppi (p=0,07 per entrambi) di
incorrere nell'ultimo stadio della patologia renale. Queste differenze
non sono spiegabili con le variazioni di pressione raggiunte. La concentrazione
di creatinina serica aumentava più lentamente (del 24%) nel gruppo
con irbesartan rispetto al gruppo con placebo (p=0,008) e del 21% rispetto
al gruppo con amlodipina (p=0,02). Non sono state osservate differenze
significative nella frequenza di morte per qualunque causa o per cause
cardiovascolari.
CONCLUSIONI Irbesartan, bloccante del recettore dell'angiotensina
II, è efficace nel proteggere dalla progressione della nefropatia
dovuta al diabete di tipo 2. Questa protezione è indipendente dalla
riduzione della pressione.
COMMENTO
L'irbesartan, bloccante del recettore dell'angiotensina II, ha un'attività
renoprotettiva nei pazienti con nefropatia secondaria al diabete di tipo
2 e questa protezione è legata con ogni probabilità ad una
diminuzione dell'attività dell'angiotensina stessa. Studi condotti
nell'uomo hanno evidenziato che gli ACE-inibitori alterano primariamente
l'emodinamica renale, diminuendo l'azione dell'angiotensina II. La protezione
renale conseguente all'utilizzo di ACE-inibitori, in soggetti con diabete
di tipo 1, o di bloccanti del recettore dell'angiotensina, in pazienti
con diabete di tipo 2, si basa quindi sulla diminuzione dell'attività
intrarenale dell'angiotensina.
In ogni caso le due classi di farmaci non devono essere considerate equivalenti.
Infatti lo studio "Ramipril Efficacy in Nephropathy" non è
riuscito a dimostrare l'efficacia degli ACE-inibitori nella nefropatia
secondaria al diabete di tipo 2.
In una sottoanalisi del "United Kingdom Prospective Diabetes Study"
è emerso che gli ACE-inibitori hanno la stessa capacità
di prevenire il danno renale dei bloccanti beta-adrenergici.
Lo studio MICRO-HOPE tuttavia ha documentato un effetto consistente sull'insorgenza
di nefropatia diabetica in seguito ad ACE-inibizione.
Concludendo, il presente studio mostra come vi sia una diminuzione della
progressione del danno renale in seguito a trattamento con irbesartan
e come questo effetto sia marcato e dilazionato nel tempo. Il fatto che
il trattamento con Ca-antagonisti non risulti in una protezione appropriata
è riconducibile alla non efficacia nel blocco a livello renale
degli effetti dell'angiotensina. Questo dato suggerisce di porre particolare
attenzione alla modulazione dell'asse renina-angiotensina nel paziente
diabetico iperteso con iniziale nefropatia.
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