THERAPEUTIC
ANGIOGENESIS WITH RECOMBINANT FIBROBLAST GROWTH FACTOR-2 FOR INTERMITTENT
CLAUDICATION (THE TRAFFIC STUDY): A RANDOMISED TRIAL
Lederman Robert
J, Mendelsohn Farrell O, Anderson R David, Saucedo Jorge F, Tenaglia Alan
N, Hermiller James B, Hillegass William B, Rocha-sing Krishna, Moon Thomas
E, Whitehouse M J, and Annex Brian H
The Lancet 2002; 359:2053-2058
RIASSUNTO
CONTESTO Il fattore-2 ricombinante di crescita dei fibroblasti
(rFGF-2) migliora la perfusione in modelli di ischemia del miocardio e
ischemia pelvica. Partendo da questa osservazione, abbiamo cercato di
capire se la somministrazione endovena di una o due dosi di questo fattore,
possa migliorare la capacità di movimento in pazienti con claudicatio
intermittens (CI) da moderata a grave.
METODI 190 pazienti con CI, causata da aterosclerosi infra-inguinale,
sono stati assegnati in modo casuale (1:1:1) al trattamento per infusione
bilaterale intra-arteriale di placebo ai giorni 1 e 30 (n=63), di rFGF-2
(30 µg/kg) al giorno 1 e di placebo al giorno 30 (n=66) o di rFGF
(30 µg/kg) ai giorni 1 e 30 (n=61). L'end point primario era la
modificazione a 90 giorni del peak walking time (PWT), mentre l'end
point secondario prevedeva la misurazione a 180 giorni del rapporto pressione
caviglia/brachiale e la sicurezza d'uso.
RISULTATI Prima dei 90 giorni, 6 pazienti hanno subito un intervento
di rivascolarizzazione periferica e quindi sono stati esclusi, mentre
10 si sono ritirati. 174 soggetti sono stati valutati per l'end point
primario. Il PWT a 90 giorni era aumentato di 0,60 min nel gruppo trattato
con placebo, di 1,77 min nel gruppo con dose singola di rFGF e di 1,54
min con dose doppia. L'analisi statistica (ANOVA) ha però mostrato
che la differenza tra i gruppi non era significativa (p=0,075), e questo
dato è stato sottolineato anche da un secondo studio statistico
in cui, includendo 190 pazienti, la differenza si abbassava ulteriormente
(p=0,034). L'unico dato significativo è stata la differenza tra
placebo e dose singola (p=0,026). La somministrazione intra-arteriale
di r-FGF-2 ha portato ad un importante aumento del PWT a 90 giorni; una
seconda dose dopo 30 giorni non è risultata vantaggiosa rispetto
alla dose singola. I risultati dello studio TRAFFIC forniscono l'evidenza
di una angiogenesi clinico-terapeutica ottenuta mediante infusione intra-arteriale
di una proteina angiogenica.
COMMENTO
La malattia periferica arteriosa colpisce circa il 15% delle persone con
più di 55 anni. Un terzo di queste presenta la tipica claudicatio
intermittens (CI). La rivascolarizzazione potrebbe essere la soluzione
ideale in caso di una ostruzione focale o aorto-iliaca, ma è meno
adatta o anche dannosa se si è in presenza di una ostruzione diffusa
o infra-inguinale.
L'angiogenesi è la crescita e la proliferazione dei vasi sanguigni
a partire da strutture vascolari esistenti. L'idea su cui si basa l'angiogenesi
terapeutica è quella di ricreare questa condizione con l'intento
di migliorare quei disturbi che derivano da una perfusione inadeguata
del tessuto interessato, posto a valle rispetto al sito di ostruzione
Il fattore di crescita-2 dei fibroblasti (FGF-2) basico è una proteina
che causa in vitro la proliferazione dell'endotelio e di altre cellule,
mentre in vivo induce l'angiogenesi.
Gli autori di questo lavoro hanno cercato di verificare la capacità
dell'FGF-2 ricombinante (rFGF-2) di produrre lo stesso effetto in pazienti
con CI causata da aterosclerosi ostruttiva infra-inguinale.
Il presente studio, denominato TRAFFIC, è un trial di fase II,
randomizzato, in doppio-cieco, controllato con placebo con 3 bracci di
intervento. I risultati mostrano che l'infusione intra-arteriale di 30
µg/kg di rFGF-2 aumenta il PWT e l'indice di pressione brachiale
a 90 giorni in pazienti con CI. E' stato inoltre dimostrato come sia possibile
realizzare un'angiogenesi terapeutica, mediante inoculazione intra-arteriale
della proteina geneticamente modificata.
I rischi teorici di questa procedura terapeutica includono neovascolarizzazione
non organo selettiva, accelerazione del processo aterosclerotico, oppure
diffusione di tumori non individuati; durante i sei mesi in cui è
stato condotto questo studio non sono stati evidenziati tali effetti tossici.
E' stata osservata una proteinuria transiente apparentemente correlata
alla dose.
Ci sono molte limitazioni in questo studio e argomentazioni che non sono
state chiarite. La prima di queste è il dosaggio. La scelta di
somministrare 30 µg/kg di rFGF-2 deriva dal fatto che essa è
la dose massima tollerata, oltre la quale si ha il rischio di provocare
una crisi acuta di ipotensione. Sebbene questa dose sembri essere attiva,
altri studi suggeriscono che una dose minore potrebbe risultare più
efficace di una più alta.
Lo studio TRAFFIC non ha comparato la rFGF-2 con altri trattamenti per
questa patologia, in particolare l'esercizio fisico concomitante o la
terapia con cilostazolo.
In assenza di strumenti efficienti di imaging, sono state utilizzate misure
funzionali ed emodinamiche quali surrogati per l'angiogenesi. Tuttavia,
altri meccanismi, quali ad esempio il miglioramento della funzione endoteliale,
potrebbero essere i responsabili dei benefici osservati. Lo studio ha
incluso solo pazienti con aterosclerosi infra-inguinale; l'applicabilità
di questi risultati a pazienti con stenosi iliaca emodinamicamente significativa
non è nota. Infatti l'angiogenesi terapeutica è ancora nella
fase più precoce di sviluppo ed i risultati di questo studio rappresentano
solo un primo passo verso questo approccio.
Il dato, nel suo insieme, non appare comunque entusiasmante. Il miglioramento
degli indici è infatti piuttosto marginale e non esiste una correlazione
dose-risposta. Gli autori non hanno sviluppato metodologie atte a documentare
con più certezza i possibili effetti positivi. In questo contesto
l'azienda produttrice non ha ancora deciso se sviluppare ulteriormente
la molecola. Altri studi per individuare il corretto dosaggio di rFGF-2
sono necessari, così come rimangono da chiarire i tempi di somministrazione.
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