OESTROGEN
THERAPY FOR PREVENTION OF REINFARCTION IN POSTMENOPAUSAL WOMEN: A RANDOMISED
PLACEBO CONTROLLED TRIAL
ESPRIT
Lancet 2002; 360: 200108
ABSTRACT:
Background Results of observational studies suggest that hormone replacement
therapy (HRT) could reduce the risk of coronary heart disease (CHD), but
those of randomised trials do not indicate a lower risk in women who use
oestrogen plus progestagen. The aim of this study was to ascertain whether
or not unopposed oestrogen reduces the risk of further cardiac events
in postmenopausal women who survive a first myocardial infarction.
Methods The study was a randomised, blinded, placebo controlled,
secondary prevention trial of postmenopausal women, age 50-69 years (n=1017)
who had survived a first myocardial infarction. Individuals were recruited
from 35 hospitals in England and Wales. Women received either one tablet
of oestradiol valerate (2 mg; n=513) or placebo (n=504), daily for 2 years.
Primary outcomes were reinfarction or cardiac death, and all-cause mortality.
Analyses were by intention-to-treat. Secondary outcomes were uterine bleeding,
endometrial cancer, stroke or other embolic events, and fractures.
Findings Frequency of reinfarction or cardiac death did not differ
between treatment groups at 24 months (rate ratio 0·99, 95% CI
0·70-1·41, p=0·97). Similarly, the reduction in all-cause
mortality between those who took oestrogen and those on placebo was not
significant (0·79, 0·50-1·27, p=0·34). The
relative risk of any death (0·56, 0·23-1·33) and
cardiac death (0·33, 0·11-1·01) was lowest at 3 months
post-recruitment.
Interpretation Oestradiol valerate does not reduce the overall
risk of further cardiac events in postmenopausal women who have survived
a myocardial infarction.
COMMENTO:
E' il terzo grosso studio pubblicato quest'anno sull'effetto della
terapia sostitutiva della menopausa nella prevenzione delle malattie cardiovascolari.
Il primo è stato l'HERS II (JAMA 2002;288:49-57), uno studio di
prevenzione secondaria, la cui prima fase era stata pubblicata nel 1998
(JAMA 1998;280:605-613). Il secondo è stato il Women's Health Initiative
Trial (JAMA 2002;288:321-333), uno studio di prevenzione primaria, condotto
su oltre 16.000 donne. Ambedue questi studi avevano utilizzato la terapia
associata estrogeni+progestinici e per ambedue la conclusione è
stata che la terapia sostitutiva, contrariamente a quanto previsto sulla
base di numerosi dati osservazionali, non aveva nessun effetto protettivo
nei confronti della cardiopatia ischemica. I risultati di questo terzo
studio (ESPRIT) non sono differenti e ancora una volta la terapia ormonale
non ha dimostrato di essere un efficace mezzo di prevenzione. L'impostazione
della ricerca e la terapia adottata presentano alcune peculiarità
che meritano di essere discusse. Lo studio è stato condotto su
poco più di 1.000 donne reduci da un primo infarto del miocardio,
di cui la metà sono state trattate con il solo estradiolo e la
metà con placebo. Il trattamento è iniziato subito dopo
l'evento acuto ed è proseguito per 2 anni. E' il primo grosso studio
di intervento in cui la terapia sostitutiva era costituita dal solo estrogeno,
nonostante le donne non fossero isterectomizzate. Di solito in donne non
isterectomizzate, la terapia sostitutiva si basa sull'uso combinato di
un estrogeno con un progestinico al fine di ridurre il rischio di carcinoma
dell'endometrio, che aumenterebbe con il solo estrogeno. L'esclusione
del progestinico dalla terapia era motivata dal fatto che a questo vengono
attribuiti effetti negativi sui fattori di rischio coronarico, in particolare
sul profilo lipidico, che potrebbero nascondere l'eventuale azione protettiva
dell'estrogeno. E' stato suggerito anche, che i risultati deludenti o
addirittura negativi della terapia sostitutiva sulla protezione dalla
cardiopatia ischemica, emersi negli studi di intervento precedenti, fossero
da attribuibire proprio alla componente progestinica della terapia. In
realtà, questo studio dimostra che anche il solo estrogeno non
previene il reinfarto, la morte da cause cardiache e la morte da tutte
le cause. Non c'è stato un solo caso di carcinoma dell'endometrio
né nel gruppo di trattamento, né in quello placebo e, contrariamente
all'atteso, le donne trattate con estradiolo non hanno avuto una significativa
riduzione del rischio di fratture. Probabilmente la durata del trattamento
è stata troppo breve per fare emergere sia i possibili rischi,
sia gli attesi benefici. E questa è una delle limitazioni principali
dello studio. Le altre limitazioni riguardano la dimensione relativamente
piccola del campione e l'elevata percentuale di donne che non hanno assunto
la terapia. Infatti, oltre la metà delle donne del gruppo di trattamento
attivo non assumeva più il farmaco già dopo un anno dall'arruolamento.
Pur tenendo in considerazione questi aspetti, sembra proprio che anche
questo studio non lasci molto spazio alla terapia sostitutiva come efficace
mezzo per la prevenzione delle malattie cardiovascolari e che confermi
i deludenti risultati dei precedenti studi di intervento.
Domenico Sommariva - Divisione di Medicina Interna 1, Ospedale G. Salvini,
Garbagnate Milanese
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