RELATION BETWEEN SERUM ALBUMIN AND CAROTID ATHEROSCLEROSIS
(THE NHLBI FAMILY HEART STUDY)

Djoussè Luc, Rothman Kenneth J, Cupples Adrienne L, Arnett Donna K, Ellison Curtis R
Stroke 2003; 34:53-57


ABSTRACT:

CONTESTO
Basse concentrazioni ematiche di albumina risultano correlate positivamente alla malattia cardiaca. Lo scopo di questo progetto è stato quello di stimare la relazione tra albumina serica e aterosclerosi carotidea.
METODI Sono stati usati ultrasuoni B-mode per stimare la presenza di placche carotidee e lo spessore dell'intima media (SIM) in soggetti bianchi scelti tra 592 famiglie randomizzate nell'ambito dello studio NHLBI (National Heart, Lung, and Blood Institute) family Heart Study. La regressione logistica è stata utilizzata per stimare le odds ratios di prevalenza di ogni placca carotidea.
RISULTATI Dei 2072 soggetti studiati, il 47% era rappresentato da uomini. Una concentrazione più alta di albumina è stata correlata alla giovane età, ad un basso indice di massa corporea e ad una bassa incidenza di ipertensione e malattia cardiaca. Invece una concentrazione bassa non è risultata correlata ad un aumento delle odds ratios delle placche. Passando dal quartile più basso al più alto di albumina, le odds ratios erano, per ciascuna placca carotidea, rispettivamente 1,05 (IC 95%, da 0,59 a 1,86) 1,34 (IC 95%, da 0,78 a 2,32), 1,03 (IC 95%, da 0,52 a 1,86), e 1,0 negli uomini e nelle donne 0,71 (IC 95%, da 0,40 a 1,26), 0,76 (IC 95%, da 0,42 a 1,36), 0,79 (IC 95%, da 0,46 a 1,36) e 1,0. In modo del tutto simile, in un modello di regressione lineare corretto per fattori demografici, metabolici e stile di vita, l'albumina serica non risultava associata al SIM carotideo. Quando i primi tre quartili sono stati confrontati con il quartile più alto di albumina serica, i coefficienti di regressione per il SIM della carotide erano 0,06458 (SE, 0,06408), 0,07205 (SE, 0,0544669), e 0,000773 (SE, 0,05687) per gli uomini e -0,01795 (SE, 0,05085), -0,08501 (SE, 0,04800) e 0,009528 (SE, 0,04622) per le donne, rispettivamente.
CONCLUSIONI I dati di questo lavoro suggeriscono che più bassi livelli di albumina serica non sono associati ad un aumento delle odds ratios di aterosclerosi carotidea prevalente sia negli uomini che nelle donne.

COMMENTO:

L'ictus è la terza causa di morte negli Stati Uniti e rappresenta inoltre un peso non indifferente per la spesa pubblica sanitaria. L'aterosclerosi dell'arteria carotidea è il maggiore fattore di rischio per l'ictus e viene normalmente diagnosticata attraverso metodiche non invasive. Precedenti studi epidemiologici hanno suggerito che bassi livelli di albumina serica potrebbero essere associati ad un aumento del rischio di malattia cardiovascolare (CVD) e di morte. Non è noto però se tali concentrazioni di albumina siano associate ai primi segnali di aterosclerosi, visibili a livello delle arterie carotidee tramite ultrasuoni ad alta risoluzione. Certamente la correlazione tra albumina e morte in giovane età suggerisce che la sua concentrazione ematica può rappresentare un predittore di malattia subclinica.
L'albumina viene sintetizzata dal fegato ed è in parte controllata dalle citochine circolanti. L'interleuchina-6 (IL-6), una citochina con proprietà sia proinfiammatorie che antinfiammatorie, viene rilasciata in risposta all'IL-1 e al TNF-a (fattore di necrosi tumorale). Questo rilascio induce una reazione di fase acuta nella quale la sintesi di albumina viene inibita mentre quella di proteine reattive (proteina C-reattiva, A-amiloide e glicoproteina a-1 acida) risulta aumentata. Una relazione tra citochine infiammatorie e albumina serica è stata osservata sia in studi sperimentali che clinici.
Gli autori di questo lavoro hanno utilizzato i dati raccolti sui partecipanti allo studio NHLBI per valutare se basse concentrazioni ematiche di albumina fossero correlate ai primi "segnali" di aterosclerosi delle arterie carotidee quali la presenza di placche o l'ispessimento della parete dei vasi.
I risultati dello studio hanno evidenziato una modesta correlazione tra le concentrazioni ematiche di albumina e le placche carotidee prevalenti o lo spessore dell'intima media (SIM) sia negli uomini che nelle donne; si tratta di dati che differiscono rispetto a quelli di altri trial. Tuttavia suggeriscono che bassi valori di albumina potrebbero non rappresentare un fattore di rischio indipendente di CVD e di morte ma comunque un indice dell'attivazione delle citochine e di uno stato infiammatorio subclinico mediato dall'IL-6.
Questo lavoro presenta molti limiti. Primo, la sua natura cross-sectional per cui si ha una sola stima dello stato delle arterie carotidee. Inoltre, risulta difficile distinguere tra i cambiamenti della parete dei vasi che anticipano variazioni nella concentrazione serica di albumina, rispetto a quelli che possono essere la conseguenza di bassi livelli di albumina circolante. Secondo, nonostante il ricorso a metodiche ad ultrasuoni ad alta risoluzione, una potenziale sorgente di inesattezza non indifferente è rappresentata dai livelli di errore nelle misurazioni del SIM, che potrebbe in parte spiegare i risultati di questo lavoro. Terzo, gli ampi intervalli di confidenza rendono difficile poter escludere una eventuale associazione tra bassi valori di albumina e aterosclerosi carotidea. D'altro canto sono i punti di forza di questo studio le dimensioni del campione, la disponibilità di dati sulle abitudini dei soggetti in grado di alterare la concentrazione plasmatica di albumina, l'ampio range di età e la natura multicentrica della popolazione coinvolta.
In conclusione i dati suggeriscono che albumina serica può non essere associata alle placche carotidee o allo spessore dell'intima media di questi vasi. Comunque, poiché le odds ratios per le placche negli uomini erano oltre l'unità e avevano degli intervalli di confidenza ampi, non si può escludere una possibile associazione tra albumina serica e aterosclerosi carotidea negli uomini, e quindi la riconsiderazione del problema in studi più ampi risulta del tutto giustificata.

Alberico L. Catapano, Alessandra Bertelli - Dipartimento di Scienze Farmacologiche, Università degli Studi di Milano