DIFFERENTIAL
EFFECTS OF LIPID-LOWERING THERAPIES ON STROKE PREVENTION
A Meta-analysis of randomized trials
EFFETTO DELLE TERAPIE IPOLIPEMIZZANTI NELLA PREVENZIONE DEGLI ICTUS: UNA
META-ANALISI
Corvol J.C, Bouzamondo
A, Sirol M, Hulot J.S, Sanchez P, Lechat P.
Arch. Intern. Med. 2003; 163:669-676
RIASSUNTO:
CONTESTO Precedenti studi hanno suggerito che le statine, farmaci
inibitori dell'Idrossimetilglutaril Coenzima A reduttasi (HMG CoA reduttasi),
ma non altri farmaci ipolipemizzanti, possono ridurre l'incidenza di ictus
nei soggetti con malattia coronarica.
OBIETTIVO Valutare l'entità e la natura dell'eterogeneità
degli effetti di una terapia ipolipemizzante sulla prevenzione dell'ictus.
METODI Gli autori di questo lavoro hanno raccolto dati presenti
in letteratura del periodo 1966-2001 e successivamente hanno condotto
una meta-analisi, includendo studi randomizzati di prevenzione primaria
e secondaria della malattia coronarica con statine, farmaci diversi dalle
statine, dieta o altri trattamenti e in seguito correlando i dati alla
prevenzione dell'ictus.
RISULTATI La meta-analisi (38 trials, 83161 soggetti, follow-up
medio di 4,7 anni) ha evidenziato una riduzione significativa del rischio
relativo (RRR) di ictus, in seguito a terapia con statine, del 17% (p<0,001),
senza alcuna evidenza di eterogeneità rilevante tra i vari studi
in generale come tra i sottogruppi relativi al tipo di prevenzione (primaria
o secondaria) e al tipo di terapia ipolipemizzante. Gli effetti più
evidenti sono stati ottenuti con le statine (RRR 26%). L'analisi ha evidenziato
che il beneficio del trattamento è apparso costante qualunque fosse
il rischio di ictus, suggerendo che una terapia ipolipemizzante può
risultare efficace in una popolazione con un più alto rischio di
ictus. La perdita di peso ha mostrato una correlazione significativa tra
RRR di ictus e livelli di colesterolo totale (al basale, finale e variazioni).
Soltanto la valutazione del colesterolo finale ha permesso una netta separazione
tra beneficio (RRR>0) e mancanza di effetto (RRR<0) della terapia
ipolipemizzante sull'incidenza di ictus, con un cutoff per il beneficio
di 232 mg/dL (6,0 mmol/L).
CONCLUSIONI Il trattamento ipolipemizzante riduce l'incidenza di
ictus nei soggetti con malattia coronarica, soprattutto quando i valori
di colesterolo totale risultano inferiori a 232 mg/dL (6,0 mmol/L), ed
è in queste condizioni che si ottengono i risultati migliori con
le statine.
COMMENTO:
La riduzione dell'incidenza di ictus nei paesi industrializzati rappresenta
la sfida maggiore, sebbene l'ictus sia la terza causa di morte dopo le
malattie cardiache e il cancro, e il principale responsabile di invalidità.
Anche se l'abbassamento dei livelli di colesterolo è in grado di
ridurre il rischio di malattia coronarica, per quanto riguarda il rischio
di ictus, l'effetto della riduzione del colesterolo rimane non chiaro.
Ad oggi, un piccolo trial randomizzato che aveva come end-point primario
l'insorgenza di ictus, è stato condotto per stabilire se la diminuzione
del colesterolo riduca anche l'incidenza di ictus.
Inoltre, perché soltanto le statine e non gli altri farmaci ipolipemizzanti
o la dieta siano efficaci nella prevenzione dell'ictus è una questione
ancora irrisolta. È stato suggerito che le statine potrebbero prevenire
l'ictus con un meccanismo diverso da quello con cui abbassano il colesterolo.
Quindi, in aggiunta agli effetti ipolipemizzanti, le statine esercitano
un'ampia varietà di effetti, come antinfiammatorio, antitrombotico,
neuroprotettivo, e di azioni dirette sulle cellule endoteliali e sulla
stabilità della placca aterosclerotica, che possono agire nella
prevenzione dell'ictus. Comunque, anche i fibrati hanno evidenziato un
effetto benefico verso la funzionalità endoteliale ed effetti antinfiammatori.
Gli autori di questo lavoro hanno condotto una nuova meta-analisi di tutti
i trials clinici randomizzati condotti con farmaci ipolipemizzanti nella
prevenzione primaria e secondaria degli eventi coronarici, estrapolando
informazioni sull'ictus.
Sono stati selezionati 38 trials indipendenti, 10 di prevenzione primaria
e 28 di prevenzione secondaria. I trattamenti ipolipemizzanti sono stati
classificati come segue: (1) statine (pravastatina, lovastatina, simvastatina
e atorvastatina); (2) altri farmaci ipolipemizzanti (clofibrato, clofibrato
più niacina, bezafibrato, colestiramina, gemfibrozil, colestipolo
idrocloride); (3) dieta; (4) altre terapie. Complessivamente i dati rappresentano
83161 soggetti (39943 in terapia farmacologia e 43218 trattati con placebo)
con 672 casi di ictus fatali nel gruppo in trattamento farmacologico e
939 non fatali nel gruppo trattato con placebo. Il valore medio di colesterolo
totale al basale era 240 mg/dL (6,2 mmol/L), e la riduzione media del
colesterolo nel gruppo trattato è stata del 14,6%. Questo abbassamento
del colesterolo risultava drammaticalmente più alto rispetto alle
precedenti meta-analisi risalenti a otto anni prima (7,3% soltanto), prima
dell'inizio dell'uso delle statine.
I risultati di questa meta-analisi forniscono una forte evidenza a favore
dell'efficacia di una terapia ipolipemizzante nella prevenzione dell'ictus.
Tale effetto preventivo appare correlato alla capacità della terapia
di ridurre i livelli ematici di colesterolo, il che spiegherebbe perché
i risultati migliori e più convincenti sono stati ottenuti con
le statine. Anzi, la prevenzione ottimale sembra essere ottenuta quando
i valori di colesterolo sono più bassi di 232 mg/dL (6,0 mmol/L).
La riduzione dell'ictus è significativa soltanto nel caso di prevenzione
cardiovascolare secondaria (19%) e non in prevenzione primaria (5%). Inoltre,
il maggior effetto riduttivo del rischio si è osservato nel gruppo
trattato con statine (riduzione del rischio relativo [RRR] 24%; RR 0,76;
IC 95% 0,66-0,87; p<0,001), mentre negli altri gruppi di trattamento
la riduzione non è risultata significativa: farmaci ipolipemizzanti
diversi dalle statine (RR 0,93; 0,79-1,08), dieta (RR 0,60; 0,32-1,13),
altri trattamenti (RR 1,0; 0,62-1,60).
Il fatto che l'effetto migliore sia stato ottenuto con le statine suggerisce
due possibili ipotesi: (1) le statine hanno altre proprietà farmacologiche,
in aggiunta all'attività ipolipemizzante, che possono spiegare
la loro capacità nel prevenire l'ictus; (2) la prevenzione dell'ictus
ottenuta con la terapia ipolipemizzante è correlata alla riduzione
dei livelli di colesterolo, ma farmaci diversi dalle statine risultano
meno efficaci. Per risolvere questa questione, è stata presa in
considerazione la correlazione tra effetti di una terapia ipolipemizzante
sulla prevenzione dell'evento (infarto del miocardio e ictus) e valori
plasmatici dei lipidi (colesterolemia totale e variazioni dei livelli
durante la terapia). Il risultato più significativo è stato
la forte correlazione tra riduzione del rischio relativo di ictus e livelli
finali di colesterolo. Questa correlazione potrebbe permettere di distinguere
gli effetti benefici della terapia ipolipemizzante sull'incidenza di ictus
(RRR> 0) dai non benefici (RRR< 0). Le differenti correlazioni tra
RRR di ictus e prevenzione di infarto del miocardio e i valori di colesterolo
possono essere spiegati, in parte, dalle differenze esistenti in termini
di impatto del metabolismo lipidico come un fattore di rischio per l'ictus
e l'infarto del miocardio. Inoltre, un alto livello di colesterolo è
un fattore di rischio più grave per la malattia cardiaca, che per
l'ictus. In aggiunta, il colesterolo HDL sembra essere un fattore di rischio
più potente per l'ictus rispetto al colesterolo totale o al colesterolo
LDL. Non è stato possibile fare una meta-regressione tra le frazioni
di colesterolo e la RRR di ictus perché non tutti i trials riportavano
questi dati.
In conclusione, la terapia ipolipemizzante con statine sembra ridurre
l'incidenza di ictus nei pazienti ischemici. Un tale effetto benefico
sembra essere correlato all'abbassamento dei livelli dei lipidi plasmatici,
ciò spiegherebbe perché le statine inducano l'effetto più
consistente nell'ambito dei diversi trials considerati. Se una tale riduzione
dell'incidenza di ictus (osservata in pazienti coronarici ad alto rischio)
potesse essere estesa alla popolazione a più alto rischio di ictus,
allora la terapia ipolipemizzante con le statine diventerebbe l'approccio
farmacologico elettivo per la prevenzione secondaria dell'ictus.
In collaborazione
con SEFAP, Dipartimento di Scienze Farmacologiche,
Università degli Studi di Milano |