A LOW-CARBOHYDRATE AS COMPARED WITH A LOW-FAT DIET IN SEVERE OBESITY Samaha
FF, Iqbal N, Seshadri P, Chicano KL, Daily DA, McGrory J, Williams T,
Williams M, Gracely EJ, Stern L Abstract
A RANDOMIZED TRIAL OF A LOW-CARBOHYDRATE DIET FOR OBESITY Foster GD, Wyatt
HR, Hill JO, McGuckin BG, Brill C, Mohammed BS, Szapary PO, Rader DJ,
Edman JS, Klein S Abstract
Il lavoro di Samara e collaboratori (1) ha valutato la risposta di 132 soggetti gravemente obesi (BMI medio: 43%), con alta percentuale di diabetici (39%) o portatori di sindrome metabolica (43%) dopo 6 mesi di dieta con restrizione di carboidrati ("Low-Carbohydrate": riduzione a meno di 30 gr. di glucidi/die) o di alimentazione ipocalorica con restrizione di grassi ("Low-Fat": deficit di 500 Kcal/die con 30% di energia derivata da lipidi). I pazienti dei due gruppi sono stati sottoposti a programma di educazione alimentare intensivo, senza specifiche raccomandazioni riguardanti l'esercizio fisico, osservando le variazioni dei parametri antropometrici, metabolici lipidici e glucidici (compreso l'indice di Insulino-sensibilità) dopo 2, 4 e 6 mesi (end-point primario: calo ponderale a 6 mesi). Dei 64 pazienti assegnati ad uno dei 2 gruppi, numerosi non hanno completato lo studio: i "drop-out" sono stati un terzo e la metà circa (al sesto mese). Analizzando coloro che hanno concluso la sperimentazione, si è osservata una maggior riduzione del peso corporeo e dei livelli di Trigliceridi nel gruppo "Low-Carboydrate", mentre il gruppo "Low-Fat" ha evidenziato una maggior riduzione della glicemia basale; peraltro, tra i soggetti non diabetici, quelli sottoposti a dieta "Low-Carbohydrate" hanno presentato un maggior incremento dell'indice di insulino-sensibilità. Foster e collaboratori (2) hanno effettuato uno studio multicentrico di un anno su 63 obesi (BMI medio: 33%), assegnandoli a "dieta del dr. Atkins" (cardiologo che ha pubblicato numerosi libri, molto popolari in USA, con oltre 10 milioni di copie vendute, proponendo una "Low-Carbohydrate Diet": riduzione dei glucidi a circa 20 gr./die nelle prime 2 settimane, poi graduale incremento, con aumento delle calorie derivate da proteine e grassi) oppure a "dieta convenzionale" (ipocalorica, con incremento di carboidrati: 60% delle calorie; e riduzione dei lipidi: 25% dell'introito energetico). Non sono stati arruolati diabetici né pazienti dislipidemici trattati con farmaci. Sono stati raccolti dati antropometrici e metabolici, con analisi dopo 3, 6, 9 e 12 mesi. Anche in questo studio i "drop-out" sono stati numerosi: solo 37 soggetti hanno completato lo studio. Non si sono osservate differenza statisticamente significative (eccetto al 3° mese) di calo ponderale, con una maggior riduzione di peso nel gruppo "dieta Atkins": tali soggetti hanno anche mostrato una maggior riduzione di Trigliceridi e un miglior incremento di HDL-C, mentre coloro che hanno seguito una dieta "convenzionale" hanno avuto una lieve maggior riduzione del Colesterolo totale e LDL. Non vi sono state differenze tra i due gruppi per numerosi altri parametri (pressione arteriosa sistolica e diastolica; glicemia e insulinemia studiate con area sotto la curva dopo carico di glucosio; indice di insulino-sensibilità).
In conclusione: diete a basso contenuto in carboidrati possono essere associate a più evidente miglioramento (a breve-medio termine) di alcuni fattori di rischio per malattie cardiovascolari (riduzione di Trigliceridi e incremento di HDL-C), ma non si può escludere che l'elevato apporto di acidi grassi saturi e la scarsità di frutta, vegetali e fibre (come previsto nella dieta di Atkins) possa determinare (a più lungo termine) un aumento indipendente di rischio per cardiopatia ischemica. Non dobbiamo poi dimenticare il possibile incremento di rischio di malattie tumorali intestinali in relazione alla scarsa assunzione di fibre e all'eccessivo consumo di grassi saturi. I
numerosi "drop-out" di questi studi confermano le notevoli difficoltà
che si incontrano nella gestione dietetica dei pazienti obesi: il concetto
di "cronicità" della patologia "obesità"
deve essere tenuto ben presente da coloro che intendono prendersi cura
di soggetti sovrappeso, così come la consapevolezza che non sempre
le attese dell'impegno sanitario (clinico ed educazionale) trovano riscontro
nei risultati evidenziati dai pazienti. Nonostante ciò, l'approccio
dietetico (magari completato da un programma di attività fisica)
rimane il cardine del trattamento degli eccessi ponderali. Per una maggior
incisività, però, medici, infermiere e dietiste dovrebbero
essere supportati da campagne nazionali di informazione sanitaria (come
sta avvenendo negli USA, ove il notevole incremento della "Diabesità"
preoccupa i responsabili della salute pubblica).
A.C. Bossi Bibliografia 1)
Samaha FF, Iqbal N, Seshadri P, Chicano KL, Daily DA, McGrory J, Williams
T, Williams M, Gracely EJ, Stern L: A Low-Carbohydrate as Compared with
a Low-Fat Diet in Severe Obesity. N Engl Med J 348,2074-2081, 2003 |