COMPARISON
OF C-REACTIVE PROTEIN AND LOW-DENSITY LIPOPROTEIN CHOLESTEROL LEVELS IN
THE PREDICTION OF FIRST CARDIOVASCULAR EVENTS
Paul M. Ridker.,
Nader Rifai, Lynda Rose, Julie E. Buring, and Nancy R. Cook.
N Engl Med J 2002;347:1557-1565
Abstract
Background Both C-reactive protein and low-density lipoprotein
(LDL) cholesterol levels are elevated in persons at risk for cardiovascular
events. However, population-based data directly comparing these two biologic
markers are not available.
Methods C-reactive protein and LDL cholesterol were measured at
base line in 27,939 apparently healthy American women, who were then followed
for a mean of eight years for the occurrence of myocardial infarction,
ischemic stroke, coronary revascularization, or death from cardiovascular
causes. We assessed the value of these two measurements in predicting
the risk of cardiovascular events in the study population.
Results Although C-reactive protein and LDL cholesterol were minimally
correlated (r=0.08), base-line levels of each had a strong linear relation
with the incidence of cardiovascular events. After adjustment for age,
smoking status, the presence or absence of diabetes mellitus, categorical
levels of blood pressure, and use or nonuse of hormone-replacement therapy,
the relative risks of first cardiovascular events according to increasing
quintiles of C-reactive protein, as compared with the women in the lowest
quintile, were 1.4, 1.6, 2.0, and 2.3 (P<0.001), whereas the corresponding
relative risks in increasing quintiles of LDL cholesterol, as compared
with the lowest, were 0.9, 1.1, 1.3, and 1.5 (P<0.001). Similar effects
were observed in separate analyses of each component of the composite
end point and among users and nonusers of hormone-replacement therapy.
Overall, 77 percent of all events occurred among women with LDL cholesterol
levels below 160 mg per deciliter (4.14 mmol per liter), and 46 percent
occurred among those with LDL cholesterol levels below 130 mg per deciliter
(3.36 mmol per liter). By contrast, because C-reactive protein and LDL
cholesterol measurements tended to identify different high-risk groups,
screening for both biologic markers provided better prognostic information
than screening for either alone. Independent effects were also observed
for C-reactive protein in analyses adjusted for all components of the
Framingham risk score.
Conclusions These data suggest that the C-reactive protein level
is a stronger predictor of cardiovascular events than the LDL cholesterol
level and that it adds prognostic information to that conveyed by the
Framingham risk score.
COMMENTO
L'articolo di Ridker e collaboratori affronta il problema della predittività
dei livelli di proteina C-reattiva e LDL per un primo evento cardiovascolare.
I dati suggerisco che la proteina C-reattiva sia un predittore piu' forte
di eventi cardiovascolari rispetto al colesterolo LDL e quindi che possa
essere un fattore da considerare nella valutazione di rischio di soggetti
apparentemente sani di sviluppare eventi cardiovascolari nel tempo.
Il dato nel suo insieme rinforza in maniera significativa quanto già
noto per la proteina C-reattiva e in questo studio in particole si analizza
più in dettaglio l'ipotesi generata degli studi precedenti, anche
se limitatamente al sesso femminile. Un secondo aspetto merita considerazione
ed è quello relativo al range entro il quale variano i quintili
di colesterolo e di proteina C-reattiva. Si passa infatti da un valore
medio inferiore a 0.49 mg/L per la proteina C-reattiva nel primo quintile
ad un valore dieci volte superiore nel quintile più elevato (>4.19
mg/L), mentre per il colesterolo LDL il range entro il quale si valuta
il rischio è molto più ristretto passando da 98 a 154 suggerendo
quindi che se l'ampiezza del range di colesterolo presente in questa popolazione
fosse stato sufficientemente più ampio (da 90 a 900) la correlazione
avrebbe potuto essere di peso del tutto analogo. Questo nulla toglie all'importanza
del dato perché i livelli di proteina C-reattiva sono quelli riportati
in una popolazione free living. L'atro aspetto importante di questo studio
è il potenziamento della predittività quando livelli elvati
dei due parametri sono si accoppiano i due dati, il colesterolo LDL e
la proteina C-reattiva. Appare evidente infatti che i soggetti che presentano
alti livelli di LDL e alta proteina C-reattiva hanno una probabilità
di sviluppare eventi nettamente superiore, quasi 5 volte, rispetto a soggetti
che presentano livelli di LDL bassi e bassa proteina C-reattiva. La valutazione
della proteina C-reattiva alla baseline è quindi un fattore che
aggiunge ulteriore potere discriminante in funzione del rischio stimato
utilizzando, per esempio, l'algoritmo di Framingham. Nell'insieme, dunque,
questi dati confermano l'importanza prognostica della proteina C-reattiva,
rimane da discutere se è opportuno un dosaggio discriminato dalla
proteina C-reattiva nella popolazione e se è più opportuno
limitarsi alla sua valutazione nella individuazione di pazienti ad alto
rischio. È nostra opinione che la proteina C-reattiva possa essere
valutata utilmente in quei soggetti nei quali il rischio è border
line tra un rischio elevato e un rischio medio alto. Una valutazione della
proteina C-reattiva permetterebbe di comprendere se quel soggetto potrà
sviluppare con maggior probabilità eventi e quindi se il medico
attento potrà considerarlo tra quei pazienti che necessitano di
un intervento aggressivo per la riduzione dei fattori di rischio, in particolare
della colesterolemia.
E'
disponibile un set di diapositive
Alberico L. Catapano, Dipartimento di Scienze Farmacologiche,
Milano
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