DIFFERENTIAL
EFFECTS OF ORAL VERSUS TRANSDERMAL ESTROGEN REPLACEMENT THERAPY ON C-REACTIVE
PROTEIN IN POSTMENOPAUSAL WOMEN
Vongpatanasin W,
Tuncel M, Wang Z, Arbique D, Mehrad B, Jialal I.
J Am Coll Cardiol 2003; 41:1358-1363
RIASSUNTO:
OBIETTIVO Valutare se la via di somministrazione della terapia ormonale
sostitutiva (TOS) sia il maggior fattore determinante della variazione
della concentrazione plasmatica della proteina C reattiva (PCR) nelle
donne in postmenopausa.
CONTESTO Recenti studi hanno dimostrato che gli ormoni assunti
per via orale causano un marcato aumento dei livelli ematici di PCR, con
conseguente effetto proinfiammatorio. Poiché la PCR viene prodotta
soprattutto dal fegato, gli autori di questo lavoro hanno ipotizzato che
il suo innalzamento estrogeno-dipendente possa essere una conseguenza
dell'effetto di primo passaggio epatico.
METODI E' stato condotto uno studio randomizzato, incrociato e
controllato con placebo su 21 donne in postmenopausa (11 ipertese e 10
normotese) e senza storia precedente di malattia cardiovascolare per stabilire
gli effetti della TOS somministrata oralmente sui livelli ematici di PCR
e delle altre citochine infiammatorie. Sono state misurate le concentrazioni
di PCR, interleuchina (IL)-1-beta, IL-6 e il fattore alfa di necrosi tumorale,
prima e dopo otto settimane di trattamento con estradiolo transdermico
(E2) (100 µg/die), estrogeno coniugato orale (CEE) (0,625 mg/die),
o placebo. E' stato dosato anche il fattore di crescita insulino-simile
(IGF-1), un peptide anabolico sempre di derivazione epatica, come la PCR.
RISULTATI L'assunzione per via transdermica di E2 non ha avuto
alcun effetto sui livelli ematici di PCR e di IGF-1, mentre una terapia
di otto settimane con estrogeni coniugati orali ha più che raddoppiato
le concentrazioni di PCR e ha inoltre indotto, in queste stesse donne,
una riduzione significativa dei valori plasmatici di IGF-1 (p<0,01).
Il marcato aumento di PCR è poi risultato inversamente correlato
alla diminuzione di IGF-1 (r= -0,49, p= 0,008). Invece né gli estrogeni
transdermici né quelli assunti oralmente hanno alterato i livelli
plasmatici delle citochine che sappiamo promuovere la sintesi di PCR.
CONCLUSIONI Nelle donne in postmenopausa la terapia ormonale sostitutiva
orale ma non quella transdermica aumenta i livelli plasmatici di PCR come
conseguenza di un metabolismo epatico di primo passaggio. Questo innalzamento
è accompagnato da un abbassamento dei valori ematici di IGF-1,
fattore di crescita antinfiammatorio. Poiché la PCR viene considerata
un potente predittore di prognosi avversa in donne in postmenopausa sane,
si comprende come la via di somministrazione possa giocare un ruolo importante
nel minimizzare gli effetti collaterali cardiovascolari della terapia
estrogenica orale.
COMMENTO:
Il ruolo dell'infiammazione nella patogenesi della malattia cardiovascolare
è già stato ampiamente chiarito. Tra i marker dell'infiammazione
sistemica, la proteina C-reattiva (PCR) è considerata come il maggior
predittore indipendente di infarto del miocardio e di mortalità
cardiovascolare in donne apparentemente sane. Un recente studio randomizzato
ha evidenziato che la terapia ormonale sostitutiva assunta oralmente,
sia quella estrogenica che quella combinata estroprogestinica, provocano
un marcato aumento dei livelli ematici di PCR nelle donne in postmenopausa
che possono di conseguenza presentare un rischio maggiore di incorrere
in eventi cardiovascolari. Per contro, studi fatti sugli animali non hanno
dimostrato questi effetti proinfiammatori per gli estrogeni somministrati
sottocute (pompa o iniezione). Poiché la PCR viene sintetizzata
soprattutto a livello epatico, gli autori del lavoro hanno ipotizzato
che l'aumento osservato dopo assunzione orale di ormoni possa essere indotta
dall'esposizione del fegato ad un'alta concentrazione di estrogeni dopo
assorbimento gastrointestinale.
21 donne in postmenopausa (10 ipertese e 11 normotese) e senza precedente
storia di malattia cardiovascolare sono state sottoposte, in modo randomizzato,
per otto settimane, a tutti e tre i seguenti trattamenti terapeutici:
1) estradiolo transdermico E2 (100 µg/die) più placebo orale;
2) estrogeno equino coniugato orale CEE (0,625 mg/die) più placebo
transdermico; 3) placebo transdermico più placebo orale. Come atteso,
la somministrazione orale di CEE ha portato ad un aumento di più
del doppio dei livelli di PCR (da 1,5+0,5 a 3,2+1,0 µg/ml, p=0,03)
non osservato invece nel gruppo trattato inizialmente con E2 (da 2,45+0,87
a 2,88+0,89 µg/ml, p=NS) o con placebo (da 1,60+1,30 a 1,60+1,00
µg/ml, p=NS). Questa variazione è risultata accompagnata
da una significativa diminuzione nella concentrazione plasmatica del fattore
di crescita insulino-simile (IGF-1) (da 130+ 11 a 103+9 ng/ml, p<0,01
rispetto a placebo). Per contro, la somministrazione transdermica di E2
non ha avuto alcun effetto sui valori di IGF-1; le concentrazioni ematiche
di IL-1-ß, IL_6 o TNF-alfa non hanno subito alcuna variazione né
dopo somministrazione di E2 transdermico né dopo assunzione orale
di CEE.
Già numerosi studi precedenti hanno dimostrato la capacità
degli estrogeni di alzare le concentrazioni plasmatiche di PCR (2,3,9);
la novità di questo lavoro sta nell'aver individuato il ruolo determinante
del metabolismo epatico degli estrogeni assunti oralmente, nella modifica
dei valori della proteina C-reattiva.
Certamente si tratta di uno studio di piccole dimensioni e che ha utilizzato
end-point surrogati, non clinici, per valutare gli effetti degli ormoni
sul rischio di patologie cardiovascolari; tuttavia si può affermare
che l'azione degli estrogeni risulta molto più complessa di quello
che si potesse pensare e suggerisce che i benefici (o i danni) legati
ad un tipo di preparazione, probabilmente, non possono essere estesi anche
a tutte le altre forme di somministrazione della terapia ormonale sostitutiva.
Alessandra Bertelli
e Alberico L. Catapano, Dipartimento di Scienze Farmacologiche, Università
degli Studi di Milano
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