CORONARY RISK EVALUATION IN PATIENTS WITH TRANSIENT ISCHEMIC ATTACK AND ISCHEMIC STROKE.
A Scientific Statement for Healthcare Professionals From the Stroke Council and the Council on Clinical Cardiology of the American Heart Association/American Stroke Association

Robert J. Adams, Marc I. Chimowitz, Joseph S. Alpert, Issam A. Awad, Manuel D. Cerqueria, Pierre Fayad, Kathryn A. Taubert
Circulation 2003; 108:1278-1290

NUOVE LINEE GUIDA SULLA GESTIONE DELLE MALATTIE CORONARICHE IN PAZIENTI CON ICTUS O TIA

Sulla base di una notevole quantità di dati che dimostrano che almeno il 40% dei pazienti con ictus ischemico dei vasi più grossi o attacco ischemico transitorio (TIA) ha una malattia cardiaca subclinica, l'American Heart Association e l'American Stroke Association, in una nuova dichiarazione congiunta, raccomandano una valutazione dei fattori di rischio per tutti questi pazienti e l'esecuzione di test non invasivi per quelli considerati ad alto rischio.
La nuova raccomandazione è stata pubblicata sul numero di Circulation del 9 settembre 2003.
Essa costituisce un tentativo di definire la prevalenza delle malattie cardiache asintomatiche tra i pazienti che hanno avuto un ictus ischemico, di determinare il rischio coronarico associato a questa patologia a breve, intermedio e lungo termine, di valutare le opzioni disponibili per la determinazione e suggerire delle possibilità per gestire il paziente nel caso in venga riscontrata una forma sub-clinica. La prima parte dello statement è scritto dal Stroke Council, mentre la seconda dai cardiologi.
Esaminando il time corse del rischio, si è riscontrato che questo è relativamente basso a breve termine (il 2-5% dei pazienti incorrono in un evento coronarico fatale nei primi 90 giorni dopo l'ictus). Nel medio termine (da 30 giorni a 2 anni) il rischio di infarto o morte cardiovascolare rimane basso (1,5-5%) ed inferiore al rischio di un ictus ricorrente. Tuttavia a lungo termine gli studi indicano che il 24-45% delle morti tra i pazienti con ictus ischemico pregresso è correlato ad una malattia vascolare diversa dall'ictus stesso ed il rischio di eventi cardiaci è superiore a quello di ictus ricorrenti.
Le principali raccomandazioni contenute nel documento sono:
- in tutti i pazienti con ictus ischemico o TIA deve essere determinato il rischio cardiovascolare
- si devono ridurre i livelli dei fattori di rischio in tutti i casi
- i test non invasivi devono essere prescritti quando il paziente ha un profilo di rischio cardiovascolare elevato (>20% in 10 anni utilizzando il Framingham risk score) insieme a sintomi di ischemia cerebrale
- test diagnostici per determinare il meccanismo alla base dell'ictus, in particolare la presenza di aterosclerosi carotidea, sono consigliati perché forniscono informazioni non solo sul rischio cardiaco, ma anche sulle strategie di prevenzione secondaria dell'ictus stesso.

Elena Tragni, Servizio di Epidemiologia e Farmacologia Preventiva, Dipartimento di Scienze Farmacologiche, Università degli Studi di Milano

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