INTERLEUKIN-18
AND THE RISK OF CORONARY HEART DISEASE IN EUROPEAN MEN: THE PROSPECTIVE
EPIDEMIOLOGICAL STUDY OF MYOCARDIAL INFARCTION (PRIME)
Blankenberg S, Luc G, Ducimetiere P et al.
Circulation 2003; 108:9051-9065
Evidenze sperimentali dimostrano che la citochina proinfiammatoria interleuchina
(IL)-18 promuove la crescita e la vulnerabilità delle placche aterosclerotiche.
Non è ancora tuttavia chiaro se innalzamenti di IL-18 circolante
precedano l'occorrenza di eventi coronarici in individui apparentemente
sani.
Gli Autori di questo lavoro hanno valutato la correlazione tra livelli
plasmatici basali di IL-18 e l'incidenza di eventi coronarici nei successivi
5 anni di follow-up, nell'ambito dello studio PRIME (Prospective
Epidemiological Study of Myocardial Infarction), che ha arruolato
10.600 maschi europei sani di età compresa tra i 50 ed i 59 anni.
Le analisi sono state condotte confrontando 335 casi con eventi coronarici
con 670 controlli, bilanciati per età, in un disegno sperimentale
del tipo nested case-control.
I livelli basali di IL-18 erano significativamente più elevati
negli uomini che avrebbero sviluppato in seguito gli eventi, rispetto
ai controlli (225,1 vs 203,9 pg/mL; p=0,005). Dopo aggiustamento per la
maggior parte dei confondenti potenziali, tra cui la proteina C-reattiva
(PCR), l'IL-6, il fibrinogeno, il rischio relativo di eventi associato
all'aumento nei tre terzili dei livelli di IL-18 era 1,65 (IC 95% 1,14-2,40;
p=0,008) negli uomini dell'Irlanda del Nord, 1,29 (0,96-1,73; p=0,09)
negli uomini francesi e 1,42 (1,13-1,79; p=0,003) in entrambe le popolazioni
(p=0,31 per il test di eterogeneità tra popolazioni).
In tutti i modelli utilizzati l'IL-18 ha fornito un contributo indipendente
alla predizione del rischio, in aggiunta ai lipidi e agli altri marker
di infiammazione..
A differenza della PCR, l'IL-18 è scarsamente influenzata dagli
altri fattori proinfiammatori e non correla con essa, fornendo quindi
informazioni aggiuntive e indipendenti.
Secondo gli stessi Autori l'uso combinato dei due marker aumenterebbe
la forza delle capacità singole di predire il rischio. Tuttavia,
malgrado i risultati promettenti, l'IL-18 non è pronta per una
applicazione clinica: occorre infatti disporre di un test per il suo dosaggio
efficace, sensibile, specifico ed economico e sono necessari inoltre conferme
in trial clinici di prevenzione primaria di più ampie dimensioni.
Elena Tragni, Servizio di Epidemiologia e Farmacologia Preventiva,
Dipartimento di Scienze Farmacologiche, Università degli Studi
di Milano
|