STROKE
PREVENTION WITH THE ORAL DIRECT THROMBIN INHIBITOR XIMELAGATRAN COMPARED
WITH WARFARIN IN PATIENTS WITH NON-VALVULAR ATRIAL FIBRILLATION (SPORTIF
III): RANDOMISED CONTROLLED TRIAL
Executive Steering
Committee on behalf of the SPORTIF III Investigators.
Lancet 2003; 362:1691-1698
RIASSUNTO:
CONTESTO Warfarina previene l'ictus ischemico in pazienti con fibrillazione
atriale non valvolare, ma la necessità di modificare la dose durante
la terapia e di monitorare la coagulazione e il rischio di emorragie ne
limita l'impiego. Ximelagatran, un inibitore diretto della trombina assunto
per via orale, rappresenta una possibile alternativa. In questo lavoro
gli autori hanno cercato di valutare se questo farmaco sia efficace quanto
warfarina (margine del 2% per anno), nella prevenzione di ictus e di embolismo
sistemico.
METODI 3410 pazienti (reclutati da 259 ospedali, ambulatori di
medicina generale e di medici specialisti in 23 stati tra Europa, Asia
e Australia) con fibrillazione atriale e uno o più fattori di rischio
di ictus sono stati randomizzati al trattamento con warfarina (dose modificata,
[INR] 2.0-3.0) o con ximelagatran (dose fissa, 36 mg/2 volte die). L'end-point
primario era rappresentato da ictus ed embolismo sistemico.
RISULTATI Durante i 4941 anni/paziente di esposizione alla terapia
(in media 17,4 mesi, DS 4,1), sono stati osservati 96 eventi primari (56
nel gruppo warfarina vs 40 nel gruppo ximelagatran), con un tasso di incidenza
del 2,3%/anno nel caso di warfarina e del 1,6%/anno nel caso di ximelagatran
(riduzione del rischio assoluto 0,7% [95% IC -0,1 1,4; p=0,10] vs 29%
[95% IC -6,5 52;]). I casi di disabilità o di stroke fatale, mortalità
e di emorragie maggiori sono risultati simili tra i due gruppi, ma con
una percentuale di sanguinamenti più bassa nel gruppo trattato
con ximelagatran rispetto a quello che ha assunto warfarina (29,8% vs
25,8% per anno; riduzione del rischio relativo 14% [da 4 a 22]; p=0,007).
I livelli serici aumentati di alanina-aminotransferasi sono apparsi più
comuni con ximelagatran rispetto a warfarina.
CONCLUSIONI Nei pazienti ad alto rischio con fibrillazione atriale,
ximelagatran in dose fissa e assunto oralmente è risultato, almeno,
di pari efficacia di warfarina nella prevenzione di ictus e di embolismo
sistemico.
COMMENTO:
La fibrillazione atriale non valvolare implica un rischio sostanziale
di ictus ischemico e di embolismo sistemico. I risultati di numerosi studi
randomizzati hanno evidenziato, nell'ambito di una meta-analisi, che una
dose corretta di warfarina fornisce una profilassi altamente efficace,
riducendo la comparsa di ictus del 62% rispetto al placebo. Il beneficio
è tuttavia accompagnato da un aumento della comparsa di emorragie
cerebrali, soprattutto tra i pazienti anziani. Le interazioni tra composti
antagonisti della vitamina k e cibo, farmaci ed altri fattori richiedono
una continua correzione della dose di farmaco da assumere e un monitoraggio
regolare e costante della coagulazione del sangue. Da ciò nasce
quindi l'esigenza di poter somministrare farmaci alternativi efficaci
e soprattutto sicuri.
La trombina ha un ruolo centrale nella trombogenesi, trasformando il fibrinogeno
in fibrina ed attivando le piastrine e numerosi fattori della coagulazione.
Sebbene altri farmaci anticoagulanti , come warfarina ed eparina, agiscono
attraverso l'inibizione della trombina, la maggior parte di essi determinano
ciò mediante meccanismi indiretti. Ximelagatran assunto per via
orale viene convertito per via enzimatica in melagatran, un inibitore
diretto della trombina. Ximelagatran viene attualmente studiato come possibile
anticoagulante per la prevenzione e il trattamento del tromboembolismo.
Presenta un profilo farmacocinetico stabile nel tempo e indipendente da
età, sesso, peso corporeo ed origine etnica; agisce rapidamente,
ha un basso potenziale di interazione con farmaci e con il cibo e soprattutto,
non presenta la necessità di correggere il dosaggio durante la
terapia e di monitorare la coagulazione. In questo report vengono descritti
i risultati principali dello Stroke Prevention using an Oral Thrombin
Inhibitor in atrial Fibrillation Study (SPORTIF III), uno dei due studi
di fase III a lungo termine che confrontano l'efficacia e la sicurezza
di ximelagatran rispetto a warfarina, in soggetti con fibrillazione atriale
a rischio di ictus ischemico.
Nel periodo agosto 2000-settembre 2001, sono stati selezionati 3407 soggetti
con un'età media di 70 anni [SD 9] e in prevalenza uomini bianchi;
822 pazienti (24%) presentavano una storia precedente di ictus o di attacco
ischemico transiente, 2459 (72%) di ipertensione e 1158 (34%) di disfunzione
ventricolare sinistra. Inoltre 2345 (69%) mostravano più di un
fattore di rischio addizionale per il tromboembolismo. Prima di essere
arruolati nello studio, 2501 (73%) avevano assunto farmaci anticoagulanti
e 704 (21%) aspirina. L'end-point primario era rappresentato dal confronto
dell'efficacia di ximelagatran vs quella di warfarina nella prevenzione
di tutti gli ictus (ischemico o emorragico) e degli eventi embolici sistemici.
All'inizio dello studio 1704 soggetti sono stati randomizzati al trattamento
con ximelagatran (36 mg/due volte al giorno) e 1703 con warfarina (dose
corretta durante la terapia). Dopo un periodo medio di follow up di 17,4
mesi (SD 4,1) si sono verificati 56 casi (2,3%) di eventi primari nel
gruppo trattato con warfarina rispetto ai 40 casi (1,6%) del gruppo in
trattamento con ximelagatran. 33 pazienti sono deceduti per cause vascolari
nel gruppo warfarina e 40 nel gruppo ximelagatran; 9 casi di ictus fatale
nel primo e 10 nel secondo, rispettivamente.
Da questi risultati si può certamente evincere un'efficacia di
ximelagatran a dose fissa (36 mg/due volte al giorno) nella prevenzione
di ictus e di embolismo sistemico nei pazienti ad alto rischio con fibrillazione
atriale, non inferiore a quella di warfarina. L'effetto positivo contro
il tromboembolismo può essere correlato alla sostanziale riduzione
del rischio di comparsa di sanguinamento, osservabile invece nel caso
di terapia con warfarina. Inoltre, sebbene nei pazienti in terapia con
ximelagatran non sia stato monitorato l'effetto anticoagulante di questo
farmaco, tuttavia sono stati registrati meno casi di emorragie, se confrontato
con il gruppo trattato con warfarina.
Nel gruppo randomizzato al trattamento con ximelagatran si è però
osservato un aumento nei livelli serici di transaminasi, in particolare
le alanino-amino transferasi si sono triplicate nel 6,3% dei pazienti.
Le cause biochimiche non sono ancora chiare, tuttavia simili variazioni,
osservate anche in altri trial, sottolineano l'importanza di monitorare
la funzionalità epatica per più mesi dopo l'inizio della
terapia con ximelagatran. Questo inibitore diretto della trombina, somministrato
a dosi fisse e senza tenere sotto controllo la coagulazione, protegge
i soggetti ad alto rischio con fibrillazione atriale da fenomeni di tromboembolismo,
con una efficacia comparabile a quella della warfarina ed in più
risulta associata ad un minor rischio di sanguinamento.
Alberico L. Catapano e Alessandra Bertelli, Dipartimento di Scienze Farmacologiche,
Università degli Studi di Milano
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