ARTERIAL INTIMA-MEDIA THICKNESS IN CHILDREN HETEROZYGOUS FOR FAMILIAL HYPERCHOLESTEROLAEMIA

Wiegman A, de Groot E, Kastelein J.J.P. et al.
Lancet 2004; 363:369-370

RIASSUNTO:
È noto che soggetti con ipercolesterolemia familiare vengono colpiti precocemente da coronaropatie gravi, ma non è ancora chiaro se una terapia ipolipemizzante debba essere iniziata già durante l'infanzia. In questo studio i ricercatori hanno valutato lo spessore dell'intima-media carotidea (IMT) in 201 bambini eterozigoti per l'ipercolesterolemia familiare e a 80 fratelli non portatori della malattia (in entrambe i casi l'età era compresa tra gli 8 e i 18 anni). I valori di IMT sono risultati maggiori nel gruppo degli eterozigoti, rispetto a quelli dei fratelli sani (0,494 mm [SD 0,051] vs 0,472 mm [SD 0,049]; p=0,002) e tale differenza è rimasta significativa dopo correzione per storia familiare di cardiopatie premature, colesterolo HDL e trigliceridi. Quando questa differenza tra i due gruppi di soggetti viene valutata rispetto all'età, si osserva come gli eterozigoti presentino un aumento del IMT cinque volte più rapido durante l'infanzia, rispetto ai controlli sani (0,005 mm/anno vs < 0,001 mm/anno).
La valutazione dell'IMT è stata fatta anche separatamente nei maschi e nelle femmine ed è emerso che i maschi con ipercolesterolemia familiare presentano una parete della carotide più spessa rispetto alle femmine (variazione media di 0,017 mm [95% IC 0,003-0,031], p=0,02) ed contribuiscono a questa differenza in modo rilevante età e colesterolo LDL.
I risultati di un'analisi multivariata hanno evidenziato che colesterolo LDL, età e sesso sono forti predittori indipendenti dell'ispessimento dell'intima-media. Anche se alte concentrazioni di colesterolo LDL possono essere ridotte in modo efficace, sono necessari studi clinici per valutare la sicurezza a lungo termine e l'efficacia di una terapia con statine nei bambini con ipercolesterolemia familiare.

COMMENTO:
L'ipercolesterolemia familiare è una malattia genetica comune causata da una mutazione del gene che codifica per il recettore delle LDL e che lo rende inattivo. Questa patologia colpisce all'incirca 1 persona su 500 nella sua forma eterozigote e 1 su 1 milione nella forma omozigote. I soggetti con ipercolesterolemia familiare eterozigote sono caratterizzati da livelli elevati di colesterolo LDL (6-13 mmol/L) e da un rischio aumentato di sviluppare coronaropatia. Secondo uno studio inglese infatti, il rischio di un primo evento coronarico per un uomo con ipercolesterolemia familiare non trattata è del 24% nel caso abbia 40 anni e del 51% se l'età sale a 50 anni. Questi soggetti, più le donne che i maschi in realtà, sono particolarmente predisposti verso malattie coronariche premature. I bambini portatori di tale patologia genetica presentano delle anormalità strutturali e funzionali a livello delle arterie, indicative di una condizione aterosclerotica preclinica accelerata.
In questo lavoro gli autori hanno condotto uno studio caso-controllo nel quale hanno stimato lo spessore dell'intima-media carotidea (IMT) di 201 bambini con ipercolesterolemia familiare eterozigote e di 80 fratelli non portatori della malattia. Soddisfando le attese, dai risultati è emerso un maggior IMT tra i bambini eterozigoti, rispetto ai controlli ed inoltre si è osservato come le concentrazioni di colesterolo LDL possano essere considerate come forti predittori indipendenti di un ispessimento carotideo.
Le attuali terapie per i bambini con ipercolesterolemia familiare includono una dieta ipolipemizzante e l'assunzione di una resina che lega gli acidi biliari, nel caso in cui la dieta non risulti sufficiente. Questo tipo di terapia è fondamentalmente sicura per i bambini ma sfortunatamente, non abbastanza efficace. Negli adulti l'ipercolesterolemia viene controllata in modo adeguato con le statine, ma nel caso di bambini non esistono dati rassicuranti. I risultati di un numero limitato di trial suggeriscono che un trattamento con statine è efficace e sicuro anche per i bambini, almeno fino ad un anno di terapia. Tuttavia servono studi con follow up più lunghi per poter stabilire gli effetti delle statine sulla crescita e sullo sviluppo dei piccoli pazienti, come anche sulla loro funzionalità epatica e muscolare. Questo lavoro suggerisce che la misura dell'IMT potrebbe servire da marker per un processo aterosclerotico accelerato nei bambini affetti da ipercolesterolemia familiare, ma anche da indicatore per decidere quando iniziare una terapia ipolipemizzante in questi particolari pazienti ritenuti ad alto rischio poiché le loro arterie sono esposte a concentrazioni deleterie di colesterolo LDL fin dalla nascita. Per poter prevenire coronaropatie premature servono quindi altri studi sui benefici di una terapia con statine nei bambini con aterosclerosi prematura aumentata.

Alberico L. Catapano e Alessandra Bertelli, Dipartimento di Scienze Farmacologiche, Università degli Studi di Milano