A
CLINICAL TRIAL OF ABCIXIMAB IN ELECTIVE PERCUTANEOUS CORONARY INTERVENTION
AFTER PRETREATMENT WITH CLOPIDOGREL
Kastrati A, Mehilli
J, Schomig A. et al.
N Engl J Med 2004; 350:232-238
RIASSUNTO:
CONTESTO Attualmente non è ancora chiaro se abciximab, un inibitore
della glicoproteina IIb/IIIa, possa aver un effetto benefico nei pazienti
sottoposti ad intervento coronarico percutaneo elettivo dopo pre-trattamento
con clopidogrel.
METODI I ricercatori hanno arruolato 2159 soggetti con coronaropatia
che hanno subito un intervento coronarico percutaneo: di questi, 1079
sono stati randomizzati in doppio-cieco al trattamento con abciximab e
1080 con placebo. Tutti i pazienti sono stati pretrattati (almeno due
ore prima) con una dose di 600 mg di clopidogrel. L'end point primario
dello studio era rappresentato da morte, infarto del miocardio e rivascolarizzazione
urgente nell'arco di 30 giorni dopo la randomizzazione.
RISULTATI L'incidenza dell'end point primario è stata del
4% sia nel gruppo trattato con abciximab (45 pazienti) che in quello placebo
(43 pazienti) (rischio relativo [RR] 1,05; 95% IC 0,69-1,59; p=0,82).
Stesso risultato nel numero di episodi di infarto del miocardio (40 vs
41; p=0,91) e di sanguinamenti (12 vs 8; p=0,37). Una grave trombocitopenia
si è verificata in 10 pazienti trattati con abciximab, mentre nessun
caso si è registrato nel gruppo placebo (p=0,002).
CONCLUSIONI I dati di questo lavoro suggeriscono che in soggetti
a basso-medio rischio che subiscono un intervento coronarico percutaneo
elettivo, dopo pre-trattamento con clopidogrel, l'assunzione di abciximab
non risulta associata ad alcun beneficio clinicamente rilevabile nei primi
30 giorni dopo l'intervento.
COMMENTO:
Il progresso nel campo della terapia antitrombotica aggiuntiva ha
avuto un ruolo decisivo nel miglioramento degli esiti di interventi coronarici
percutanei. La terapia antipiastrinica a base di aspirina e una tienopiridina
ha migliorato fortemente sia l'efficacia che la sicurezza operazioni chirurgiche
quali l'inserimento di uno stent coronarico. Le tienopiridine (ticlopidina
ad esempio) agiscono bloccando uno dei tre recettori dell'adenosina 5'-difosfato
(ADP), ma la conseguente inibizione dell'aggregazione piastrinica può
perdurare per alcuni giorni dopo la somministrazione del farmaco. Sebbene
l'uso di dosi maggiori di clopidogrel determini un'azione più rapida
rispetto alla ticlopidina, sono necessarie almeno 6 ore prima che l'effetto
antipiastinico di 300 mg di clopidogrel sia massimo.
Anche se lo sviluppo di antagonisti della glicoproteina piastrinica IIb/IIIa
rappresenta una tappa importante nel campo degli interventi coronarici
percutanei, alcuni studi suggeriscono che il beneficio di questi composti
risulta maggiore se i pazienti non hanno avuto un pre-trattamento con
tienopiridine. Inoltre non è noto se tale effetto positivo possa
essere raggiunto con la somministrazione a pazienti in cui l'inibizione
dell'aggregazione piastrinica indotta da clopidogrel sia massima. I dati
indicano che l'uso di 600 mg di clopidogrel determina un effetto antipiastrinico
massimo nell'arco di due ore. Questo studio è stato disegnato per
poter valutare se abciximab migliora l'esito di un intervento coronarico
percutaneo elettivo eseguito dopo l'assunzione di 600 mg di clopidogrel.
I ricercatori hanno arruolato 2159 soggetti (donne n=509) con un'età
media di 66 anni; il 40% con angina di classe III o IV, il 33% con una
storia precedente di infarto del miocardio e il 20% con diabete. 1079
sono stati randomizzati al trattamento con abciximab, un inibitore della
glicoproteina IIb/IIIa, e 1080 con placebo; entrambe i gruppi sono stati
pre-trattati con clopidogrel 600 mg almeno due ore prima dell'intervento
(inserimento di uno stent coronarico). Tale intervento è stato
eseguito su più di una lesione in 652 pazienti (322 nel gruppo
abciximab e 330 nel gruppo placebo). La sicurezza della terapia è
stata stimata sulla base dell'incidenza, a 30 giorni, di emorragie, di
trombocitopenia grave (meno di 20.000 piastrine/mm3 ) o del ricorso a
trasfusioni. L'end point primario era rappresentato dall'incidenza cumulativa,
a 30 giorni dopo la randomizzazione, di morte per ogni causa, infarto
del miocardio e urgente rivascolarizzazione per ischemia coronarica.
Incidenza a 30 giorni degli eventi avversi
|
|
Abciximab
|
Placebo
|
Morte |
3
(0,3%)
|
3
(0,3%)
|
Infarto
Miocardico onda-T |
4
(0,4%)
|
5
(0,5%)
|
Infarto
Miocardico |
40
(4%)
|
41
(4%)
|
Infarto
Miocardico large |
18
(2%)
|
16
(1%)
|
Rivascolarizzazione
urgente |
10
(1%)
|
7
(1%)
|
L'incidenza a 30 giorni dell'end point primario è stata del 4%
(n=45) sia nel gruppo trattato con abciximab, che nel gruppo placebo (n=43)
(rischio relativo [RR] 1,05; 95% IC 0,69-1,59; p=0,82).
Lo scopo di questo lavoro era quello di stabilire se la somministrazione
di abciximab potesse ridurre l'incidenza di complicanze ischemiche in
pazienti sottoposti a stent coronarico dopo pre-trattamento con clopidogrel
600 mg, ma dai risultati è emerso che l'impiego di un inibitore
della glicoproteina IIa/IIIb non sembra essere associato ad un beneficio
clinicamente misurabile a 30 giorni dall'intervento. Anzi, la terapia
con abciximab risulta correlata ad un aumento dei casi di trombocitopenia
profonda e di trasfusioni. Ciò non coincide però con i dati
di altri lavori da cui è emersa, invece, un'azione positiva di
questo farmaco; è necessario tuttavia evidenziare la presenza di
alcuni limiti in questo trial che non permettono di condurre un adeguato
raffronto dei dati; primo, il tasso di incidenza di complicanze ischemiche
nel gruppo placebo è risultato più basso di quello atteso,
riducendo così il potere dello studio; secondo, i soggetti diabetici
insulino-dipendenti, per i quali è stato osservato un beneficio
dalla terapia con abciximab, sono stati esclusi da questo trial.
In conclusione, in pazienti a basso e medio rischio, sottoposti ad intervento
coronarico percutaneo elettivo dopo pre-trattamento clopidogrel, l'ulteriore
somministrazione di abciximab non è responsabile di alcun effetto
benifico, a 30 giorni, clinicamente misurabile.
Alberico L. Catapano e Alessandra Bertelli, Dipartimento di Scienze Farmacologiche,
Università degli Studi di Milano
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