WEIGHING
THE BENEFITS AND RISKS OF ASPIRIN IN PRIMARY AND SECONDARY PREVENTION
OF ISCHEMIC VASCULAR EVENTS
Weisman SM
Cardiovasc Rev Rep 2004; 25:58-65
Gli effetti cardioprotettivi dell'aspirina sono ampiamente riconosciuti
ed il suo uso è attualmente approvato dalla Food and Drug Administration
(FDA) statunitense per la riduzione del rischio di ictus ischemico ricorrente
e di ictus successivo ad un attacco ischemico transiente (TIA), di infarto
del miocardio (IM) acuto, per la prevenzione dell'IM ricorrente, dell'angina
pectoris instabile, dell'angina pectoris stabile cronica e per l'uso in
alcune procedure di rivascolarizzazione in pazienti selezionati.
Nonostante queste numerose approvazioni, l'aspirina continua ad essere
sotto-utilizzata in molte di queste popolazioni. Una possibile spiegazione
del sottoutilizzo da parte dei pazienti e dei medici riguarda la possibilità
di reazioni avverse e la difficoltà di attribuire all'aspirina
un valore definito del rapporto beneficio-rischio.
In aggiunta agli usi dell'aspirina approvati dalla FDA per i pazienti
con patologie cardiovascolari conprovate, un ampio database di trial clinici
di più di 55.000 pazienti supporta l'utilizzo del farmaco anche
nella prevenzione di un primo IM in individui apparentemente sani. Infatti,
i dati provenienti da diversi studi di prevenzione primaria, nel loro
insieme, dimostrano una riduzione complessiva del rischio del 32%.
Sulla base di questi risultati e per l'impatto importante sulla salute
pubblica della riduzione degli oneri connessi alla patologia cardiovascolare,
diverse autorevoli agenzie, incluse la American Heart Association
(AHA) e la US Preventive Services Task Force (USPSTF), hanno sviluppato
nuove linee guida per l'utilizzo dell'aspirina nella prevenzione primaria
dell'IM.
Per ampliare l'uso appropriato dell'aspirina nella prevenzione dell'IM
oltre che nella prevenzione secondaria, in virtù dei suoi benefici
cardiovascolari, risulta importante comprendere i benefici potenziali
della terapia con aspirina nel contesto del rischio associato.
Il profilo degli effetti avversi dell'aspirina è ben documentato
in letteratura.
Sebbene la maggior parte degli effetti avversi siano di lieve entità
e non molto frequenti, eventi seri che comprendono complicanze gastrointestinali
(GI) quali perforazioni, ulcere ed emorragie, ictus emorragico, sono stati
associati all'uso dell'aspirina. Inoltre, ad esso sono stati associati
anche rari casi di reazioni di ipersensibilità, casi isolati di
alterazioni della funzionalità epatica (aumento delle transaminasi)
e renale ed ipoglicemia.
Per valutare l'effetto complessivo sulla salute dei pazienti di un utilizzo
più ampio dell'aspirina, sono state effettuate due metanalisi in
prevenzione secondaria e primaria dell'IM.
PREVENZIONE
SECONDARIA
È stata condotta una metanalisi basata su tutti gli studi clinici
randomizzati e controllati con placebo, disponibili sull'aspirina a basso
dosaggio utilizzata in accordo con le indicazioni approvate dalla FDA
per la prevenzione secondaria.
Questa analisi ha valutato sei trial di prevenzione secondaria, comprendenti
6.300 pazienti che assumevano aspirina a basso dosaggio (< 352
mg). Gli end-point presi in considerazione sono stati il decesso, l'IM,
l'ictus, altri eventi vascolari (inclusa la necrosi vascolare, calcolata
come "evento vascolare"), e l'emorragia GI senza riferimento
alla gravità.
I risultati di questa analisi supportano la conclusione che la riduzione
del rischio di decesso attribuito all'aspirina è accompagnata da
un andamento simile del rischio di IM (30%; p < 0,001) e di eventi
vascolari (30%; p < 0,001). I risultati rispetto all'ictus, riportati
solo da due degli studi considerati, suggeriscono anch'essi alcuni benefici
da parte dell'aspirina ma non sono sufficientemente esaustivi (20% di
riduzione del rischio; p > 0.99).
PREVENZIONE
PRIMARIA
È stata condotta una metanalisi basata su tutti gli studi clinici
randomizzati e controllati con placebo, pubblicati sull'aspirina a basso
dosaggio per la prevenzione primaria dell'IM. Questa analisi che comprende
55.580 individui randomizzati e apparentemente sani provenienti da cinque
trial di prevenzione primaria, suggerisce che l'aspirina riduce l'incidenza
di un primo IM del 32% e di tutti gli eventi vascolari importanti del
15%.
RISCHI
ASSOCIATI ALL'UTILIZZO DELL'ASPIRINA A BASSO DOSAGGIO
L'utilizzo a lungo termine dell'aspirina per la cardioprotezione è
stata raramente associata ad effetti avversi gravi. L'evento avverso più
comune è l'emorragia GI che è influenzata da diversi fattori
tra cui la dose e la durata del trattamento, l'uso concomitante di altri
farmaci, l'avanzamento dell'età, condizioni di comorbidità,
la presenza di infezioni da Helicobacter Pylori, storia precedente
di ulcere o irritazioni gastriche.
Anche l'aumentata incidenza di ictus emorragico è stata correlata
all'uso dell'aspirina.
EVENTI
GASTROINTESTINALI
In base alla metanalisi degli eventi emorragici GI negli studi in prevenzione
secondaria, risulta evidente che l'assunzione cronica di aspirina aumenta
significativamente il rischio di emorragie. I dati dimostrano un aumento
di 2,5 volte del rischio di eventi emorragici (95% CI, 1.4-4.7; p = 0.001).
Nonostante questo rischio, è importante notare che il numero degli
eventi riportati era piccolo, con soli 58 casi non fatali (41 nei gruppi
trattati con aspirina e 17 in quelli con placebo) riferiti ai 6.350 pazienti
che avevano assunto aspirina a basso dosaggio per almeno tre mesi.
In tutti i casi le reazioni avverse GI erano state trattate efficacemente
e non si era verificato nessun decesso.
Ci si può ragionevolmente aspettare che il rischio di emorragie
GI non sia maggiore nella prevenzione primaria dell'IM. Infatti, è
possibile che in prevenzione secondaria il rischio possa essere maggiore
a causa delle patologie concomitanti presenti in una popolazione meno
sana. In tal senso, l'ampio database della prevenzione secondaria fornisce
dati di sicurezza adeguati per confrontare i benefici dell'uso in pazienti
apparentemente sani.
ICTUS
EMORRAGICO
Quattro dei cinque studi in prevenzione primaria, avevano riportato casi
di ictus emorragico. In base all'analisi dei dati, emerge un aumento del
rischio di ictus emorragico associato all'utilizzo di aspirina a basso
dosaggio che può raggiungere il 56% (95% CI, 0.99-2.46).
VALUTAZIONE
DEI BENEFICI E DEI RISCHI
I benefici dell'aspirina sono paragonabili favorevolmente a quelli degli
anticoagulanti, dei b-bloccanti e degli inibitori dell'enzima di conversione
dell'angiotensina nella prevenzione secondaria della patologia cardiaca
ischemica. Come per questi altri farmaci cardiovascolari, esistono dei
rischi connessi al suo uso.
Gli effetti positivi nella profilassi antitrombotica sono dovuti alla
inibizione della sintesi delle prostaglandine, lo stesso meccanismo attraverso
il quale il farmaco può provocare effetti avversi GI o altre complicanze
emorragiche. Quindi, è improbabile che i benefici dell'aspirina
possano essere ottenuti senza qualche rischio.
Il confronto tra i rischi associati all'uso dell'aspirina nei pazienti
in prevenzione primaria e secondaria suggerisce che essi siano approssimativamente
gli stessi in entrambe le popolazioni.
Se si considera il rischio di lesioni emorragiche nei pazienti sia in
prevenzione primaria che secondaria, risulta importante valutare i benefici
della terapia con aspirina rispetto a tali rischi potenziali.
Attribuire un valore definito al rapporto beneficio-rischio è una
sfida, in particolare se si considera la varietà di indicazioni
e di raccomandazioni d'uso di questo farmaco.
Sebbene le metanalisi effettuate valutassero diversi end-point di sicurezza
nelle diverse popolazioni (emorragia GI nei pazienti in prevenzione secondaria
e ictus emorragico nei pazienti in prevenzione primaria), si deduce comunque
che il rischio complessivo associato alla terapia con aspirina a basso
dosaggio tende ad essere lo stesso in entrambe le popolazioni.
Per sottolineare l'importanza del confronto tra benefici e rischi associati
all'uso dell'aspirina a basso dosaggio, è stato calcolato il numero
di pazienti da trattare per prevenire un decesso e provocare un evento
GI (basato sui dati di prevenzione secondaria).
I dati suggeriscono che ogni 67 pazienti trattati con aspirina a basso
dosaggio per prevenire IM o ictus, può essere salvata una vita.
Viceversa, il numero di pazienti da trattare per provocare una emorragia
GI è di 100 individui. In questo modo, la valutazione del beneficio
e del rischio associato all'aspirina suggerisce che 1,5 vite possono essere
salvate utilizzando aspirina nella prevenzione secondaria per ogni emorragia
GI da essa provocata (escludendo altri fattori di rischio che possono
aumentare la probabilità di emorragia GI come un'infezione da H.
Pylori ).
I risultati di altre analisi, inclusi gli studi sull'uso dell'aspirina
in prevenzione primaria e secondaria, conducono a conclusioni simili e
cioè che possono essere prevenuti due ictus ricorrenti per ogni
emorragia GI provocata e i benefici superano il rischio di ictus emorragico.
Per quanto riguarda la prevenzione primaria, nonostante sia stato rilevato
un aumento dell'ictus emorragico, una valutazione di quattro dei cinque
studi utilizzati per la metanalisi dimostra che i benefici dell'aspirina
nella prevenzione primaria superano il rischio di complicanze emorragiche.
Comunque, il beneficio assoluto della terapia con aspirina è probabilmente
inferiore negli individui apparentemente sani che assumono aspirina per
la prevenzione primaria rispetto ai pazienti che hanno già sperimentato
un evento vascolare.
Quindi, in prevenzione primaria il beneficio maggiore con il rischio minore
dovrebbe essere atteso nei pazienti a più alto rischio complessivo
di eventi coronarici. Infatti, molti pazienti in questa popolazione potrebbero
essere a rischio ugualmente elevato rispetto agli individui che hanno
avuto un evento precedente sulla base della loro presentazione clinica
del rischio.
I dati degli studi in prevenzione primaria suggeriscono che il trattamento
con aspirina abbia un profilo favorevole di beneficio rispetto al rischio
nei pazienti con un rischio coronarico >1,5% per anno ed è
considerato sicuro nei pazienti con un rischio coronarico dell'1% per
anno.
Allo stesso modo, ulteriori studi suggeriscono che l'aspirina in prevenzione
primaria sembra produrre più vantaggi che danni a condizione che
il rischio di eventi cardiovascolari sia > 0,8% per anno (rischio
di malattie coronariche >0,6% per anno).
Sulla base delle prove a sostegno dell'efficacia dell'aspirina, numerose
organizzazioni professionali hanno proposto delle linee guida per l'utilizzo
dell'aspirina nella prevenzione primaria dell'IM in pazienti a rischio.
Sono
indicate di seguito alcune delle raccomandazioni elaborate da queste organizzazioni
per l'utilizzo dell'aspirina a basso dosaggio nella prevenzione primaria
dell'IM.
Raccomandazioni
generali:
I benefici dell'utilizzo dell'aspirina a basso dosaggio nella prevenzione
primaria dell'IM in pazienti che i medici hanno ritenuto ad aumentato
rischio di malattie coronariche sono maggiori dei rischi
American
Heart Association:
Prendere in considerazione l'aspirina a basso dosaggio per i pazienti
con un rischio di malattie coronariche del 10% o maggiore nei 10 anni
successivi.
US
Preventive Services Task Force:
Discutere l'uso dell'aspirina a basso dosaggio per i pazienti ad aumentato
rischio di malattie coronariche (rischio del 3% o maggiore in 5 anni).
American
Diabetes Association:
Prendere in considerazione la terapia con aspirina per la prevenzione
primaria nei maschi ad alto rischio e nelle donne con diabete di tipo
1 o 2.
Servizio
di Epidemiologia e Farmacologia Preventiva, Dipartimento di Scienze Farmacologiche,
Università degli Studi di Milano
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