LOWER
SERUM TRIGLYCERIDE LEVEL IS ASSOCIATED WITH INCREASED STROKE SEVERITY
Dziedzic T, Slowik
A, Gryz E.A, et al.
Stroke 2004 ; 35 :e151-e152
ABSTRACT:
BACKGROUND
AND PURPOSE: A previous study showed that low triglyceride concentration
predicts higher mortality after stroke. The aim of our study was to determine
whether serum triglyceride level is associated with stroke severity on
admission.
METHODS: 863 consecutive patients with acute ischemic stroke were
included. Serum triglyceride level was measured within 36 hours after
stroke onset. Stroke severity on admission was assessed using Scandinavian
Stroke Scale (SSS). The patients were divided into 2 groups: those with
severe stroke (SSS < or =25) and those with mild/moderate stroke (SSS
>25).
RESULTS: Patients with severe stroke had significantly lower serum
triglyceride level than patients with mild/moderate stroke (1.4+/-0.6
versus 1.7+/-1.3 mmol/L). After adjusting for age, sex, atrial fibrillation,
diabetes mellitus, obesity, and ischemic heart disease, patients with
triglyceride >2.3 mmol/L had lower risk of severe stroke than those
with triglyceride < or =2.3 mmol/L (OR: 0.58; 95% CI: 0.35 to 0.95).
CONCLUSIONS: Our results suggest that lower level of triglyceride
is associated with the more severe stroke.
COMMENTO:
I risultati di due studi indipendenti suggeriscono un'associazione
tra bassi livelli serici di colesterolo totale e ridotta gravità
di un ictus. Recentemente alcuni ricercatori hanno mostrato che in realtà
ciò che conta è una bassa concentrazione plasmatica di trigliceridi
(TG) e non di colesterolo totale (CT) nel predire una più alta
mortalità dopo un ictus. Lo scopo di questo lavoro è infatti
quello di stabilire se i livelli serici di trigliceridi siano associati
alla gravità dell'ictus.
Lo studio ha coinvolto 863 pazienti (età media 68,3±13,0;
49,1% maschi) con ictus ischemico acuto, ai quali sono stati misurati
i valori serici a digiuno di TG e del CT tra le 12 e le 36 ore successive
all'ictus. La stima della gravità dell'ictus, fatta sulla base
della Scandinavian Stroke Scale (SSS), ha permesso di dividere i soggetti
arruolati in due gruppi: (1) quelli con ictus grave (SSS<25) e (2)
quelli con ictus leggero/moderato (SSS>25). I pazienti del gruppo (1)
erano significativamente più anziani, con attacchi ischemici e
fibrillazione atriale più frequenti e livelli serici di TG più
bassi.
Sulla base di un'analisi di regressione logistica, variabili come l'età
(Odd Ratio [OR]: 1,01; 95% IC: 1,00-1,03), la fibrillazione atriale (OR:
1,80; 95% IC: 1,26-2,58) e i livelli di TG (OR: 0,69; 95% IC: 0,55-0,87)
rappresentavano fattori indipendenti e predittivi di ictus grave. Dopo
correzione per età (>65 anni vs <65 anni), sesso, fibrillazione
atriale, diabete mellito, obesità, evento ischemico e livelli di
TG (>2,3 mmol/L vs <2,3), la fibrillazione atriale (OR: 1,87; 95%
IC: 1,28-2,71) e i livelli di TG (OR: 0,58; 95% IC: 0,35-0,95) erano in
grado di predire, sempre in modo indipendente, la gravità dell'ictus.
Aggiungendo la concentrazione del CT (>6,2 vs <6,2) i risultati
dell'analisi non sono variati in modo significativo. I pazienti con ictus
grave presentavano valori significativamente più bassi di trigliceridi
rispetto a quelli con ictus leggero/moderato (1,4±0,6 vs 1,7±1,3
mmol/L). Dopo correzione per età, sesso, fibrillazione atriale,
diabete mellito, obesità ed evento ischemico, i soggetti con una
concentrazione di trigliceridi >2,3 mmol/L avevano un rischio più
basso di incorrere in un ictus grave, rispetto a quelli con una concentrazione
<2,3 mmol/L (Odd Ratios: 0,58; 95% IC: 0,35-0,95). Il tasso di mortalità
a tre mesi non differiva molto tra i soggetti con TG>2,3 mmol/L e quelli
con TG<2,3 mmol/L (10,9% 13,5% rispettivamente; p=0,53).
Il possibile meccanismo biologico responsabile della correlazione TG/gravità
dell'ictus non è noto. Un basso valore di TG può riflettere
un debole stato nutrizionale. Anche se la malnutrizione dopo un ictus
grave rappresenta un fattore di rischio per conseguenze gravi, non spiega
comunque la gravità dell'evento al momeno del ricovero in ospedale.
Probabilmente ci si dovrebbe focalizzare sulle potenziali proprietà
neuroprotettive del colesterolo, legate sia all'azione sull'enzima gammaglutamiltransferasi,
sia all'effetto antiossidante. In modelli sperimentali di ischemica miocardica
infatti, animali trattati per 12 settimane con una dieta ad alto contenuto
di colesterolo mostravano un'area significativamente più ridotta
di infarto del miocardio, rispetto agli animali nutriti con una dieta
normale.
Alberico L. Catapano
e Alessandra Bertelli, Dipartimento di Scienze Farmacologiche, Università
degli Studi di Milano
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