OBESITY AND THE METABOLIC SYNDROME IN CHILDREN AND ADOLESCENTS

R Weiss, J Dziura,TS Burgert,WV Tamborlane, SETaksali,CW Yeckel, K Allen, M Lopes, M Savoye, J Morrison, RS Sherwin, S Caprio.
N Engl J Med 2004;350:2362-74

ABSTRACT:
Background
The prevalence and magnitude of childhood obesity are increasing dramatically.We examined the effect of varying degrees of obesity on the prevalence of the metabolic syndrome and its relation to insulin resistance and to C-reactive protein and adiponectin levels in a large,multiethnic,multiracial cohort of children and adolescents.
Methods
We administered a standard glucose-tolerance test to 439 obese,31 overweight,and 20 nonobese children and adolescents.Baseline measurements included blood pressure and plasma lipid,C-reactive protein,and adiponectin levels.Levels of triglycerides, high-density lipoprotein cholesterol,and blood pressure were adjusted for age and sex.Because the body-mass index varies according to age,we standardized the value for age and sex with the use of conversion to a z score.
Results
The prevalence of the metabolic syndrome increased with the severity of obesity and reached 50 percent in severely obese youngsters.Each half-unit increase in the bodymass index,converted to a z score,was associated with an increase in the risk of the
metabolic syndrome among overweight and obese subjects (odds ratio,1.55;95 percent confidence interval,1.16 to 2.08),as was each unit of increase in insulin resistance as assessed with the homeostatic model (odds ratio,1.12;95 percent confidence interval,1.07 to 1.18 for each additional unit of insulin resistance).The prevalence of the metabolic syndrome increased significantly with increasing insulin resistance (P for trend, <0.001)after adjustment for race or ethnic group and the degree of obesity.C-reactive protein levels increased and adiponectin levels decreased with increasing obesity.
Conclusions
The prevalence of the metabolic syndrome is high among obese children and adolescents, and it increases with worsening obesity.Biomarkers of an increased risk of adverse cardiovascular outcomes are already present in these youngsters.


COMMENTO:
L'incidenza della sindrome metabolica e' in costante aumento nei paesi occidentali, cosi' come la percentuale di persone sovrappeso od obese. Questi due ultimi fattori sono largamente prevalenti tra i bambini, si' da far ritenere che una vera e propria epidemia di obesita' si stia diffondendo tra le fasce di eta' piu' basse. Sono numerose le interpretazioni proposte per spiegare questo fenomeno, che in termini temporali si sta evolvendo molto rapidamente. La sempre maggior disponibilita' di cibo (si pensi che in un supermercato medio si possono trovare circa 2500-2700 articoli, contro i circa 800 di qualche anno fa), il miglioramento delle tecniche di conservazione (che spesso portano all'accumulo), ed il progredire delle tecniche di marketing pubblicitario, uniti alla ridotta attivita' fisica, hanno portato allo sviluppo di questo fenomeno. Dal punto di vista evolutivo, e' stato proposto che il "thrifty genotype" degli esseri umani (che si traduce nell'accumulo di riserve energetiche in previsione di possibili scarsita' alimentari future) non si sia ancora evoluto ad ottimizzare il bilancio tra energia introdotto e spesa, a causa dei lunghi tempi di adattamento genotipico rispetto alle veloci variazioni ambientali.
In questo articolo, Weiss e collaboratori riportano come l'incidenza di sindrome metabolica in una coorte statunitense sia particolarmente elevata e sia strettamente associata ad obesita', fino a raggiungere il 50% dei soggetti allo studio. I markers di rischio cardiovascolare presi in esame (ad esempio la proteina C reattiva) rafforzano l'ipotesi che sovrappeso/obesita', sindrome metabolica e patologie cardiovascolari (soprattutto su base aterosclerotica) siano strettamente interconnessi.
Dal punto di vista medico-preventivo questi dati (peraltro non inaspettati) reiterano la necessita' di politiche socio-sanitarie volte a creare una cultura alimentare che si basi su dati scientifici solidi. Data la rapida diffusione di queste patologie, sembra piu' che mai opportuno ed urgente l'investimento di risorse economiche per l'avvio di strategie di educazione alimentare condotte a partire dalle scuole e volte ad integrare le conoscenze tradizionali con quelle che scaturiscono dalla letteratura scientifica.

Francesco Visioli, Dipartimento di Scienze Farmacologiche, Università degli Studi di Milano