COMPARISON OF THE ATKINS, ORNISH, WEIGHT WATCHERS, AND ZONE DIETS FOR WEIGHT LOSS AND HEART DISEASE RISK REDUCTION: A RANDOMIZED TRIAL

Dansinger ML, Gleason JA, Griffith JL, Selker HP, Schaefer EJ.
JAMA 2005;293:43-53

Abstract:
CONTEXT: The scarcity of data addressing the health effects of popular diets is an important public health concern, especially since patients and physicians are interested in using popular diets as individualized eating strategies for disease prevention.
OBJECTIVE: To assess adherence rates and the effectiveness of 4 popular diets (Atkins, Zone, Weight Watchers, and Ornish) for weight loss and cardiac risk factor reduction.
DESIGN, SETTING, AND PARTICIPANTS: A single-center randomized trial at an academic medical center in Boston, Mass, of overweight or obese (body mass index: mean, 35; range, 27-42) adults aged 22 to 72 years with known hypertension, dyslipidemia, or fasting hyperglycemia. Participants were enrolled starting July 18, 2000, and randomized to 4 popular diet groups until January 24, 2002.
INTERVENTION: A total of 160 participants were randomly assigned to either Atkins (carbohydrate restriction, n=40), Zone (macronutrient balance, n=40), Weight Watchers (calorie restriction, n=40), or Ornish (fat restriction, n=40) diet groups. After 2 months of maximum effort, participants selected their own levels of dietary adherence.
MAIN OUTCOME MEASURES: One-year changes in baseline weight and cardiac risk factors, and self-selected dietary adherence rates per self-report.
RESULTS: Assuming no change from baseline for participants who discontinued the study, mean (SD) weight loss at 1 year was 2.1 (4.8) kg for Atkins (21 [53%] of 40 participants completed, P = .009), 3.2 (6.0) kg for Zone (26 [65%] of 40 completed, P = .002), 3.0 (4.9) kg for Weight Watchers (26 [65%] of 40 completed, P < .001), and 3.3 (7.3) kg for Ornish (20 [50%] of 40 completed, P = .007). Greater effects were observed in study completers. Each diet significantly reduced the low-density lipoprotein/high-density lipoprotein (HDL) cholesterol ratio by approximately 10% (all P<.05), with no significant effects on blood pressure or glucose at 1 year. Amount of weight loss was associated with self-reported dietary adherence level (r = 0.60; P<.001) but not with diet type (r = 0.07; P = .40). For each diet, decreasing levels of total/HDL cholesterol, C-reactive protein, and insulin were significantly associated with weight loss (mean r = 0.36, 0.37, and 0.39, respectively) with no significant difference between diets (P = .48, P = .57, P = .31, respectively).
CONCLUSIONS: Each popular diet modestly reduced body weight and several cardiac risk factors at 1 year. Overall dietary adherence rates were low, although increased adherence was associated with greater weight loss and cardiac risk factor reductions for each diet group.

Commento:
La pandemia di obesità che ha portato l'OMS ha coniare il termine "globesity" ha fatto assurgere questa condizione patologica al rango di prima causa di morte in assoluto. L'esistenza di questa problematica sanitaria è divulgata dai media in modo capillare ed il rischio di morbilità e mortalità ad essa associato comincia ad entrare nella consapevolezza anche delle classi sociali a minore grado di istruzione. Inoltre, gli stessi media hanno ormai consolidato il primato di un modello estetico fondamentalmente basato sull'estrema leggerezza della figura corporea. Questo fa sì che il terreno sia sempre più fertile per quanti intraprendono operazioni commerciali in materia di controllo ponderale, delle quali, ormai, si stenta a tenere il conto. In ogni ambiente ed ad ogni livello di istruzione termini come dieta a Zona o dieta Weight Watchers od altro ancora ricorrono frequentemente e molti iniziano poi programmi dietetici non coadiuvati da un supporto professionale ma semplicemente confidando nelle informazioni fornite dagli specifici manuali. La prova di questo successo editoriale può essere identificata nella vendita di oltre 17 milioni di copie del manuale "Dr. Atkins New Diet Revolution", propugnatore della omonima dieta. Tuttavia, soltanto da un tempo relativamente breve la scienza ufficiale ha mostrato interesse per i modelli di comportamento dietetico basati su manuali e per le relative diete. Tale interesse, oltre che nella diffusione massiva del fenomeno delle diete commerciali, trova giustificazione anche nel fatto che appare difficile immaginare un'assistenza professionale di ambito dietetico per tutte le persone in sovrappeso. Nei soli USA, infatti, si calcola che gli adulti siano in eccesso ponderale in oltre il 60% dei casi ed obesi circa nel 25% dei casi. Di qui, l'interesse per la fattibilità di programmi dietetici basati su un modesto supporto di informazione ed assistenza, potenzialmente proponibili su larga scala.
Il lavoro pubblicato da Dansinger e colleghi, tuttavia, viene a formalizzare la scarsità di efficacia dei quattro modelli dietetici commercialmente più affermati negli USA: la dieta Atkins, la dieta Weight-Watchers, la dieta a Zona e la dieta Ornish, con un calo ponderale medio ad un anno compreso tra 2,1 e 3,3 Kg in pazienti con un peso medio iniziale di 100 Kg. In realtà, però, valutando l'adesione alla prescrizione dietetica, gli stessi autori hanno rilevato che l'apporto effettivo di macronutrienti è stato sostanzialmente difforme da quanto previsto dalle singole diete (68 grammi di carboidrati in media nel primo mese nel gruppo in dieta Atkins, contro i 20 grammi previsti) e che in una scala di autovalutazione del rispetto della prescrizione dietetica soltanto il 25% dei pazienti totalizzava almeno 6/10 punti, giudicati dagli autori come il punteggio indicativo di una sufficiente aderenza alla prescrizione. In effetti, nel tentativo di rendere le condizioni sperimentali non sostanzialmente difformi dalla pratica abituale dell'autoprescrizione ed autogestione della dieta, il protocollo sperimentale prevedeva un modesto supporto informativo e di assistenza ai pazienti. Ma, poste queste premesse e, forse ancora di più, considerate le radicali differenze tra le abitudini dietetiche dei pazienti ed i dettami delle diete in sperimentazione, lo scarso successo ottenuto appare prevedibile, prescindendo dalla vera o presunta inefficacia delle diete stesse. Un americano di circa 100 Kg di peso che venga invitato a modificare radicalmente le proprie abitudini alimentari passando, non per sua specifica scelta o inclinazione ma semplicemente per selezione casuale, ad una dieta estrema quale la Atkins o la Ornish o venga invitato a seguire una dieta complessa come la dieta a Zona od una dieta che richieda una meticolosa attenzione ai punteggi dei vari alimenti come la dieta Weight-Watchers appare destinato ad alto rischio di insuccesso. Pertanto, il risultato complessivamente negativo dello studio in questione, più che una evidenza di inefficacia delle diete testate, appare il suggello della scarsa efficacia dell'autoprescrizione ed autogestione di approcci terapeutici complessi e con apporto in macronutrienti a volte estremamente diverso dalle consuetudini. Tuttavia, il terzile di pazienti con maggiore adesione alla dieta ha ottenuto un calo ponderale medio del 7% ad un anno e, quindi, una riduzione del rischio cardiovascolare. Tra questi pazienti a maggiore capacità di adesione alla dieta non sono emerse differenze in funzione degli specifici regimi dietetici, anche se tale mancanza di correlazione appare qui soltanto un'ipotesi, sia sulla base della scarsa numerosità dei pazienti più "complianti" sia sulla base razionale delle note e radicali differenze nella composizione in macronutrienti tra diete come la Atkins e la Ornish. Quindi, lo studio di Dansinger e colleghi sembra mostrare che la compliance alla dieta rappresenti il requisito fondamentale per un calo ponderale significativo, prima ancora dello specifico regime dietetico, e che la compliance non possa che essere subottimale quando la dieta proposta si discosti molto dalle consuetudini alimentari ed il paziente sia supportato da scarsa informazione professionale ed assistenza.


Luca Mondazzi - Divisione di Medicina Interna 1, Ospedale G. Salvini, Garbagnate Milanese