ESISTE UNA INTERESSANTE CORRELAZIONE TRA INQUINANTI PRESENTI NELL'ARIA E INCIDENZA DI ICTUS
OUTDOOR AIR POLLUTION AND STROKE IN SHEFFIELD, UNITED KINGDOM
A Small-Area Level Geographical Study

Maheswaran R, Haining RP, Brindley P, Law J, Pearson T, Fryers PR, Wise S, Campbell MJ
Stroke. 2005 Feb;36(2):239-43

ABSTRACT:
BACKGROUND AND PURPOSE: Current evidence suggests that stroke mortality and hospital admissions should be higher in areas with elevated levels of outdoor air pollution because of the combined acute and chronic exposure effects of air pollution. We examined this hypothesis using a small-area level ecological correlation study.
METHODS: We used 1030 census enumeration districts as the unit of analysis and examined stroke deaths and hospital admissions from 1994 to 1998, with census denominator counts for people > or =45 years. Modeled air pollution data for particulate matter (PM10), nitrogen oxides (NO(x)), and carbon monoxide (CO) were interpolated to census enumeration districts. We adjusted for age, sex, socioeconomic deprivation, and smoking prevalence.
RESULTS: The analysis was based on 2979 deaths, 5122 admissions, and a population of 199 682. After adjustment for potential confounders, stroke mortality was 37% (95% CI, 19 to 57), 33% (95% CI, 14 to 56), and 26% (95% CI, 10 to 46) higher in the highest, relative to the lowest, NO(x), PM10, and CO quintile categories, respectively. Corresponding increases in risk for admissions were 13% (95% CI, 1 to 27), 13% (95% CI, -1 to 29), and 11% (95% CI, -1 to 25).
CONCLUSIONS: The results are consistent with an excess risk of stroke mortality and, to a lesser extent, hospital admissions in areas with high outdoor air pollution levels. If causality were assumed, 11% of stroke deaths would have been attributable to outdoor air pollution. Targeting policy interventions at high pollution areas may be a feasible option for stroke prevention
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COMMENTO:
La correlazione inquinanti presenti nell'aria e ictus sta diventando sempre più evidente; da recenti studi sono infatti emersi effetti significativi sul tasso di mortalità per ictus e sui ricoveri ospedalieri correlati alle variazioni di concentrazione di agenti nocivi presenti nell'aria che respiriamo tutti i giorni. In particolare tre studi di coorte sull'esposizione cronica a certe sostanze hanno riportato un aumento del rischio di mortalità cardiorespiratoria, anche se in nessuno di questi si parli in modo specifico di ictus. L'evidenza suggerisce che il numero di decessi ed di ricoveri per ictus dovrebbe essere più alto nelle aree geografiche con elevati livelli di contaminanti nell'aria a causa della combinazione esposizione cronica/rischio di ictus. Alcuni ricercatori hanno quindi cercato di verificare tale ipotesi mediante uno studio di correlazione ecologica, in grado di considerare piccole variazioni nei livelli di sostanze presenti nell'aria. Inoltre, uno studio condotto su una piccola area geografica consente una certa omogeneità nelle caratteristiche della popolazione interessata come anche nei fattori socioeconomici.
Inizialmente sono stati presi in considerazione (1) il numero di decessi per ictus (n=2979) e (2) il numero di ricoveri per la stessa patologia (n=5122), che hanno interessato la popolazione di Sheffield tra il 1994 e il 1999, con un'età =45 anni.
Poi i ricercatori hanno valutato i livelli dei principali inquinanti dell'aria nello stesso periodo:


Tab.1 Valori medi dei livelli di inquinanti a Sheffield, tra il 1994 e il 1999

Infine hanno correlato l'incidenza della patologia ai diversi livelli di sostanza, dopo correzione per età, sesso, abitudine al fumo e condizioni socioeconomiche:


Tab.2 Tasso di mortalità e di ricoveri ospedalieri per ictus a Sheffield,
tra il 1994 e il 1999, in relazione alla concentrazione di inquinanti.

Come risulta visibile dai dati riportati in tabella il tasso di mortalità per ictus, corretto per età, sesso, fumo e condizioni socioeconomiche, tende ad aumentare all'interno delle singole classi di agenti inquinanti, man mano aumenta la loro concentrazione. Nello specifico 37% (95% CI, 19_57), 33% (95% CI, 14_56), and 26% (95% CI, 10_46) passando dai livelli più alti a quelli più bassi di NO, PM10, and CO rispettivamente. Anche la percentuale di ricoveri segue lo stesso andamento, ma tuttavia, dopo correzione per abitudine al fumo e stato socioeconomico, il numero di casi diminuisce progressivamente, a differenza del numero di decessi (13% [95% CI, 1_27], 13% [95% CI, -1_29], and 11% [95% CI, -1_25]).
Diverse sono poi le ipotesi elaborate sui possibili meccanismi in grado di spiegare la correlazione tra pollini e ictus, tra le quali l'idea che le particelle fini possano provocare un'infiammazione alveolare, causando il rilascio di citochine potenzialmente dannose, con conseguente aumento del tasso di coagulabilità del sangue. Le evidenze sperimentali suggeriscono infatti che le particelle molto fini siano in grado di penetrare i polmoni ed entrare così nel torrente circolatorio. In modelli animali si è poi visto come i pollini siano in grado di indurre una progressione dell'aterosclerosi; più precisamente si sa che una funzionalità anormale delle cellule endoteliali vascolari sia implicata nelle prime fasi dell'aterogenesi e alcuni studi hanno dimostrato un'inibizione della normale attività di queste cellule ad opera di particelle presenti nell'aria.
Anche se uno studio di questo tipo presenta numerosi limiti, primo fra tutti il fatto di essere uno studio "ecologico", limitato ad una piccola zona geografica, che non considera alcuni aspetti clinico-medici (altri fattori di rischio per l'ictus), tuttavia è lecito comunque osservare che l'11% dei decessi per ictus avvenuti in questa cittadina inglese può essere attribuito all'azione dannosa delle particelle inquinanti presenti nell'aria, un fattore di rischio, questo, modificabile dall'azione dell'uomo e sul quale quindi esiste la possibilità di intervenire in termini di prevenzione delle malattie cardiorespiratorie, ictus in primis.

Alberico L. Catapano e Alessandra Bertelli, Dipartimento di Scienze Farmacologiche, Università degli Studi di Milano