Omocisteina
e malattie cardiovascolari
Homocysteine lowering with folic acid and B vitamins in vascular disease
N Engl J
Med. 2006;354:1567-77 - Abstract
Homocysteine lowering and cardiovascular events after acute myocardial
infarction
N Engl J
Med. 2006;354:1578-88
- Abstract
Commento:
La prima
dimostrazione del coinvolgimento dell'omocisteina nell'insorgenza di aterosclerosi
precoce risale al 1962 quando Carson e Neil rilevarono elevati livelli
di omocisteina nelle urine di bambini affetti da ritardo mentale. Tale
condizione definita omocistinuria si associa ad insorgenza precoce (anche
in età infantile) di malattia cardiovascolare e cerebrovascolare.
Da allora è enorme la mole degli studi sperimentali ed osservazionali
che dimostrano che elevati livelli di omocisteina rappresentano un fattore
di rischio indipendente di malattia coronarica e stroke. I meccanismi
attraverso i quali si esplica l'azione patogena dell'omocisteina sul sistema
cardiovascolare includono l'attivazione della trombogenesi, l'incremento
della produzione di perossido di idrogeno con conseguente disfunzione
endoteliale, l'ossidazione delle LDL. I livelli plasmatici di omocisteina
possono essere ridotti dalla somministrazione di acido folico, piridossina
(vit B6) e cobalamina (vitamina B12), tanto che la supplementazione dei
cibi con acido folico è stimato prevenga ogni anno 17000 morti
per malattia coronarica negli USA. Tuttavia, in contrasto con le premesse
degli studi osservazionali e sperimentali, nel 2004 è stato pubblicato
su JAMA il primo largo studio randomizzato di intervento in prevenzione
secondaria, condotto su pazienti che avevano sofferto di stroke (VISP
Trial): tale studio non mostrava alcun beneficio dalla riduzione dell'omocisteina
nel prevenire la recidiva di stroke, l'infarto miocardico e la mortalità
cardiovascolare dei pazienti trattati con acido folico in combinazione
con vitamina B6 e B12. Nell'aprile di quest'anno sono stati pubblicati
sul New England J. Med. altri due grossi studi di intervento. Lo studio
HOPE 2 è uno studio multicentrico che ha coinvolto 145 centri in
13 paesi (USA, Canada, Brasile, Europa) per un totale di 5522 pazienti
con preesistente malattia cardiovascolare o diabete mellito in associazione
con altri fattori di rischio cardiovascolare. I soggetti, di età
superiore a 55 anni, sono stati randomizzati al trattamento con una combinazione
di 2,5 mg di acido folico, 50 mg di vitamina B6 e 1 mg di vitamina B12,
assunti giornalmente in un'unica somministrazione, versus placebo (rispettivamente
2758 soggetti nel gruppo di trattamento attivo e 2764 nel gruppo placebo).
L'inclusione nello studio non teneva conto dei livelli basali di omocisteina.
La durata dello studio è stata di 5 anni e l'end-point primario
era rappresentato da morte cardiovascolare, infarto miocardico e stroke.
In un sottogruppo di pazienti i livelli di omocisteina e vitamine sono
stati dosati all'inizio dello studio, dopo 2 anni e dopo 5 anni (al termine
dello studio). Nonostante la riduzione significativa dei livelli di omocisteina
ottenuti nel gruppo di trattamento attivo, contro un incremento nel gruppo
placebo, non si sono osservate differenze significative né nel
raggiungimento degli end-point primari né per nessuno degli end-point
secondari, anzi un numero maggiore di pazienti in trattamento attivo è
stato ricoverato per angina instabile. L'analisi dei sottogruppi non ha
dimostrato alcun beneficio dal trattamento nei pazienti con livelli più
alti di omocisteina all'ingresso nello studio, per contro i valori plasmatici
di omocisteina si sono confermati un predittore indipendente di eventi
cardiovascolari sia nel gruppo trattato sia nel gruppo placebo. Analogamente
non si sono evidenziati significativi benefici nei pazienti trattati appartenenti
a paesi dove non viene effettuata la supplementazione dei cibi con acido
folico (Brasile, Europa dell'Est).
Il secondo studio pubblicato sullo stesso numero del N E J Med è
uno studio norvegese il Norwegian Vitamin Trial (NORVIT), anch'esso randomizzato,
multicentrico, in doppio-cieco condotto su 3749 soggetti maschi e femmine
affetti da infarto miocardico acuto, di età compresa tra 30 e 85
anni. Lo studio, della durata media di 40 mesi, prevedeva la somministrazione
randomizzata, entro 7 giorni dall'insorgenza di infarto miocardico, di
4 diversi trattamenti:
- un'associazione di 0,8 mg di acido folico più 0,4 mg di vitamina
B12 più 40 mg di vitamina B6 (937 pazienti)
- un'associazione di 0,8 mg di acido folico e 0,4 mg di vitamina B12 (935
pazienti)
- 40 mg di vitamina B6 (934 pazienti)
- placebo (943 pazienti)
L'end-point primario era rappresentato da infarto miocardico acuto, stroke
e morte improvvisa coronarica. Al termine dello studio il primo gruppo
di trattamento ha presentato un incremento non significativo del rischio
per gli end-point primari, il secondo gruppo, pur avendo ottenuto una
riduzione dei livelli di omocisteina pari al 27%, valore stimato per ottenere
una riduzione del 10% del rischio cardiovascolare, non ha registrato alcuna
differenza rispetto al gruppo placebo, analogo risultato per il gruppo
trattato con la sola B6. In questo studio il trattamento con acido folico
in associazione alla vitamina B12 (con o senza vitamina B6) non riduce
il rischio di infarto miocardico, stroke e morte improvvisa coronarica.
Nessuna differenza significativa si è registrata anche per gli
end-point secondari (mortalità totale, ospedalizzazione per angina
instabile, procedure di rivascolarizzazione e neoplasie) anzi la triplice
associazione ha comportato un incremento del rischio pari al 22% per l'end-point
primario, e del 30% per l'insorgenza di IMA non fatale. L'incremento del
rischio cardiovascolare nel gruppo di trattamento con vitamine B6, B12
ed acido folico, è stato maggiore nei pazienti con livelli iniziali
di omocisteina più elevati. La correlazione positiva con i livelli
di omocisteina si è confermata per tutti gli eventi cardiovascolari.
In conclusione i due studi considerati confermano i dati dello studio
VISP: il trattamento combinato con acido folico e vitamine del gruppo
B, pur riducendo in maniera significativa i livelli di omocisteina, non
comporta alcun beneficio sul rischio cardiovascolare e cerebrovascolare
dei soggetti in prevenzione secondaria. Anzi, nello studio NORVIT gli
autori sottolineano la possibile pericolosità di tale trattamento
nei pazienti coronaropatici. Come per la terapia estrogenica sostitutiva,
gli studi di intervento con acido folico e vitamine non confermano i dati
osservazionali. Le ragioni possono essere molteplici: in primo luogo la
tipologia dei pazienti trattati: i risultati degli studi sarebbero stati
differenti se fossero stati trattati solo pazienti con livelli elevati
di omocisteina? L'analisi dei sottogruppi non sembra confermare tale ipotesi.
Tuttavia sia nei due studi in esame sia nello studio VISP elevati livelli
di omocisteina correlano con gli eventi cardiovascolari. La durata dei
trials? I 5 anni dello studio HOPE-2 sono un periodo di trattamento sufficientemente
lungo per trarre conclusioni. Forse la mancata risposta va ricercata nella
complessità delle vie metaboliche su cui intervengono le vitamine
B6 e B12 e l'acido folico: la loro azione sul sistema cardiovascolare
non è mediata esclusivamente dai livelli di omocisteina. Vi sono
segnalazioni in letteratura (incremento del rischio di restenosi coronarica
dopo impianto di stent in uno studio di intervento pubblicato sul NEJM
nel 2004) di un possibile effetto dell'acido folico e della piridossina
favorente la proliferazione delle cellule muscolari lisce e la deposizione
della matrice intercellulare, inoltre alti livelli di B6 inibiscono l'angiogenesi
e agiscono negativamente sui processi di rivascolarizzazione dopo infarto
del miocardio. Ancora una volta da questi studi emerge la differenza tra
somministrazione di vitamine in forma precostituita ed assunzione delle
stesse con gli alimenti, la pubblicazione degli studi ancora in corso
aggiungerà altri dati ad un problema aperto.
Anna Maria Fiorenza
- Responsabile del Centro
Prevenzione e Cura dell'Aterosclerosi, A.O. "G. Salvini",
Garbagnate Milanese
Abstract:
Homocysteine
lowering with folic acid and B vitamins in vascular disease
Lonn
E, Yusuf S, Arnold MJ, Sheridan P, Pogue J, Micks M, McQueen MJ, Probstfield
J, Fodor G, Held C, Genest J Jr; Heart Outcomes Prevention Evaluation
(HOPE) 2 Investigators.
N Engl J Med. 2006;354:1567-77
BACKGROUND:
In observational studies, lower homocysteine levels are associated with
lower rates of coronary heart disease and stroke. Folic acid and vitamins
B6 and B12 lower homocysteine levels. We assessed whether supplementation
reduced the risk of major cardiovascular events in patients with vascular
disease. METHODS: We randomly assigned 5522 patients 55 years of age or
older who had vascular disease or diabetes to daily treatment either with
the combination of 2.5 mg of folic acid, 50 mg of vitamin B6, and 1 mg
of vitamin B12 or with placebo for an average of five years. The primary
outcome was a composite of death from cardiovascular causes, myocardial
infarction, and stroke. RESULTS: Mean plasma homocysteine levels decreased
by 2.4 micromol per liter (0.3 mg per liter) in the active-treatment group
and increased by 0.8 micromol per liter (0.1 mg per liter) in the placebo
group. Primary outcome events occurred in 519 patients (18.8 percent)
assigned to active therapy and 547 (19.8 percent) assigned to placebo
(relative risk, 0.95; 95 percent confidence interval, 0.84 to 1.07; P=0.41).
As compared with placebo, active treatment did not significantly decrease
the risk of death from cardiovascular causes (relative risk, 0.96; 95
percent confidence interval, 0.81 to 1.13), myocardial infarction (relative
risk, 0.98; 95 percent confidence interval, 0.85 to 1.14), or any of the
secondary outcomes. Fewer patients assigned to active treatment than to
placebo had a stroke (relative risk, 0.75; 95 percent confidence interval,
0.59 to 0.97). More patients in the active-treatment group were hospitalized
for unstable angina (relative risk, 1.24; 95 percent confidence interval,
1.04 to 1.49). CONCLUSIONS: Supplements combining folic acid and vitamins
B6 and B12 did not reduce the risk of major cardiovascular events in patients
with vascular disease. (ClinicalTrials.gov number, NCT00106886; Current
Controlled Trials number, ISRCTN14017017.).
Homocysteine lowering and cardiovascular events
after acute myocardial infarction.
Bonaa
KH, Njolstad I, Ueland PM, Schirmer H, Tverdal A, Steigen T, Wang H, Nordrehaug
JE, Arnesen E, Rasmussen K; NORVIT Trial Investigators.
N Engl J Med. 2006;354:1578-88
BACKGROUND:
Homocysteine is a risk factor for cardiovascular disease. We evaluated
the efficacy of homocysteine-lowering treatment with B vitamins for secondary
prevention in patients who had had an acute myocardial infarction. METHODS:
The trial included 3749 men and women who had had an acute myocardial
infarction within seven days before randomization. Patients were randomly
assigned, in a two-by-two factorial design, to receive one of the following
four daily treatments: 0.8 mg of folic acid, 0.4 mg of vitamin B12, and
40 mg of vitamin B6; 0.8 mg of folic acid and 0.4 mg of vitamin B12; 40
mg of vitamin B6; or placebo. The primary end point during a median follow-up
of 40 months was a composite of recurrent myocardial infarction, stroke,
and sudden death attributed to coronary artery disease. RESULTS: The mean
total homocysteine level was lowered by 27 percent among patients given
folic acid plus vitamin B12, but such treatment had no significant effect
on the primary end point (risk ratio, 1.08; 95 percent confidence interval,
0.93 to 1.25; P=0.31). Also, treatment with vitamin B6 was not associated
with any significant benefit with regard to the primary end point (relative
risk of the primary end point, 1.14; 95 percent confidence interval, 0.98
to 1.32; P=0.09). In the group given folic acid, vitamin B12, and vitamin
B6, there was a trend toward an increased risk (relative risk, 1.22; 95
percent confidence interval, 1.00 to 1.50; P=0.05). CONCLUSIONS: Treatment
with B vitamins did not lower the risk of recurrent cardiovascular disease
after acute myocardial infarction. A harmful effect from combined B vitamin
treatment was suggested. Such treatment should therefore not be recommended.
(ClinicalTrials.gov number, NCT00266487.).
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