Mortalità
globale e regionale per IHD ed ictus attribuibile a livelli pressori superiori
a quelli ottimali
Global and Regional
mortality from ischaemic heart disease and stroke attributable to higher-than-optimum
blood glucose concentration: comparative risk assessment
Goodarz Danaei, Carlene MM Lawes, Stephen Vander Hoorn, Christopher Jl
Murray, Majid Ezzati.
Lancet 2006; 368:1651-1659
Abstract:
BACKGROUND: Cardiovascular mortality risk increases
continuously with blood glucose, from concentrations well below conventional
thresholds used to define diabetes. We aimed to quantify population-level
effects of all higher-than-optimum concentrations of blood glucose on
mortality from ischaemic heart disease and stroke worldwide. METHODS:
We used population distribution of fasting plasma glucose to measure exposure
to higher-than-optimum blood glucose. We collated exposure data in 52
countries from individual-level records in population health surveys,
systematic reviews, and data provided by investigators. Relative risks
for ischaemic heart disease and stroke mortality were from a meta-analysis
of more than 200,000 participants in the Asia-Pacific region, with adjustment
for other cardiovascular risk factors. RESULTS: In addition to 959,000
deaths directly assigned to diabetes, 1 490,000 deaths from ischaemic
heart disease and 709,000 from stroke were attributable to high blood
glucose, accounting for 21% and 13% of all deaths from these conditions.
1.8 million of these 2.2 million cardiovascular deaths (84%) were in low-and-middle-income
countries (1,224,000 for ischaemic heart disease, 623,000 for stroke).
792,000 (53%) of deaths from ischaemic heart disease and 345,000 (49%)
from stroke that were attributable to high blood glucose were in men.
Largest numbers of deaths attributable to this risk factor from ischaemic
heart disease were in low-and-middle-income countries of South Asia (548,000)
and Europe and Central Asia (313,000), and from stroke in South Asia (215,000)
and East Asia and Pacific (190,000). INTERPRETATION: Higher-than-optimum
blood glucose is a leading cause of cardiovascular mortality in most world
regions. Programmes for cardiovascular risk and diabetes management and
control at the population level need to be more closely integrated.
Commento:
Che il diabete mellito si associ ad un insieme di complicanze cardiovascolari
caratterizzate da elevate mortalità è un dato noto da tempo.
Tuttavia, la correlazione esistente tra valori di glicemia superiori agli
standards raccomandati e il rischio cardiovascolare rimane una questione
aperta. In questo lavoro, ottenuto da dati raccolti da 52 Paesi diversi,
gli autori hanno considerato la glicemia a digiuno come parametro di confronto
tra individui a rischio cardiovascolare.
I criteri dell'ATPIII, accettati per la definizione di sindrome metabolica,
sottolineano l'importanza delle alterazioni glicemiche nella genesi del
rischio cardiovascolare ed è stato dimostrato che, come avviene
per la pressione arteriosa e i livelli di colesterolo plasmatico, esiste
una correlazione diretta e continua tra il rischio cardiovascolare e l'incremento
dei valori di glicemia, sin a partire da valori molto inferiori a quelli
che permettono di porre diagnosi di diabete mellito. Indipendentemente
dalla scelta dei criteri con cui viene definita la sindrome metabolica,
il riconoscimento dell'esistenza di una condizione che in sè racchiude
una serie di fattori di rischio in grado di incrementare il rischio cardiovascolare
globale è indicativo di una sempre maggiore consapevolezza del
fatto che anche alterazioni metaboliche isolate, indipendentemente dall'entità
delle alterazioni stesse, possano condurre ad un significativo incremento
dellla mortalità nella popolazione generale. In questo grosso studio,
gli autori hanno fornito per la prima volta un dato quantitativo relativamente
alla morte per cause ischemiche attribuibili non solo alla presenza di
diabete mellito, che indica lo stato conclamato del dismetabolismo glucidico,
e pertanto rappresenta la condizione patologica in cui le alterazioni
aterosclerotiche hanno già prodotto una danno variamente reversibile
all'apparato cardiovascolare, ma anche alla semplice alterazione della
glicemia a digiuno. Dal lavoro di Danaei e colleghi emerge una topografia
precisa della mortalità per cause attribuibili al diabete mellito
e per la sola alterazione glicemica. La sola alterazione glicemica viene
collocata come un fattore di rischio più importante ancora del
fumo di sigaretta, ma meno dell'ipercolesterolemia e dell'ipertensione
arteriosa. Dati recenti, basati sull'analisi di numerosi studi clinici,
dimostrano che la glicemia a digiuno rappresenta un fattore predittivo
più debole rispetto all'emoglobina glicata e alla glicemia misurata
a due ore dal pasto(1). Tuttavia i dati dello studio condotto da Danaei
e colleghi risultano predittivi del rischio cardiovascolare; inoltre,
nell'ambito di un'analisi di così ampio respiro, la glicemia a
digiuno si è dimostrata il dato più semplice e confrontabile
relativamente alle alterazioni del metabolismo glucidico in popolazioni
diverse. Ulteriori studi in tal senso potrebbero meglio definire il valore
predittivo di questo semplice dato.
1) Middelbeek RJ, Horton ES. The role of glucose
as an independent cardiovascular risk factor.1: Curr Diab Rep. 2007 Feb;7(1):43-9.
Giuseppe Derosa,
Dipartimento di Medicina Interna e Terapia Medica, Università degli
Studi di Pavia
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