Effetti
cardiovascolari degli inibitori della ciclossigenasi
Cardiovascular
effects of the cyclooxygenase inhibitors
White WB.
Hypertension 2007;49:408-18
Cyclooxyenase (COX)-2 selective inhibitors were developed
to create a new class of nonsteroidal anti-inflammatory drugs (NSAIDs)
with properties similar to those of nonselective NSAIDS but without their
potential COX-1mediated gastrointestinal toxicities. Studies of
the various COX-2 selective inhibitors have shown that they are in fact
associated with a significantly lower risk of upper and lower gastrointestinal
complications than traditional NSAIDs, except in patients who are taking
concomitant low-doses of aspirin.
Recent evidence also suggests that some doses of the COX-2 selective inhibitors,
and perhaps some traditional NSAIDs as well, are associated with an increased
risk of adverse cardiovascular (CV) events. Reports of a higher incidence
of myocardial infarction (MI) among patients with arthritis taking high
doses of the COX-2 selective inhibitor rofecoxib compared with those taking
the NSAID naproxen have had heightened concerns since 2001 regarding selective
COX-2 inhibitor safety. In addition, in early 2005, elevated CV event
rates were reported in patients with spontaneous adenomatous polyps who
were taking high doses of celecoxib compared with placebo and in patients
who received parenteral parecoxib followed by oral valdecoxib versus placebo
immediately after coronary artery bypass graft surgery.
This article represents a compilation of the data concerning the effects
of both nonselective and selective NSAIDs on blood pressure (BP), particularly
in patients with hypertension and/or on antihypertensive agents. Subsequently,
the impact that the COX inhibitors have on CV events from several recent
clinical trials for the treatment of arthritis or for cancer prevention,
as well as from selected large observational studies, is discussed. [...]
Commento:
In questa
bella, interessante e ponderosa revisione, White ha esaminato quanto riportato
dalla letteratura sugli effetti cardiovascolari degli antiinfiammatori
non steroidei (FANS). Il problema del rischio di questa classe di farmaci
era emerso qualche anno fa in conseguenza dell'osservazione di un aumento
di eventi cardiovascolari nei consumatori cronici di alcuni inibitori
specifici della cicloossigenasi 2 (COX-2). Il pregio principale degli
anti-COX-2 è quello di una migliore tollerabilità gastrica
in confronto ai classici FANS con un'efficacia terapeutica non inferiore.
Gli anti-COX-2 presentavano pertanto delle buone credenziali per soppiantare
i FANS nell'uso cronico che spesso viene fatto con questi farmaci. L'allarme
generato dai rischi cardiovascolari ne ha di fatto ridimensionato l'utilizzo,
almeno nel lungo periodo. Numerosi sono stati i tentativi di dare una
spiegazione logica all'aumento del rischio cardiovascolare con gli anti-COX-2, ma nessuna spiegazione è risultata del tutto convincente. E'
stato ipotizzato che l'inibizione della COX-2 determinerebbe nell'endotelio
un'inibizione della sintesi della prostaciclina, non controbilanciata
da una riduzione della produzione di trombossano, un aumento della produzione
di leucotrieni e di radicali liberi ed un consumo di ossido nitrico. Tutti
effetti che favorirebbero il processo trombotico. A peggiorare la situazione,
l'inibizione della COX-2 si assocerebbe ad un effetto anti-natriuretico
e vasocostrittore che può avere una grande rilevanza in casi di
ipertensione o di scompenso cardiaco. Altri studi hanno però dimostrato
che gli anti-COX-2 migliorano la disfunzione endoteliale e riducono la
produzione di tissue factor, un effetto cioè che potrebbe addirittura
essere protettivo nei confronti dell'aterosclerosi. Il problema è
dunque complesso e ben lungi dall'essere chiarito. Indipendentemente dai
possibili meccanismi in gioco e limitandoci all'esame delle osservazioni
cliniche, alcuni punti devono essere chiariti. Innanzi tutto l'effetto
negativo sugli eventi cardiovascolari non è stato documentato per
tutti gli anti-COX-2, ma solo chiaramente per il rofecoxib. Non sembra
dunque essere un effetto di classe. In secondo luogo l'aumento del rischio
cardiovascolare non è da temere solo con gli anti-COX-2, ma è
stato documentato anche con FANS non selettivi come il diclofenac, l'indometacina
ed il meloxicam. Celecoxib, ibuprofen, naproxen e piroxicam non sembrano
invece comportare rischi eccessivi. I FANS sono farmaci insostituibili
per il trattamento del dolore cronico articolare. Il loro uso è
enormemente diffuso, soprattutto fra le persone anziane che sono anche
le più suscettibili ad effetti collaterali gravi, quali il sanguinamento
gastrointestinale e le malattie cardiovascolari. Gli anti-COX-2 danno
meno sanguinamenti, ma alcuni di essi (rofecoxib) aumentano il rischio
di eventi cardiovascolari che peraltro è condiviso con alcuni FANS
non selettivi. Il problema della sicurezza nell'uso prolungato di FANS
rimane dunque aperto.
Domenico Sommariva
- Divisione di Medicina Interna 1, Ospedale G. Salvini, Garbagnate Milanese
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