Determinazione
ecografica di aterosclerosi subclinica in una comunità
multietnica e paragone con lo studio di Framingham
Ultrasound assessment
of subclinical cardiovascular disease in a community-based multiethnic
population and comparison to the Framingham score
Abe Y, Roundel T, Sciacca RR, Jin Z, Sacco RL, Homma S, Di Tullio MR
Am J Cardiol 2006;98:1374-1378
Abstract:
The presence of subclinical cardiovascular disease
has been documented to indicate high coronary risk. This study investigated
the impact of subclinical cardiovascular disease derived from echocardiography
and carotid ultrasonography on traditional coronary risk stratification
using the Framingham risk score (FRS) in a community-based, multiethnic
population. Echocardiography and carotid ultrasonography were performed
in 1,445 subjects (aged >39 years; 40% men; 53% Hispanic, 20% white,
24% black) from the Northern Manhattan Study. Subclinical cardiovascular
disease was defined as the presence of left ventricular hypertrophy and/or
carotid plaque greater than the gender-specific 75th percentile of the
left ventricular mass index and maximal carotid plaque thickness distribution.
The prevalence of subclinical cardiovascular disease was examined in each
FRS category (low, intermediate, and high risk). In subjects with low
or intermediate FRSs, 35% had subclinical cardiovascular disease (low
FRS 29%, intermediate FRS 42%). In the intermediate FRS category, subclinical
cardiovascular disease was significantly more prevalent in women than
in men (53% vs 32%, p <0.0001) and in black and white subjects than
in Hispanics (59% and 46% vs 33%, p <0.0001 and p = 0.040, respectively).
In conclusion, the ultrasound assessment of subclinical cardiovascular
disease may help reclassify 1/3 of subjects with low or intermediate FRSs
into higher risk groups. In the intermediate FRS category, FRS appears
to underestimate the coronary risk more in women than in men and more
in whites and especially in blacks than in Hispanics.
Commento:
L'algoritmo
di Framingham, ottenuto dallo studio di una popolazione di circa 5000
individui con un follow up di 50 anni, è uno strumento che lo specialista
ha a disposizione per il calcolo del rischio cardiovascolare (CVD) a 10
anni. Tiene conto di sesso, età, pressione arteriosa sistolica
e diastolica, abitudine al fumo, colesterolo totale, colesterolo HDL,
presenza di diabete, presenza di cardiopatia. La popolazione dello studio
di Framingham è però una popolazione americana, in prevalenza
di razza bianca, e resta da verificare il potere predittivo dell'algoritmo
su altre popolazioni.
Lo studio NOMAS fornisce i dati osservazionali di una popolazione di 1445
soggetti in prevenzione primaria in prevalenza (63%) di razza ispanica
e di sesso femminile (60%). Gli autori hanno confrontato la massa ventricolare
sinistra (LVMI>125 g/m2 è classificato come presenza di ipertrofia)
con la grandezza della placca carotidea (MCPT, definita come area in cui
è presente una protrusione parietale nel lume >50% rispetto
allo spessore circostante), e il calcolo del rischio con l'algoritmo Framingham
(FRS: gli uomini sono classificati come a rischio intermedio se hanno
uno score da 10% a 20%, le donne invece se FRS è compreso tra 20%
a 22%).
Stratificando la popolazione secondo FRS, la presenza di danno cardiaco
ed extracardiaco aumenta con il rischio calcolato: 29% negli individui
a basso rischio, 42% in quelli a rischio intermedio fino a 60% nei soggetti
ad alto rischio. La predittività più forte è ovviamente
fornita dalla combinazione tra risultato dell'ecocardiogramma e dell'ecografia
carotidea che insieme incrementano del 35% il potere predittivo di FRS
in individui a basso e medio rischio. In individui a rischio intermedio,
gli ispanici sembrano avere una minor incidenza di danno extracardiaco.
Sono disponibili anche dati prospettici su questa coorte che dimostrano
una predittività della LVMI sugli eventi cardiovascolari (frequenza
per anno del 21.8% nel quartile LVMI più alto e 8.6% nel quartile
più basso) e sul rischio di stroke (indipendentemente da età,
razza e sesso).
In chiave di applicazione pratica, il messaggio è che gli esami
strumentali sono utili a identificare come ad alto rischio individui che
dalla presenza dei tradizionali fattori di rischio sembrerebbero a rischio
basso o intermedio, con le conseguenti implicazioni terapeutiche di prevenzione.
Ovviamente la presenza di altri fattori di rischio non compresi nell'algoritmo,
come familiarità per malattie cardiovascolari, obesità e
sedentarietà, incrementa ulteriormente il rischio calcolato.
Sulla stessa popolazione, in un sottogruppo di 643 soggetti è stata
valutata la funzionalità endoteliale tramite la vasodilatazione
flusso mediata all'arteria brachiale (FMD), associando un aumento significativo
di 0.02 mm nello spessore della placca per ogni % di disfunzione endoteliale,
in modo indipendente da fattori di rischio vascolari, demografici o educazionali.
L'utilizzo nella pratica clinica di metodiche non invasive costituisce,
oltre che indice diagnostico, un valido strumento per discriminare situazioni
intermedie e decidere l'aggressività di una terapia, soprattutto
nel caso di IMT e presenza/assenza di placca ateromasica, e soprattutto
perché in modo relativamente semplice, veloce e a basso costo.
Amato e al (Eur Heart J, 2007) dimostrano una significativa correlazione
tra IVUS, ecocardiografia e IMT, con la miglior predizione di danno cardiaco
per IMT>1 mm. Un pre-screening attraverso la misurazione di IMT sarebbe
pertanto consigliabile prima di passare a metodiche più costose
ed invasive.
Allo stato attuale, molti sono gli studi che dimostrano il potere predittivo
di CVD da parte di test non invasivi quali quelli ecografici extracardiaci:
Matsushima e al. (Int J Cardiol, 2007) dimostra che c'è pari valore
diagnostico tra IMT e FMD, mentre Teragawa e al. (Am J Cardiol, 2001)
identifica solo FMD come test predittivo, Yan e al. (J Am Coll Cardiol,
2005) in 1400 uomini sani non trovano correlazione tra i due tests e ipotizzano
che ognuno dei due dipinga stadi differenti della patologia.
Un ulteriore messaggio di questo studio è che, per identificare
nuovi fattori di rischio, bisogna confrontare soggetti a basso rischio
FRS con e senza danno cardiaco o extracardiaco.
Gli studi multicentrici aiuteranno a creare algoritmi per il rischio in
popolazioni diverse da quella statunitense e irrobustiranno sia le metodiche
ecografiche che quelle di misurazione.
Sara Raselli, Centro
Studi Aterosclerosi - SISA Lombardia, Ospedale Bassini, Cinisello Balsamo
(MI)
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