L'osteopontina,
un nuovo marker prognostico in pazienti con scompenso
Osteopontin, a
New Prognostic Biomarker in Patients With Chronic Heart Failure
Mark Rosenberg, Christian Zugck, Manfred Nelles, Claus Juenger, Derk Frank,
Andrew Remppis, Evangelos Giannitsis, Hugo A. Katus, and Norbert Frey.
Circulation: Heart Failure. 2008;1:43-49
Abstract:
Background Osteopontin, a glycoprotein that
can be detected in plasma, was found to be upregulated in several animal
models of cardiac failure and may thus represent a new biomarker that
facilitates risk stratification in patients with heart failure. We therefore
tested whether osteopontin plasma levels are elevated in patients with
chronic heart failure and whether they provide independent prognostic
information.
Methods and Results We analyzed osteopontin plasma levels in 420
patients with chronic heart failure due to significantly impaired left
ventricular systolic function and correlated the results with disease
stage and prognostic information (median follow-up of 43 months). We found
that osteopontin plasma levels were significantly elevated in patients
with heart failure as compared with healthy control subjects (532 versus
382 ng/mL, P=0.008), irrespective of heart failure origin (ischemic versus
dilated cardiomyopathy). Furthermore, osteopontin levels were higher in
patients with moderate to severe heart failure than in patients with no
or mild symptoms (672 ng/mL for New York Heart Association class III/IV
versus 479 ng/mL for class I/II, P<0.0001). Estimated 4-year death
rates in patients with osteopontin levels above or below a cutoff value
derived from receiver operating characteristic analyses were 56.5% and
28.4%, respectively (hazard ratio 3.4, 95% confidence interval 2.2 to
5.3, P<0.0001). In a multivariable model that included demographic,
clinical, and biochemical parameters such as N-terminal prohormone brain
natriuretic peptide, osteopontin emerged as an independent predictor of
death (hazard ratio 2.3, 95% confidence interval 1.4 to 3.5, P<0.001).
Conclusion Our findings suggest that osteopontin might be useful
as a novel prognostic biomarker in patients with chronic heart failure.
Commento:
L'osteopontina
è una glicoproteina multifunzionale secreta in tutti i fluidi corporei,
presente non solo nell'osso, ma anche in vari tipi cellulari compresi
macrofagi, cellule endoteliali, cellule muscolari lisce e cellule epiteliali.
E' coinvolta in molti processi biologici, compresa la formazione ed il
rimodellamento del tessuto osseo, la stimolazione dei macrofagi e dei
linfociti, la sopravvivenza e la migrazione cellulare.
Non stupisce che sia presente anche in una patologia come lo scompenso
cardiaco cronico, come probabile espressione di rimodellamento miocardico
attraverso l'attivazione dei fibroblasti in risposta a stress e che sia
stata riscontrata in concentrazione elevata in modelli animali con ipertrofia
cardiaca e scompenso, in biopsie del miocardio di pazienti con miocardiopatia
dilatativa, in pazienti con infarto miocardico acuto e disfunzione ventricolare
sinistra.
Dal punto di vista diagnostico l'osteopontina probabilmente non aggiunge
nulla nello scompenso cardiaco cronico, rimanendo questo prima di tutto
una diagnosi clinico strumentale e solo secondariamente biochimica. La
biochimica comunque non è irrilevante. L'introduzione in clinica
del dosaggio del BNP (brain natriuretic peptide) e del NT-proBNP (frammento
terminale inattivo del BNP) sicuramente ha migliorato l'accuratezza diagnostica
dei casi pre clinici nonché facilitato la diagnosi differenziale
delle dispnee acute in emergenza. Valori di BNP < 100 o NT-proBNP <300
rendono improbabile la diagnosi di scompenso, mentre valori > 500 e
1000, rispettivamente, la rendono assai probabile.
Secondo gli autori l'osteopontina potrebbe meglio correlare con la severità
della malattia e quindi avere un più importante ruolo prognostico;
la mortalità a 4 anni è risultata solo del 12% nei pazienti
con valore di osteopontina e NT-pro BNP al di sotto dei cut off (<929
ng/ml e <2093 ng/l, rispettivamente), mentre è stata del 73
% in quelli con entrambi i markers elevati. Tuttavia nel gruppo con BNP
basso ma osteopontina elevata la mortalità saliva al 39% mentre
nel gruppo con osteopontina bassa la mortalità rimaneva al 12%.
La presenza di valori di osteopontina elevati nel gruppo con elevato BNP
incrementava la mortalità dal 50 al 73%.
Una corretta diagnosi di insufficienza cardiaca e conseguente stratificazione
del rischio nello scompenso cardiaco sono sicuramente determinanti per
impostare una terapia quanto più precoce e corretta ai fini di
rallentarne l'evoluzione e migliorane la prognosi. Il BNP si è
dimostrato sicuramente utile nel riconoscimento e nella gestione del paziente
scompensato tanto da venire incluso negli esami consigliati dalle recenti
linee guida europee (ESC 2008) dello scompenso cardiaco.
L'osteopontina, non è specifica per il cuore, la sua concentrazione
è aumentata nel plasma in presenza di carcinomi disseminati, infezioni
da germi gram negativi, malattie infiammatorie croniche ed autoimmuni,
obesità e non è chiaro quale sia il suo preciso significato
funzionale: come tale potrebbe avere esclusivamente un ruolo aggiuntivo
ma non sostitutivo del BNP nella gestione dello scompenso cardiaco.
Tuttavia numerosi altri lavori ne hanno dimostrato la presenza in quantità
elevate in caso di stenosi e calcificazioni vascolari; in tal senso potrebbe
essere suggestiva come indice diagnostico di gravità e di estensione
della malattia arterosclerotica.
Adriana Torri,
Divisione di Medicina Interna 1, Ospedale G. Salvini, Garbagnate Milanese
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