Il
valore della auto determinazione della glicemia in soggetti diabetici
Efficacy of self
monitoring of blood glucose in patients with newly diagnosed type 2 diabetes
(ESMON study): randomised controlled trial
BMJ 2008;336:1174-77 - Abstract
Cost effectiveness of self monitoring of blood glucose in patients
with non-insulin treated type 2 diabetes: economic evaluation of data
from the DiGEM trial
BMJ 2008;336:1177-80 - Abstract
Commento:
Il diabete
mellito è una patologia in continua espansione, caratterizzata
da un notevole impatto sulla mortalità e morbilità e con
enormi costi individuali e socio-sanitari. Al recente Meeting dell'Associazione
Europea per lo Studio del Diabete (EASD), svoltosi a Roma nel settembre
2008, è stato evidenziato che il diabete di tipo 2 colpisce attualmente
in Italia il 4,1% della popolazione, con notevoli costi a carico del servizio
sanitario nazionale che sono stati calcolati per ogni paziente in circa
2.589 euro all'anno, suddivisi in 827 euro per la spesa farmaceutica,
1.274 euro per i ricoveri ospedalieri dovuti alle complicanze e 488 euro
per le prestazioni specialistiche e diagnostiche. Si stima che tra meno
di 20 anni un italiano su 10 sopra i 50 anni potrebbe essere ammalato
di diabete e questo potrà comportare un notevole incremento della
spesa sanitaria. E' quindi auspicabile una riflessione sulle attuali indicazioni
per la gestione del diabete mellito e sulla necessità di valutare
il rapporto tra costi e benefici.
L'autocontrollo glicemico domiciliare mediante strisce reattive rientra
nelle pratiche abitualmente ed ampiamente in uso per la gestione del paziente
diabetico.
Due recenti studi hanno focalizzato l'attenzione su questo argomento.
Il primo, l'ESMON Study (BMJ, 336:1174-77, 2008), ha valutato l'effetto
dell'automonitoraggio sul controllo glicemico e sugli indici psicologici
in un gruppo di pazienti con diabete di tipo 2. Lo studio è stato
condotto su 184 pazienti con una nuova diagnosi di diabete. Sono stati
esclusi pazienti in trattamento insulinico e pazienti che già facevano
l'autocontrollo glicemico. I pazienti sono stati suddivisi in due gruppi:
solo uno dei due è stato istruito per il controllo di quattro valori
di glicemia capillare a digiuno e quattro postprandiali alla settimana,
con modifiche dello stile di vita in base ai risultati ottenuti. Lo studio
ha avuto una durata di un anno con visite di controllo ad intervalli di
tre mesi. Al termine dello studio il miglioramento del compenso glicemico
in termini di valori di Hba1c era risultato sovrapponibile in entrambi
i gruppi mentre i pazienti del gruppo che facevano l'automonitoraggio
avevano un punteggio più elevato di depressione ed una tendenza
ad una maggiore ansietà.
Il secondo studio invece, il DIGEM Trial (BMJ, 336: 1177-80, 2008), ha
confrontato i costi di due differenti tipi di approccio all'automonitoraggio
rispetto ad un gruppo di controllo che non lo faceva. Uno dei due gruppi
si limitava a fare l'autocontrollo glicemico (monitoraggio meno intensivo)
mentre il secondo gruppo prendeva provvedimenti di tipo terapeutico e
di attività fisica in base ai risultati ottenuti (monitoraggio
più intensivo). In termini di riduzione ad un anno dei valori di
HbA1c non sono risultate differenze significative tra i tre gruppi. Come
prevedibile i costi sono stati maggiori a carico dei due gruppi che facevano
l'automonitoraggio anche se il gruppo con il monitoraggio più intensivo,
nonostante un maggiore impegno, è risultato essere meno costoso
rispetto a quello con il monitoraggio meno intensivo.
Quali conclusioni trarre da questi due studi? In complesso abbastanza
sconfortanti: fare l'automonitoraggio costa, non sembra migliorare il
controllo del diabete ed in più i pazienti sono più depressi!
Ad una analisi più attenta si devono però considerare più
fattori: un anno di studio potrebbe essere un po' poco per valutare nel
tempo un miglioramento metabolico nei pazienti che fanno l'automonitoraggio;
il numero di determinazioni delle glicemia nel primo studio (non specificato
invece nel secondo) può essere un po' eccessivo per pazienti in
trattamento con ipoglicemizzanti orali e non insulina; conoscere i propri
valori di glicemia e dovere affrontare costantemente un cambiamento può
essere deprimente e "fare sentire più malati" pazienti
che potrebbero invece vivere meno negativamente la propria malattia, senza
comprometterne il compenso metabolico.
Da non dimenticare comunque, che l'autocontrollo glicemico può
essere uno strumento educativo valido ed è indispensabile per le
forme di diabete non compensato o in trattamento insulinico. Sicuramente
l'attuale minore disponibilità di risorse economiche deve indurre
ad una selezione dei pazienti che potranno trarre beneficio dall'automonitoraggio
glicemico domiciliare.
Adriana Branchi.
Dipartimento di Medicina Interna. Università degli Studi di Milano.
Fondazione Policlinico Ospedale Maggiore di Milano
Efficacy
of self monitoring of blood glucose in patients with newly diagnosed type
2 diabetes (ESMON study): randomised controlled trial
O'Kane MJ, Bunting B, Copeland M, Coates VE; ESMON study group.
BMJ 2008;336:1174-77
Abstract:
OBJECTIVES: To assess the effect of self monitoring
of blood glucose concentrations on glycaemic control and psychological
indices in patients with newly diagnosed type 2 diabetes mellitus. DESIGN:
Prospective randomised controlled trial of self monitoring versus no monitoring
(control). SETTING: Hospital diabetes clinics. PARTICIPANTS: 184 (111
men) people aged <70 with newly diagnosed type 2 diabetes referred
to the participating diabetes clinics. Major exclusion criteria were secondary
diabetes, insulin treatment, previous self monitoring of blood glucose.
INTERVENTIONS: Participants were randomised to self monitoring or no monitoring
(control) groups for one year with follow-up at three monthly intervals.
Both groups underwent an identical structured core education programme.
The self monitoring group received additional education on monitoring.
MAIN OUTCOME MEASURES: Between group differences in HbA(1c), psychological
indices, use of oral hypoglycaemic drugs, body mass index (BMI), and reported
hypoglycaemia rates. RESULTS: 96 patients (55 men) were randomised to
monitoring and 88 (56 men) to control. There were no baseline differences
in mean (SD) age (57.7 (11.0) in monitoring group v 60.9 (11.5) in control
group) or HbA(1c) (8.8 (2.1)% v 8.6 (2.3)%, respectively). Those in the
monitoring group had a higher baseline BMI (34 (7) v 32 (6.2)). There
were no significant differences between groups at any time point (12 months
values given) in HbA(1c) (6.9 (0.8)% v 6.9 (1.2)%, P=0.69; 95% confidence
interval for difference -0.25% to 0.38%), BMI (33.1 (6.4) v 31.8 (6.0);
adjusted for baseline BMI, P=0.32), use of oral hypoglycaemic drugs, or
reported incidence of hypoglycaemia. Monitoring was associated with a
6% higher score on the depression subscale of the well-being questionnaire
(P=0.01). CONCLUSIONS: In patients with newly diagnosed type 2 diabetes
self monitoring of blood glucose concentration has no effect on glycaemic
control but is associated with higher scores on a depression subscale.
TRIAL REGISTRATION: ISRCTN 49814766.
Cost
effectiveness of self monitoring of blood glucose in patients with non-insulin
treated type 2 diabetes: economic evaluation of data from the DiGEM trial
Simon J, Gray A, Clarke P, Wade A, Neil A, Farmer A; Diabetes Glycaemic
Education and Monitoring Trial Group.
BMJ 2008;336:1177-80
Abstract:
OBJECTIVE: To assess the cost effectiveness of
self monitoring of blood glucose alone or with additional training in
incorporating the results into self care, in addition to standardised
usual care for patients with non-insulin treated type 2 diabetes. DESIGN:
Incremental cost utility analysis from a healthcare perspective. Data
on resource use from the randomised controlled diabetes glycaemic education
and monitoring (DiGEM) trial covered 12 months before baseline and 12
months of trial follow-up. Quality of life was measured at baseline and
12 months using the EuroQol EQ-5D questionnaire. SETTING: Primary care
in the United Kingdom. PARTICIPANTS: 453 patients with non-insulin treated
type 2 diabetes. INTERVENTIONS: Standardised usual care (control) compared
with additional self monitoring of blood glucose alone (less intensive
self monitoring) or with training in self interpretation of the results
(more intensive self monitoring). MAIN OUTCOME MEASURES: Quality adjusted
life years and healthcare costs (sterling in 2005-6 prices). RESULTS:
The average costs of intervention were pound89 (euro113; $179) for standardised
usual care, pound181 for less intensive self monitoring, and pound173
for more intensive self monitoring, showing an additional cost per patient
of pound92 (95% confidence interval pound80 to pound103) in the less intensive
group and pound84 ( pound73 to pound96) in the more intensive group. No
other significant cost difference was detected between the groups. An
initial negative impact of self monitoring on quality of life occurred,
averaging -0.027 (95% confidence interval-0.069 to 0.015) for the less
intensive self monitoring group and -0.075 (-0.119 to -0.031) for the
more intensive group. CONCLUSIONS: Self monitoring of blood glucose with
or without additional training in incorporating the results into self
care was associated with higher costs and lower quality of life in patients
with non-insulin treated type 2 diabetes. In light of this, and no clinically
significant differences in other outcomes, self monitoring of blood glucose
is unlikely to be cost effective in addition to standardised usual care.
TRIAL REGISTRATION: Current Controlled Trials ISRCTN47464659.
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