Aderenza
alla dieta mediterranea e rischio di sviluppare diabete: uno studio di
coorte prospettico
Adherence to Mediterranean
diet and risk of developing diabetes: prospective cohort study
Martínez-González MA, de la Fuente-Arrillaga C, Nunez-Cordoba
JM, Basterra-Gortari FJ, Beunza JJ, Vazquez Z, Benito S, Tortosa A, Bes-Rastrollo
M.
BMJ 2008;336:1348-51
Diapositive
Abstract:
OBJECTIVE: To assess the relation between adherence
to a Mediterranean diet and the incidence of diabetes among initially
healthy participants. DESIGN: Prospective cohort study with estimates
of relative risk adjusted for sex, age, years of university education,
total energy intake, body mass index, physical activity, sedentary habits,
smoking, family history of diabetes, and personal history of hypertension.
SETTING: Spanish university department. PARTICIPANTS: 13 380 Spanish university
graduates without diabetes at baseline followed up for a median of 4.4
years. MAIN OUTCOME MEASURES: Dietary habits assessed at baseline with
a validated 136 item food frequency questionnaire and scored on a nine
point index. New cases of diabetes confirmed through medical reports and
an additional detailed questionnaire posted to those who self reported
a new diagnosis of diabetes by a doctor during follow-up. Confirmed cases
of type 2 diabetes. RESULTS: Participants who adhered closely to a Mediterranean
diet had a lower risk of diabetes. The incidence rate ratios adjusted
for sex and age were 0.41 (95% confidence interval 0.19 to 0.87) for those
with moderate adherence (score 3-6) and 0.17 (0.04 to 0.75) for those
with the highest adherence (score 7-9) compared with those with low adherence
(score <3). In the fully adjusted analyses the results were similar.
A two point increase in the score was associated with a 35% relative reduction
in the risk of diabetes (incidence rate ratio 0.65, 0.44 to 0.95), with
a significant inverse linear trend (P=0.04) in the multivariate analysis.
CONCLUSION: Adherence to a Mediterranean diet is associated with a reduced
risk of diabetes.
Commento:
Diversi studi hanno dimostrato che la dieta mediterranea può
avere un azione preventiva nei contronti del diabete e delle malattie
cardiovascolari. Per dieta mediterranea si intende una dieta caratterizzata
da un alto quantitativo di acidi grassi monoinsaturi rispetto ai saturi,
alto apporto di legumi, cereali e frutta, un moderato apporto di alcool,
il tutto associato ad un basso consumo di carni e di derivati latticini.
Lo studio condotto da Martìnez-Gonzàles et al. ambisce a
chiarire meglio la correlazione tra l'adozione di una dieta mediterranea
e l'incidenza del diabete mellito. Si tratta di uno studio di coorte prospettico
con ampio numero di partecipanti (15.970), formato da studenti, infermiere
e laureati con età media di 37 anni e di entrambi i sessi. Lo studio
ha avuto un follow up di 4,4 anni (mediana). In tali individui veniva
stimata, ogni due anni, l'aderenza alla dieta mediterranea attaverso un
questionario a punti (0 rappresentava una scarsa aderenza alla dieta mediterranea,
mentre 9 rappresentava la massima aderenza possibile). Tali pazienti sono
stati dunque seguiti nel tempo per valutare l'eventuale insorgenza del
diabete mellito. I risultati, aggiustati per sesso ed età, hanno
messo in evidenza come i pazienti con un'alta aderenza alla dieta mediterranea
(punteggio >6) riportavano una riduzione del rischio di contrarre il
diabete dell'83%. Analizzando il punteggio come una variabile continua
si è evidenziato che un aumento di 2 punti del questionario si
associava ad una riduzione del rischio relativo del 35%. Peraltro, in
questo studio, gli individui con una maggiore aderenza alla dieta mediterranea
e quindi benefeciari di un maggior effetto preventivo, avevano frequentemente
altri fattori di rischio per il diabete quali età avanzata, elevato
BMI, storia familiare di diabete e fumo di sigaretta. Questo evidenzia
un ruolo ancora più cruciale della dieta nello sviluppo del diabete
mellito. I limiti di tale studio consistono nel limitato periodo di follow-up
(mediamente 4,4 anni), nella giovane età dei partecipanti (età
media 37 anni) e ai limiti intrinseci legati ad uno studio basato su questionari.
In letteratura esistono già diversi studi che hanno indagato la
correlazione tra dieta e sviluppo del diabete mellito. Uno studio analogo
è stato condotto da Hu FB et al. Esso consisteva in uno studio
prospettico di coorte che includeva 86.941 partecipanti donne seguite
per ben 16 anni. L'aderenza ad una corretta alimentazione (identificata
da un basso contenuto di glucidi semplici, alto contenuto di fibre e da
una prevalenza di acidi grassi polinsaturi rispetto ai saturi) veniva
identificata con un punteggio da 1 a 5. Ad ogni punto corrispondeva una
riduzione del rischio relativo di circa il 10% (punteggio pari a 1: rischio
relativo 1, punteggio pari a 5: rischio relativo 0,49). Omologando le
scale di punteggio tra lo studio di Martìnez-Gonzàles e
quello di Hu, la riduzione del rischio relativo per singolo punto è
sovrapponibile.
Ci sono diverse basi fisiopatologiche attraverso le quali la dieta mediterranea
può svolgere un'azione protettrice nei confronti del diabete mellito
di tipo 2. Evidenze dimostrano che l'apporto qualitativo dei grassi assunti
con la dieta gioca un ruolo cruciale. Una dieta ricca in acidi grassi
monoinsaturi e povera di acidi grassi saturi, come è quella mediterranea,
migliora l'insulino-resistenza. Uno studio di Panagiotakos et al. ha stimato
che la riduzione dell'insulino resistenza è del 15% nei soggetti
sani e ben del 27% nei soggetti con ridotta tolleranza glucidica o diabetici.
Un lavoro di Paniagua et al. ha dimostrato che i livelli del peptide glucagone
simile-1 (GLP-1) siano maggiori negli individui aderenti ad una dieta
mediterranea. Perez-Martinez et al. hanno dimostrato come nell'olio d'oliva
sono presenti inoltre diverse sostanze in grado modulare l'azione pro-infiamatoria
di diverse citochine. E' stato dimostrato da Fung et al. che la dieta
mediterranea è associata a delle basse concentrazioni di marcatori
di infiammazione e danno endoteliale che a loro volta correlano con una
maggiore incidenza di diabete di tipo 2.
Concludendo, il vantaggio dello studio di Martìnez-Gonzàles
è quello di aver focalizzato l'attenzione sull'incidenza del diabete,
contrariamente agli altri studi presenti in letteratura, condotti da Hu
FB et al., Knoops et al., Trichopoulou et al., Estruch R et al. e altri
dove l'obiettivo era piuttosto valutare l'associazione tra dieta mediterranea
e la mortalità per cause cardiovascolari o per tutte le cause,
mentre i dati relativi al diabete erano solo secondari. Dallo studio di
Martìnez-Gonzàles si sono inoltre evidenziati degli aspetti
innovativi, tra i quali il fatto che la dieta mediterranea avesse una
protezione maggiore proprio negli individui con diversi fattori di rischio
per diabete, tra i quali il sovrappeso, l'età avanzata e la familiarità
per il diabete. Questi dati dimostrano quanto possano essere importanti
programmi di sanità pubblica, basati sull'educazione alimentare
e l'attività fisica, peraltro già condotti con successo
in Cina e in Finlandia, per prevenire, prima ancora che curare la patologia
diabetica.
Bibliografia:
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N Engl J Med 2001;345:790-7.
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4. Martinez-Gonzalez MA, Sánchez-Villegas
A. The emerging role of Mediterranean diets in cardiovascular epidemiology:
MUFA, olive oil, red wine or the whole pattern? Eur J Epidemiol 2004;19:9-13.
5. Panagiotakos DB, Tzima N, Pitsavos C, Chrysohoou C, Zampelas A, Toussoulis
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6. Perez-Martinez P, Lopez-Miranda J, Blanco-Colio L, Bellido C, Jimenez
Y, Moreno JA, et al. The chronic intake of a Mediterranean diet enriched
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7. Paniagua JA, de la Sacristana AG, Sánchez E, Romero I, Vidal-Puig
A, Berral FJ, et al. MUFA-rich diet improves postprandial glucose, lipid
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Mediterranean diet and survival in a Greek population. N Engl J Med 2003;348:2599-608.
Giuseppe Derosa,
Dipartimento di Medicina Interna e Terapia Medica, Università degli
Studi di Pavia
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