Obesità "benigna"

Identification and characterization of metabolically benign obesity in humans
Arch Intern Med 2008;168:1609-16 - Abstract

The obese without cardiometabolic risk factor clustering and the normal weight with cardiometabolic risk factor clustering: prevalence and correlates of 2 phenotypes among the US population (NHANES 1999-2004).
Arch Intern Med 2008;168:1617-24 - Abstract

Commento:
In uno degli ultimi numeri della rivista Archives of Internal Medicine compaiono due articoli originali che riportano interessanti osservazioni sull'esistenza di forme di obesità che non correlano con eventi cardiovascolari, non sono accompagnate da insulino-resistenza e non determinano aggressiva evoluzione dell'aterosclerosi.

Nel primo studio ("Identificazione e caratterizzazione dell'obesità metabolicamente benigna") (1) sono stati valutati 314 soggetti rilevando il grasso totale corporeo (viscerale e sottocutaneo) mediante risonanza magnetica, il grasso epatico e quello muscolare scheletrico con spettroscopia in risonanza magnetica protonica. Tutti i soggetti sono stati sottoposti anche a valutazione dello spessore medio-intimale carotideo (IMT). Infine è stata valutata la sensibilità insulinica con la risposta alla curva da carico di glucosio, suddividendo i soggetti in 4 gruppi: normali (BMI<25.0), sovrappeso (BMI 25-29.9), obesi (BMI>30.0) insulino-sensibili (IS) o insulino-resistenti (IR). Come atteso, il grasso totale corporeo e quello viscerale erano maggiori nei soggetti sovrappeso e obesi rispetto ai normopeso, senza rilevare differenze significative, però, tra i 2 gruppi di obesi. Invece sono risultati differenti la distribuzione di grasso ectopico nel muscolo scheletrico (p<0.001) e, ancor più, nel fegato (4,3%±0,6% vs. 9,5%±0,8%); l'IMT carotideo era minore (0.54±0.02vs0.59±0.01mm) e l'insulino-sensibilità maggiore (17.4±0.9 vs 7.3±0.3 AU) nei soggetti obesi-IS rispetto agli obesi-IR (p<0.05). Ancor più sorprendente è risultato il fatto che gli obesi-IS avevano la stessa insulino-sensibilità e un IMT non diverso rispetto al gruppo dei normopeso, permettendo agli Autori di concludere come possa esistere una obesità "benigna" non accompagnata da insulino-resistenza e da aterosclerosi precoce; la quantità di grasso epatico potrebbe essere il determinante più importante, rispetto all'adiposità viscerale, nel comprendere questo fenotipo meno "a rischio" cardiometabolico. L'insulinemia basale si è dimostrata la variabile predittiva più significativa: il limite di 7.63 µIU/mL discrimina i soggetti con fenotipo "benigno" rispetto agli insulino-resistenti. Tra i meccanismi coinvolti sembrano giocare un ruolo determinante il sistema degli endocannabinoidi, le variazioni genetiche del recettore per l'adiponectina (ADIPOR1) e la lipasi epatica (LIPC): tutti sono coinvolti nei meccanismi di accumulo epatico di grasso. Anche il livello di attività fisica aerobica, associato a un minor accumulo di grasso scheletrico e epatico, può risultare importante ma, concludono gli Autori, i risultati di questo studio vanno confermati anche in altre razze.

Il secondo lavoro ("Aggregazione di obesità senza fattori di rischio cardiometabolici e associazione del normopeso con fattori di rischio cardiometabolici") (2) sembra offrire già qualche risposta a questi quesiti, trattandosi di una valutazione su 5440 partecipanti ai NHANES (National Health and Nutrition Examination Surveys 1999-2004) nei quali è stata valutata la prevalenza e le correlazioni tra il BMI e gruppi cardiometabolici (metabolicamente sani: 0 o 1 anormalità cardiometabolica; metabolicamente anormali: 2 o più anormalità cardiometaboliche). Le anormalità cardiometaboliche considerate sono state l'ipertensione arteriosa; l'aumento dei trigliceridi, della glicemia e della PCR; incremento del valore di insulino-resistenza secondo l'indice HOMA (Homeostasis Model Assessment); ridotto livello di HDL Colesterolo. Secondo questa valutazione il 23,5% degli adulti (>20 anni, circa 16.3 milioni di persone) normopeso risultano metabolicamente anormali, mentre il 51,3% (circa 35.9 milioni) di sovrappeso e il 31,7% (circa 19,5 milioni) di obesi sono metabolicamente sani. I fattori che correlano indipendentemente con le anormalità cardiometaboliche tra i soggetti normopeso sono risultati l'età più avanzata, un minor livello di attività fisica e una maggior circonferenza addominale. Invece i fattori che correlano con assenza o 1 sola anormalità cardiometabolica tra i soggetti sovrappeso o obesi sono risultati l'età minore, l'etnia nera non ispanica, un maggior livello di attività fisica e una minor circonferenza addominale.
Questo studio sottolinea come l'età più avanzata, il fumo e una aumentata circonferenza addominale risultano associati a un fenotipo anormale, mentre una moderata assunzione di alcol e una buona attività fisica nel tempo libero correlano con un fenotipo "metabolicamente sano". Tra i lati positivi segnaliamo l'aver preso in considerazione differenti etnie e il fatto di aver valutato, tra le variabili, non solo i determinanti della sindrome metabolica, ma anche indicatori di infiammazione, di attività fisica, il consumo di alcol e il fumo.
Certamente sono necessari ulteriori approfondimenti ma, come suggerito dall'editoriale che commenta i due lavori, pensiamo che queste ricerche siano di stimolo per far luce su come strutture corporee apparentemente uguali possano determinare differenti risposte "cardiometaboliche".



Antonio C. Bossi - U.O. Malattie Metaboliche e Diabetologia, A.O. "Ospedale Treviglio-Caravaggio"

Una versione estesa di questo commento è disponibile su cardiometabolica.org

 

Identification and characterization of metabolically benign obesity in humans
Stefan N, Kantartzis K, Machann J, Schick F, Thamer C, Rittig K, Balletshofer B, Machicao F, Fritsche A, Häring HU.

Arch Intern Med 2008;168:1609-16

Abstract:
BACKGROUND: Obesity represents a risk factor for insulin resistance, type 2 diabetes mellitus, and atherosclerosis. In addition, for any given amount of total body fat, an excess of visceral fat or fat accumulation in the liver and skeletal muscle augments the risk. Conversely, even in obesity, a metabolically benign fat distribution phenotype may exist. METHODS: In 314 subjects, we measured total body, visceral, and subcutaneous fat with magnetic resonance (MR) tomography and fat in the liver and skeletal muscle with proton MR spectroscopy. Insulin sensitivity was estimated from oral glucose tolerance test results. Subjects were divided into 4 groups: normal weight (body mass index [BMI] [calculated as weight in kilograms divided by height in meters squared], < 25.0), overweight (BMI, 25.0-29.9), obese-insulin sensitive (IS) (BMI, > or = 30.0 and placement in the upper quartile of insulin sensitivity), and obese-insulin resistant (IR) (BMI, > or = 30.0 and placement in the lower 3 quartiles of insulin sensitivity). RESULTS: Total body and visceral fat were higher in the overweight and obese groups compared with the normal-weight group (P < .05); however, no differences were observed between the obese groups. In contrast, ectopic fat in skeletal muscle (P < .001) and particularly the liver (4.3% +/- 0.6% vs 9.5% +/- 0.8%) and the intima-media thickness of the common carotid artery (0.54 +/- 0.02 vs 0.59 +/- 0.01 mm) were lower and insulin sensitivity was higher (17.4 +/- 0.9 vs 7.3 +/- 0.3 arbitrary units) in the obese-IS vs the obese-IR group (P < .05). Unexpectedly, the obese-IS group had almost identical insulin sensitivity and the intima-media thickness was not statistically different compared with the normal-weight group (18.2 +/- 0.9 AU and 0.51 +/- 0.02 mm, respectively). CONCLUSIONS: A metabolically benign obesity that is not accompanied by insulin resistance and early atherosclerosis exists in humans. Furthermore, ectopic fat in the liver may be more important than visceral fat in the determination of such a beneficial phenotype in obesity.


The obese without cardiometabolic risk factor clustering and the normal weight with cardiometabolic risk factor clustering: prevalence and correlates of 2 phenotypes among the US population (NHANES 1999-2004).
Wildman RP, Muntner P, Reynolds K, McGinn AP, Rajpathak S, Wylie-Rosett J, Sowers MR.

Arch Intern Med 2008;168:1617-24

Abstract:
BACKGROUND: The prevalence and correlates of obese individuals who are resistant to the development of the adiposity-associated cardiometabolic abnormalities and normal-weight individuals who display cardiometabolic risk factor clustering are not well known. METHODS: The prevalence and correlates of combined body mass index (normal weight, < 25.0; overweight, 25.0-29.9; and obese, > or = 30.0 [calculated as weight in kilograms divided by height in meters squared]) and cardiometabolic groups (metabolically healthy, 0 or 1 cardiometabolic abnormalities; and metabolically abnormal, > or = 2 cardiometabolic abnormalities) were assessed in a cross-sectional sample of 5440 participants of the National Health and Nutrition Examination Surveys 1999-2004. Cardiometabolic abnormalities included elevated blood pressure; elevated levels of triglycerides, fasting plasma glucose, and C-reactive protein; elevated homeostasis model assessment of insulin resistance value; and low high-density lipoprotein cholesterol level. RESULTS: Among US adults 20 years and older, 23.5% (approximately 16.3 million adults) of normal-weight adults were metabolically abnormal, whereas 51.3% (approximately 35.9 million adults) of overweight adults and 31.7% (approximately 19.5 million adults) of obese adults were metabolically healthy. The independent correlates of clustering of cardiometabolic abnormalities among normal-weight individuals were older age, lower physical activity levels, and larger waist circumference. The independent correlates of 0 or 1 cardiometabolic abnormalities among overweight and obese individuals were younger age, non-Hispanic black race/ethnicity, higher physical activity levels, and smaller waist circumference. CONCLUSIONS: Among US adults, there is a high prevalence of clustering of cardiometabolic abnormalities among normal-weight individuals and a high prevalence of overweight and obese individuals who are metabolically healthy. Further study into the physiologic mechanisms underlying these different phenotypes and their impact on health is needed.