Obesità, stile di vita e rischio di eventi coronarici acuti

Obesity, behavioral lifestyle factors, and risk of acute coronary events
Jensen MK, Chiuve SE, Rimm EB, Dethlefsen C, Tjønneland A, Joensen AM, Overvad K.

Circulation 2008;117:3062-9

Abstract:
BACKGROUND: Whether physical activity reduces the impact of obesity on the risk of acute coronary events is much debated. However, little is known about the role of other potentially modifiable lifestyle factors in combination with obesity. METHODS AND RESULTS: We followed up 54,783 women and men from the prospective Danish Diet, Cancer and Health study who were 50 to 64 years at baseline (1993 to 1997) and free of coronary artery disease and cancer. During a median of 7.7 years, 1127 incident cases of acute coronary syndrome (ACS) occurred. After multivariable adjustments, each unit of body mass index was associated with a 5% and 7% higher risk of ACS among women and men, respectively (both P<0.0001 for trend). Overweight (body mass index, 25 to 29.9 kg/m(2)) and obesity (body mass index >or=30 kg/m(2)) were associated with a higher risk of ACS among the physically active and inactive, in nonsmokers and smokers, and among those who adhered more or less to a heart-healthy dietary pattern. Obese individuals who were active 1 to 3.5 h/wk had a lower risk than sedentary, obese individuals. In addition, obese nonsmokers had a lower risk than obese smokers. Adherence to a healthy diet was associated with a lower risk of ACS; however, the relative risk was not different among obese individuals with the most healthy diet versus obese individuals with a less healthy diet. CONCLUSIONS: Obesity confers an elevated risk of ACS in both healthy and less healthy subgroups of lifestyle behaviors. Adherence to healthy lifestyle behaviors was associated with a lower risk even among obese individuals.

Commento:
Che l'obesità sia un fattore di rischio indipendente per la malattia coronarica è fatto noto da tempo. Questo studio, condotto su quasi 55.000 soggetti di ambo i sessi, conferma il rischio conferito dall'obesità e riferisce che se l'obeso segue uno stile di vita corretto (astensione dal fumo, attività fisica, aderenza ad un modello dietetico di tipo mediterraneo e modica assunzione di alcool), la probabilità di incorrere in una sindrome coronarica acuta diminuisce, anche se rimane ancora più alta che nel non obeso. Ovvio dunque che l'obeso debba fare ogni sforzo per eliminare i fattori di rischio aggiuntivi ed acquisire un corretto stile di vita, ma questo non basta. Il problema della prevenzione delle malattie cardiovascolari si sposta subito sul punto centrale e cioè sull'obesità in quanto tale e sul modo di trattarla. I vari modelli dietetici e comportamentali proposti hanno dato in generale risultati sconfortanti ed al momento non è disponibile una valida terapia farmacologica. Nel lungo termine i risultati raggiunti vengono spesso vanificati ed il recupero del peso è pressoché una costante. Ma c'è un altro problema, anzi, un paradosso. Anche se il calo ponderale si accompagna a modificazioni significative dei fattori di rischio cardiovascolare (riduzione dell'insulino resistenza, dell'incidenza di diabete e della sindrome metabolica, della trigliceridemia, aumento delle HDL e riduzione della pressione arteriosa), gli studi hanno spesso dimostrato che il calo ponderale si associa ad un aumento piuttosto che ad una riduzione della mortalità. Molti di questi studi non hanno però considerato le cause del calo ponderale, che potrebbero essere responsabili sia del calo ponderale che della morte (per esempio una malattia sottostante non ancora diagnosticata). Tuttavia anche gli studi che hanno valutato solo il calo ponderale intenzionale negli obesi hanno dato risultati contrastanti. L'incertezza sugli effetti finali del trattamento dell'obesità ed ancor più la difficoltà di ottenere uno stabile calo del peso devono fare spostare l'attenzione sulla prevenzione. Perrier (Circulation, 2008;117,3057) nell'editoriale di accompagnamento dello studio di Jensen, suggerisce giustamente che l'educazione ad un corretto stile di vita rivolto alla prevenzione debba essere iniziata precocemente per fronteggiare l'aumento epidemico dell'obesità che colpisce soggetti sempre più giovani.

Domenico Sommariva - Divisione di Medicina Interna 1, Ospedale G. Salvini, Garbagnate Milanese