Sindrome
metabolica: predice solo il rischio diabete?
Can metabolic syndrome
usefully predict cardiovascular disease and diabetes? Outcome data from
two prospective studies
Sattar N, McConnachie A, Shaper AG, Blauw GJ, Buckley BM, de Craen AJ,
Ford I, Forouhi NG, Freeman DJ, Jukema JW, Lennon L, Macfarlane PW, Murphy
MB, Packard CJ, Stott DJ, Westendorp RG, Whincup PH, Shepherd J, Wannamethee
SG.
Lancet 2008;371:1927-35
Set di diapositive tratte dall'articolo
Abstract:
BACKGROUND: Clinical use of criteria for metabolic
syndrome to simultaneously predict risk of cardiovascular disease and
diabetes remains uncertain. We investigated to what extent metabolic syndrome
and its individual components were related to risk for these two diseases
in elderly populations. METHODS: We related metabolic syndrome (defined
on the basis of criteria from the Third Report of the National Cholesterol
Education Program) and its five individual components to the risk of events
of incident cardiovascular disease and type 2 diabetes in 4812 non-diabetic
individuals aged 70-82 years from the Prospective Study of Pravastatin
in the Elderly at Risk (PROSPER). We corroborated these data in a second
prospective study (the British Regional Heart Study [BRHS]) of 2737 non-diabetic
men aged 60-79 years. FINDINGS: In PROSPER, 772 cases of incident cardiovascular
disease and 287 of diabetes occurred over 3.2 years. Metabolic syndrome
was not associated with increased risk of cardiovascular disease in those
without baseline disease (hazard ratio 1.07 [95% CI 0.86-1.32]) but was
associated with increased risk of diabetes (4.41 [3.33-5.84]) as was each
of its components, particularly fasting glucose (18.4 [13.9-24.5]). Results
were similar in participants with existing cardiovascular disease. In
BRHS, 440 cases of incident cardiovascular disease and 105 of diabetes
occurred over 7 years. Metabolic syndrome was modestly associated with
incident cardiovascular disease (relative risk 1.27 [1.04-1.56]) despite
strong association with diabetes (7.47 [4.90-11.46]). In both studies,
body-mass index or waist circumference, triglyceride, and glucose cutoff
points were not associated with risk of cardiovascular disease, but all
five components were associated with risk of new-onset diabetes. INTERPRETATION:
Metabolic syndrome and its components are associated with type 2 diabetes
but have weak or no association with vascular risk in elderly populations,
suggesting that attempts to define criteria that simultaneously predict
risk for both cardiovascular disease and diabetes are unhelpful. Clinical
focus should remain on establishing optimum risk algorithms for each disease.
Commento:
L'autorevole rivista The Lancet riapre il dibattito
circa la "vexata quaestio" dell'utilità o meno di identificare
la sindrome metabolica (SM). Ricordando come i criteri diagnostici per
la SM erano stati proposti per meglio comprendere i legami fra l'insulino-resistenza
e le malattie cardiovascolari (CV), gli Autori dell'analisi dei dati di
due studi prospettici (1) rammentano come la validità clinica della
diagnosi di SM sia stata oggetto di ampio (ed "aspro" dibattito)
nel mondo scientifico internazionale. Una recente metanalisi (2), ad esempio,
evidenzia circa il 50% di rischio più elevato per coronaropatia
nei pazienti con SM rispetto a coloro senza sindrome. Questo rischio,
peraltro, risulta ridimensionato quando (testato con analisi ROC) i criteri
della SM (per popolazioni di mezza età) vengono confrontati con
i ben noti algoritmi (p.es.: Framingham) nel predire la malattia CV. Ciononostante,
le ricerche che utilizzano i vari criteri diagnostici di SM continuano
imperterrite, con conclusioni spesso discutibili. Inoltre solo pochi studi
hanno correlato simultaneamente la SM con il rischio sia di incidenza
di nuovi casi sia di diabete, sia di malattia coronaria per comprendere
come predire tali patologie con un unico "set" di criteri. Nel
tentativo di dare una risposta a questo quesito si sono uniti i data base
di due studi svolti su popolazione anziana: lo studio PROSPER (Prospective
Study of Pravastatin in the Elderly at Risk)(3) e lo studio BRHS (British
Regional Heart Study)(4). In entrambi gli studi prospettici erano disponibili,
all'arruolamento, i criteri per la diagnosi di SM (con la sostituzione
del BMI per la circonferenza della vita nello studio PROSPER, come già
validato); per tutt'e due gli studi, poi, sono stati registrati i nuovi
casi di diabete e di malattie cardiovascolari (fatali e non fatali). Gli
Autori hanno potuto così analizzare i dati per comprendere quanto
e come i componenti della SM (secondo NCEP) erano correlabili al rischio
di queste condizioni. Le curve di Kaplan-Meier delle stime del rischio
di nuovi casi di malattia CV e diabete nei pazienti senza tali patologie
al momento dell'arruolamento, stratificati per diagnosi di SM e per ogni
componente della stessa sindrome (dopo gli opportuni aggiustamenti statistici
per età, sesso, nazionalità e braccio di trattamento) dimostrano
come la SM e la maggior parte dei suoi componenti risultano sostanzialmente
associati al rischio di nuovi casi di diabete, ma non all'incidenza di
nuovi eventi CV. Anzi, il criterio dell'iperglicemia a digiuno, preso
come tale, è il miglior determinante di incidenza di diabete. Certamente
sorprende il fatto che una "sindrome" proposta proprio per comprendere
la futura evoluzione verso patologie CV non risulti statisticamente predittiva
di nuovi casi di cardio-vasculopatie!
Le implicazioni
di questo studio possono essere riassunte, proprio secondo gli Autori, in
cinque punti:
1) pur se la SM, come entità, può aver valore concettuale,
essa NON offre alcun beneficio sulla stratificazione del rischio CV nella
popolazione anziana. Questo è particolarmente rilevante, poiché
la maggior parte degli eventi CV interessano persone di oltre 60 anni d'età.
Pur offrendo una predittività per persone più giovani, la
diagnosi di SM risulta meno efficace dell'algoritmo di Framingham nel predire
eventi CV in questa fascia di popolazione;
2) molti studi hanno dimostrato che la SM, come entità clinica, non
offre una predittività di rischio maggiore rispetto alla somma del
rischio dei singoli componenti diagnostici;
3) l'iperglicemia a digiuno è un potente predittore di incidenza
di diabete ma non sembra associato (nella popolazione anziana) al rischio
di incidenza di eventi CV, sia in coloro senza pre-esistente patologia,
sia in soggetti già affetti da malattia CV. Questa osservazione pone
ulteriore enfasi al fatto che l'iperglicemia (almeno nel range "non
diabetico") non sembra utile nella stratificazione del rischio per
eventi CV: per persone non diabetiche sono più utili i tradizionali
algoritmi;
4) la maggior limitazione della SM è proprio l'utilizzo di "cut
off" dicotomici; applicando analisi per variabili "continue"
si potrebbe modificare il potere prognostico;
5) infine, questo lavoro sottolinea che le condizioni di rischio per nuovi
casi di diabete sono differenti rispetto ai determinanti di nuovi eventi
CV, per cui i criteri diagnostici della SM non possono essere considerati
come un substrato unificato di rischio sia per diabete, sia per malattia
CV.
Bibliografia
1) Sattar N et al. Can metabolic syndrome usefully
predict cardiovascular disease and diabetes? Outcome data from two prospective
studies. Lancet 2008;371:1927-35
2) Gami AS et al. Metabolic syndrome and risk of incident cardiovascular
events and death: a systematic review and meta-analysis of longitudinal
studies. J Am Coll Cardiol 2007;49:403-14.
3) Shepherd J et al. Pravastatin in elderly individuals at risk of vascular
disease (PROSPER): a randomised controlled trial. Lancet 2002;360:1623-30.
4) Shaper AG et al. British Regional Heart Study: cardiovascular risk factors
in middle-aged men in 24 towns. Br Med J (Clin Res Ed)1981;283:179-86.
Antonio C. Bossi
- U.O. Malattie Metaboliche e Diabetologia, A.O. "Ospedale Treviglio-Caravaggio"
Una
versione estesa di questo commento è disponibile su cardiometabolica.org
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