CONTROLLO
GLICEMICO E COMPLICANZE VASCOLARI IN VETERANI CON DIABETE MELLITO TIPO
2
Glucose Control
and Vascular Complications in Veterans with Type 2 Diabetes
Duckworth W, Abraira C, Moritz T, Reda D, Emanuele N, Reaven PD, Zieve
FJ, Marks J, Davis SN, Hayward R, Warren SR, Goldman S, McCarren M, Vitek
ME, Henderson WG, Huang GD; the VADT Investigators.
N Engl J Med 2009;360:129-139
Diapositive tratte dall'articolo
Abstract:
BACKGROUND: The effects of intensive glucose control
on cardiovascular events in patients with long-standing type 2 diabetes
mellitus remain uncertain. METHODS: We randomly assigned 1791 military
veterans (mean age, 60.4 years) who had a suboptimal response to therapy
for type 2 diabetes to receive either intensive or standard glucose control.
Other cardiovascular risk factors were treated uniformly. The mean number
of years since the diagnosis of diabetes was 11.5, and 40% of the patients
had already had a cardiovascular event. The goal in the intensive-therapy
group was an absolute reduction of 1.5 percentage points in the glycated
hemoglobin level, as compared with the standard-therapy group. The primary
outcome was the time from randomization to the first occurrence of a major
cardiovascular event, a composite of myocardial infarction, stroke, death
from cardiovascular causes, congestive heart failure, surgery for vascular
disease, inoperable coronary disease, and amputation for ischemic gangrene.
RESULTS: The median follow-up was 5.6 years. Median glycated hemoglobin
levels were 8.4% in the standard-therapy group and 6.9% in the intensive-therapy
group. The primary outcome occurred in 264 patients in the standard-therapy
group and 235 patients in the intensive-therapy group (hazard ratio in
the intensive-therapy group, 0.88; 95% confidence interval [CI], 0.74
to 1.05; P=0.14). There was no significant difference between the two
groups in any component of the primary outcome or in the rate of death
from any cause (hazard ratio, 1.07; 95% CI, 0.81 to 1.42; P=0.62). No
differences between the two groups were observed for microvascular complications.
The rates of adverse events, predominantly hypoglycemia, were 17.6% in
the standard-therapy group and 24.1% in the intensive-therapy group. CONCLUSIONS:
Intensive glucose control in patients with poorly controlled type 2 diabetes
had no significant effect on the rates of major cardiovascular events,
death, or microvascular complications. (ClinicalTrials.gov number, NCT00032487.)
Commento:
Lo studio VADT (1) segue, a breve distanza,
altri grandi studi (ACCORD, ADVANCE) (2,3) che si erano prefissi di comprendere
se uno stretto controllo glicemico fosse in grado di ridurre morbilità
e mortalità vascolare nei pazienti diabetici tipo 2. Sono stati
qui seguiti (in 20 centri partecipanti) 1.791 militari (di circa 60 anni
d'età media ), in compenso metabolico non ottimale (HbA1c >7.5%
all'arruolamento nello studio), assegnandoli a ricevere un trattamento
intensivo (per coloro con BMI>27: metformina più rosiglitazone;
per pazienti con BMI<27: metformina più glimepiride; in entrambi
i casi le terapie erano consigliate alle dosi massimali) o una cura standard
per il loro diabete (seguendo lo stesso protocollo, ma con dosaggi dimezzati
dei farmaci). Gli altri fattori di rischio cardiovascolare (CV) sono stati
gestiti nello stesso modo, per entrambi i gruppi, secondo gli standard
dell'American Diabetes Association (ADA). La durata media del diabete
era di oltre 11 anni; circa il 40% dei pazienti aveva già avuto
un evento CV (ma non nei 6 mesi precedenti l'inizio dell'osservazione
clinica). I soggetti studiati non dovevano essere gravemente obesi (BMI<40),
con funzionalità renale ed epatica accettabili. Obiettivo della
terapia intensiva era la riduzione assoluta di HbA1c di 1,5% rispetto
al gruppo di controllo. L'outcome primario era il tempo di comparsa (dalla
randomizzazione) del primo evento CV maggiore (cioè di infarto
miocardico, ictus, morte per causa cardiovascolare, scompenso cardiaco
congestizio, intervento chirurgico per motivi vascolari, malattia coronarica
inoperabile, amputazione per gangrena ischemica). Gli endpoint secondari
prevedevano la comparsa o il peggioramento dell'angina; comparsa di TIA,
di claudicatio, di ischemia critica agli arti inferiori, o di morte per
tutte le cause. Sono stati considerati anche outcomes microvascolari (retinopatia,
nefropatia e neuropatia), monitorando gli eventi avversi (comprese le
ipoglicemie). Il follow-up medio è stato di poco superiore ai 5,5
anni, con livelli di HbA1c rispettivamente di 8,4% nel gruppo controllo
e 6,9% nei pazienti in trattamento intensivo. In questo periodo si sono
osservati miglioramenti dei livelli di pressione arteriosa, dei lipidi
plasmatici, con un maggior prescrizione di terapia antiaggregante, senza
differenze statistiche tra i due gruppi. Invece il peso corporeo (+ 4Kg)
e il BMI (+1,5) sono risultati maggiori nel gruppo in terapia intensiva
rispetto ai controlli (p=0.01). La riduzione dell'HbA1c è stata
piuttosto "rapida", raggiungendo la differenza di 1,5% già
dopo 6 mesi dalla randomizzazione, mantenendo poi tale diversità
per tutto il periodo delle studio.
Un primo evento CV maggiore è occorso in 264 soggetti in trattamento
standard rispetto a 235 trattati in modo intensivo (p=0,14, n.s.). Non
si è osservata alcuna differenza per nessuno degli eventi CV maggiori
che costituivano l'outcome primario (p=0.62, n.s.). Anche per le complicanze
microvascolari non sono state rilevate diversità tra i due gruppi,
eccetto un peggioramento della microalbuminuria (maggiore nel gruppo in
trattamento standard rispetto a coloro in terapia intensiva; p=0.05).
La frequenza di eventi avversi seri (specie ipoglicemia) è stata
maggiore nel gruppo "intensivo" (24,1%) rispetto a coloro in
terapia usuale (17,6%) (p<0.05).
Gli Autori concludono affermando che il controllo glicemico intensivo
in pazienti diabetici tipo 2 precedentemente non ben controllati non ha
un ruolo nel ridurre la frequenza né di eventi CV maggiori né
di microangiopatia.
A
seguito di questi studi (ACCORD, ADVANCE, VADT) l'ADA si è sentita
in dovere di prendere una posizione scientifica, pubblicata sulla rivista
Diabetes Care (4). Viene sottolineato che lo studio ACCORD è stato
precocemente interrotto (solo il braccio di trattamento intensivo per
la glicemia, mentre proseguono gli studi sul controllo della pressione
arteriosa e della dislipidemia) per osservato eccesso di mortalità,
ma che non vi sono tuttora soddisfacenti spiegazioni che permettano di
comprendere le motivazioni di questo fenomeno (tra le cause prese in considerazione:
eccesso di ipoglicemie gravi; maggior utilizzo di insulina, tiazolidinedioni;
interazioni tra farmaci; aumento di peso). Si sottolinea che nessuno dei
3 studi ha dimostrato come un trattamento glicemico intensivo determini
un miglioramento degli outcomes CV, in contrasto con i risultati del DCCT
e di molti studi epidemiologici. Peraltro, il buon trattamento degli altri
fattori di rischio CV ha ridotto la numerosità di eventi CV nei
bracci a terapia "standard" in tutti e tre gli studi, per cui
può risultare difficile dimostrare un ulteriore effetto migliorativo
della cura ipoglicemizzante intensiva. D'altra parte non si può
estrapolare neppure che un trattamento più aggressivo della glicemia
non debba essere intrapreso per valori più elevati di HbA1c (non
considerati nei tre studi esaminati). Si osserva anche (da valutazioni
statistiche "post-hoc") che un miglioramento significativo dovuto
al controllo glicemico intensivo rispetto a eventi CV si ottiene in pazienti
con diabete di breve durata, minor HbA1c all'ingresso nel trial e/o assenza
di pre-esistente malattia CV. Invece diabetici di maggior durata potrebbero
avere effetti negativi da una terapia ipoglicemizzante troppo aggressiva
(aumento di peso, ipoglicemie gravi). Al termine, il comitato di esperti
riassume le seguenti raccomandazioni:
-
microangiopatia: l'abbassamento dell'HbA1c intorno al 7% riduce le complicanze
micro vascolari e la neuropatia nei diabetici tipo 1 e tipo 2;
- macroangiopatia: non ci sono evidenze che un controllo glicemico intensivo
apporti miglioramenti sugli outcomes CV; peraltro il follow-up a lungo
termine degli studi DCCT e UKPDS suggerisce un target di HbA1c intorno
al 7%, pur se in alcuni soggetti un valore maggiore può essere
più ragionevole;
- analisi di sottogruppi del DCCT, dell'UKPDS e lo studio ADVANCE suggeriscono
un ulteriore effetto benefico sugli outcomes microvascolari per valori
di HbA1c più vicini a quelli "normali", quindi (per pazienti
selezionati, come diabetici da breve tempo, con lunga aspettativa di vita
e senza malattie CV) si può suggerire il raggiungimento di una
HbA1c <7% purchè non sussistano eccessivi rischi di ipoglicemia
o altri effetti indesiderati del trattamento;
- al contrario, un controllo meno aggressivo può essere più
appropriato in coloro che hanno un diabete di lunga durata, una storia
di ipoglicemie severe, ridotta aspettativa di vita, presenza di complicanza
micro- o macrovascolare, oppure comorbidità o un trattamento complesso
con molti farmaci ipoglicemizzanti (inclusa insulina);
- si ribadisce l'importanza di un controllo degli altri fattori di rischio
CV (secondo le linee guida), comprendendo appropriate terapie per l'ipertensione
arteriosa, statine, aspirina, cessazione del fumo, sane abitudini comportamentali
come delineato dagli standard di cura delle società scientifiche.
Bibliografia
1) Duckworth W et Al. for the VADT Investigators.
"Glucose Control and Vascular Complications in Veterans with Type
2 Diabetes". N
Engl J Med 2009;360:129-39
(Abstract e diapositive)
2) Gerstein HC et Al. for the ACCORD (Action to Control Cardiovascular
Risk in Diabetes) Study Group. "Effects of intensive glucose lowering
in type 2 diabetes".
N Engl J Med 2008;358:2545-2559 (Abstract e diapositive)
3) Patel A et Al. for the ADVANCE (Action in Diabetes and Vascular Disease
- Preterax and Diamicron Modified Release Controlled Evaluation) Collaborative
Group. "Intensive blood glucose control and vascular outcomes in
patients with type 2 diabetes". N
Engl J Med 2008;358:2560-2572
(Abstract e diapositive)
4) Skyler JS et Al. "Prevention of Cardiovascular Events: Implications
of the ACCORD, ADVANCE, and VA Diabetes Trials". A position statement
of the American Diabetes Association and a scientific statement of the
American College of Cardiology Foundation and the American Hearth Association.
Diabetes Care 2009;32:187-192
Antonio C. Bossi
- U.O. Malattie Metaboliche e Diabetologia, A.O. "Ospedale Treviglio-Caravaggio"
|