L'epidemia del diabete mellito: fattori predisponenti e possibilità di prevenzione
  Relatore: Antonio C. Bossi
  Diapositive
 
Nella relazione introduttiva ho ricordato l'epidemia di obesità ed il rischio correlato di mortalità, sottolinenando anche la derivante disabilità (intesa come perdita di "anni di vita attiva"). Ho richiamato le definizioni di "Sindrome Metabolica" proposte dal 1998 ad oggi, soffermandomi sulla recente classificazione IDF che pone attenzione all'obesità centrale come condizione indispensabile per la diagnosi, con i nuovi limiti proposti per le popolazioni europee (80 cm per le donne; 94 cm per gli uomini). Ho sottolineato la tendenza all'aumento di prevalenza della sindrome e il suo impatto sull'incidenza di malattie cardiovascolari potendo essere considerata un potente predittore di patologie cardiovascolari e, soprattutto, di diabete mellito tipo 2.
Uno dei momenti patogenetici più importanti è l'attività endocrina svolta dagli adipociti viscerali, con produzione, per esempio, di TNFa, resistina, leptina, angiotensinogeno, interleukine, Retinol Binding Protein 4, ma anche con ridotta funzione dell'adiponectina. Sono risultate molto interessanti, inoltre, le "nuove" azioni biologiche dell'insulina a livello di cellule endoteliali, piastrine e leucociti che possono giustificare la minor cardioprotezione a causa dello stato pro-apoptotico, dell'aterosclerosi rapidamente evolutiva, della condizione anti-fibrinolitica e pro-trombotica, dell'iper-aggregabilità piastrinica, dello stato pro-infiammatorio cronico, dell'aumento dello stress ossidativo, della ridotta disponibilità di NO. Questa complessa aggregazione di condizioni permette di comprendere come la sindrome metabolica, l'iperglicemia ed il diabete causino aumentata mortalità cardiovascolare. Nelle conclusioni ho ricordato il recente "Consensus Statement" delle associazioni degli endocrinologi e diabetologi americani, che invitano tutti gli operatori sanitari a svolgere azione di educazione sanitaria per modificare stili di vita non corretti, implementando strategie "aggressive" per un controllo della glicemia che sia il più possibile efficace anche per pazienti diabetici ricoverati.

Antonio C. Bossi
Direttore U.O. Malattie Metaboliche e Diabetologia
A.O. "Ospedale Treviglio-Caravaggio"

Diapositive della presentazione - Indice Convegno Treviglio 2006