Gestione pratica di un programma di attività fisica nel trattamento del diabete
  Relatore: Claudio Mascaretti
  Diapositive
 
Il dr. Claudio Mascaretti, MMG, specialista in Oftalmologia, animatore di formazione e tutor in Medicina Generale, ha contribuito a rendere espliciti i contenuti scientifici delle precedenti relazioni. I suoi spunti di "Gestione pratica" hanno riportato, alla quotidianità clinica, le teorie fisiopatologiche e i suggerimenti farmacologici. Ha ricordato che l'esercizio fisico deve essere considerato un "pilastro" della terapia del diabete poiché consente di ridurre l'insulinoresistenza, grazie all'aumento del consumo muscolare di glucosio e alla maggiore espressione dei glucotrasportatori: un esercizio aerobico non solo migliora la tolleranza glucidica, ma permette di ridurre il consumo dei farmaci ipoglicemizzanti orali. Tra gli sport aerobici consigliati, la danza, il nuoto, lo sci di fondo, il ciclismo trovano estimatori di tutte le età; meno consigliabili gli sport anaerobici (calcio, tennis, basket, sci alpino ecc…). E' importante che ogni soggetto calcoli la frequenza cardiaca da raggiungere durante l'effettuazione dell'attività fisica, la quale andrebbe praticata almeno 3-4 volte la settimana, per periodi di 30-60 minuti.
Nonostante i formidabili elementi motivanti, una attività fisica aerobica è svolta regolarmente solo da una minoranza di pazienti diabetici. Si deve perciò ricorrere a sussidi farmacologici, dando la preferenza a quelli capaci di migliorare la sensibilità all'insulina (es.: metformina). Questa biguanide, d'uso corrente nel trattamento del diabete tipo 2, favorisce l'utilizzazione del glucosio a livello muscolare e riduce, nel fagato, la gluconeogenesi e la glicogenolisi. Peraltro, devono sempre essere considerate le controindicazioni all'uso di metformina (insufficienza cardiaca, respiratoria, renale, epatica grave; abuso di alcol; intercorrenti infezioni gravi; gravidanza…). In caso di deficit secretorio pancreatico, è necessario ricorrere alle sulfaniluree, preferendo quelle a breve emivita, con azione di stimolo sul picco precoce insulinemico (es.: gliquidone, gliclazide), anche se le più recenti glinidi (es.: repaglinide) sembrano offrire ancor più interessanti potenzialità.
Nella gestione della terapia anti-ipertensiva, che deve essere particolarmente attenta al raggiungimento degli obiettivi terapeutici, ACE-Inibitori, sartanici e calcio-antagonisti possiedono effetti neutri (o positivi) sui parametri glicometabolici, sulla disfunzione endoteliale e sullo stress ossidativo.
Anche nella gestione della dislipidemia bisogna puntare al raggiungimento dei goal, con drastica riduzione delle LDL: qui, le statine sono farmaco di scelta. I fibrati sono utili nelle ipertrigliceridemie resistenti alla dieta, con particolare attenzione alle interferenze farmacologiche tra gemfibrozil e statine o glinidi. Gli Ac. Grassi poliinsaturi possiedono azione antitrombotica, antiaritmica e antinfiammatoria, favorendo un'ulteriore riduzione della trigliceridemia.
Vi sono, poi, farmaci che potenzialmente provocano o accentuano l'iperglicemia (glucocorticoidi, contraccettivi orali, rifampicina, diuretici, beta-bloccanti), così come attenzione deve essere prestata a fibrati, FANS, cotrimoxazolo e all'etanolo che possono accentuare l'ipoglicemia.

Antonio C. Bossi
Direttore U.O. Malattie Metaboliche e Diabetologia
A.O. "Ospedale Treviglio-Caravaggio"

Diapositive della presentazione - Indice Convegno Treviglio 2006