DISLIPIDEMIE: la placca ateromasica nell'arteriopatia obliterante
periferica e nella vasculopatia cerebrale -
Varese 1 Luglio 2006

Negli ultimi anni vi è un'attenzione crescente per le dislipidemie nella prevenzione cardiovascolare, giustificata da numerosi studi che dimostrano da una parte che la stretta relazione tra lipidi, placca ateromasica e processi di infiammazione è modulabile dalla terapia medica, e da importanti studi clinici che sottolineano un ruolo centrale dell'assetto lipidico nel condizionare il rischio vascolare. Inoltre risultati ottenuti da trials clinici hanno evidenziato l'importanza del trattamento dietetico o farmacologico della dislipidemia nella prevenzione degli eventi acuti.
Il convegno che ci si prefigge di svolgere è un incontro che, con cadenza annuale, focalizza ogni volta un particolare aspetto delle dislipidemie. Il tema di quest'anno è centrato sulla placca ateromasica, dai processi fisiopatologici alle sue manifestazioni emodinamiche e cliniche in due distretti di particolare rilevanza: quello arterioso periferico e quello vascolare cerebrale.
L'infiammazione e i processi che portano all'aterosclerosi sono mediati da numerosi recettori e da pathways intracellulari che verosimilmente sono differentemente coinvolti nei meccanismi d'inizio o di destabilizzazione della placca. Il fattore di trascrizione intracellulare NF-kB può essere coinvolto mediante stimoli sui recettori AT1, sulla produzione di citochine proinfiammatorie quali ad es. il TNFalpha. Nei processi di destabilizzazione della placca un ruolo decisivo è svolto dalle metalloproteinasi e dalla loro modulazione tramite ProstaglandineE, come, verosimilmente, da fenomeni di neovascolarizzazione intraplacca. Inoltre, i recettori RAGE, perlomeno nel diabete, sembrano mediare aspetti associati con un fenotipo della placca instabile. Studi sperimentali rilevano poi un possibile ruolo dei farmaci anti-dislipidemici quali le statine sulla tendenza alla formazione di trombi, sia nel versante arterioso che in quello venoso. Dal punto di vista emodinamico, il processo ateromasico si manifesta come rigidità vascolare: saranno discussi l'importanza dal punto di vista fisiopatologico dello studio della pressione arteriosa centrale vs quella periferica e l'importanza clinica dell'indice caviglia-braccio. L'indice caviglia-braccio è un indice di facile esecuzione e, quando alterato, correla in modo rilevante con la gravità della malattia vascolare periferica e con gli eventi vascolari. In particolare, una relazione sarà condotta con notizie pratiche su come valutare in ambulatorio questo parametro. La vasculopatia periferica è una malattia invalidante, frequente, ma soprattutto si è rivelata negli ultimi anni come un fortissimo predittore di eventi acuti sia cardiaci che cerebrali. Verranno poi chiarite le indicazioni ad esami strumentali riguardo alla vasculopatia periferica e dei vasi sopraaortici, nel paziente cronico e acuto, sia rivolte ad una aspetto pratico (indicazioni cliniche attuali), sia evidenziando lavori sperimentali e prospettive future quale la spectMRI della placca.
La terapia è quella della modificazione degli stili di vita finalizzata alla prevenzione dei fattori di rischio, da effettuarsi prima ancora che si sviluppi l'aterosclerosi e il conseguente danno d'organo, quale la vasculopatia periferica e dei vasi sovraaortici: tuttavia la presenza di danno già evidente, soprattutto se accompagnato a manifestazioni cliniche (claudicatio, TIA), è associato ad elevatissimo rischio cardio-cerebrovascolare e necessita della riduzione drastica dei fattori di rischio, con finalità di terapia per quanto riguarda la dislipidemia di raggiungere valori di LDL-c al di sotto di 100 mg/dl. Inoltre recenti studi hanno dimostrato che la terapia con statine, soprattutto in pazienti in cui i markers sistemici di infiammazione erano elevati, sono in grado di ridurre la mortalità in pazienti che si presentavano con i segni della vasculopatia periferica. Pertanto saranno anche chiariti e poi discussi con colleghi operanti sul territorio le indicazioni italiane al trattamento in regime di esenzione per i pazienti con danno d'organo e con dislipidemia su base familiare. Infine, il trattamento farmacologico dell'ipertensione può anche tener conto, soprattutto in pazienti in cui il controllo metabolico è di primaria importanza, di aspetti farmacodinamici inerenti alla modulazione del metabolismo dei glucidi e dei lipidi.
Due relazioni saranno poi improntate ad aspetti interventistici: in una il chirurgo vascolare descriverà le indicazioni e le tecniche di intervento e nell'altra il neurologo evidenzierà il percorso clinico-terapeutico del paziente con ictus ischemico nella fase acuta.