HDL
e tromboembolismo venoso ricorrente
High-density lipoprotein
and the risk of recurrent venous thromboembolism
Eichinger S, Pecheniuk NM, Hron G, Deguchi H, Schemper M, Kyrle PA, Griffin
JH.
Circulation 2007;115:1609-14
Abstract:
BACKGROUND: High-density lipoprotein (HDL) protects
against arterial atherothrombosis, but it is unknown whether it protects
against recurrent venous thromboembolism. METHODS AND RESULTS: We studied
772 patients after a first spontaneous venous thromboembolism (average
follow-up 48 months) and recorded the end point of symptomatic recurrent
venous thromboembolism, which developed in 100 of the 772 patients. The
relationship between plasma lipoprotein parameters and recurrence was
evaluated. Plasma apolipoproteins AI and B were measured by immunoassays
for all subjects. Compared with those without recurrence, patients with
recurrence had lower mean (+/-SD) levels of apolipoprotein AI (1.12+/-0.22
versus 1.23+/-0.27 mg/mL, P<0.001) but similar apolipoprotein B levels.
The relative risk of recurrence was 0.87 (95% CI, 0.80 to 0.94) for each
increase of 0.1 mg/mL in plasma apolipoprotein AI. Compared with patients
with apolipoprotein AI levels in the lowest tertile (<1.07 mg/mL),
the relative risk of recurrence was 0.46 (95% CI, 0.27 to 0.77) for the
highest-tertile patients (apolipoprotein AI >1.30 mg/mL) and 0.78 (95%
CI, 0.50 to 1.22) for midtertile patients (apolipoprotein AI of 1.07 to
1.30 mg/mL). Using nuclear magnetic resonance, we determined the levels
of 10 major lipoprotein subclasses and HDL cholesterol for 71 patients
with recurrence and 142 matched patients without recurrence. We found
a strong trend for association between recurrence and low levels of HDL
particles and HDL cholesterol. CONCLUSIONS: Patients with high levels
of apolipoprotein AI and HDL have a decreased risk of recurrent venous
thromboembolism.
Commento:
E' ormai
noto da anni che elevati livelli di lipoproteine ad alta densità
(HDL) svolgono un ruolo protettivo nello sviluppo dell'aterosclerosi principalmente
attraverso il meccanismo di trasporto inverso del colesterolo dalle arterie
periferiche al fegato dal quale il colesterolo è poi eliminato.
Le HDL sono però anche in grado di inibire l'attivazione e l'aggregazione
piastrinica e di ridurre la generazione di trombina intervenendo quindi
anche nei meccanismi della coagulazione. Alcuni recenti studi hanno inoltre
evidenziato che basse concentrazioni di HDL possono aumentare il rischio
di trombosi venosa.
In questo studio Sabine Eichinger et coll., dopo avere arruolato 3055
pazienti che avevano avuto un primo episodio di tromboembolismo venoso
(TEV), hanno selezionato e tenuto sotto osservazione per circa 4 anni
una coorte di 722 soggetti (332 maschi e 440 femmine di età media
di 47 anni,), che avevano avuto un primo episodio di TEV apparentemente
non giustificabile dai dati clinici e di laboratorio. I pazienti dovevano
avere assunto per almeno tre mesi una terapia anticoagulante e sono stati
arruolati dopo la sua sospensione. L'end-point è stato la ricomparsa
o di una trombosi venosa profonda o di una embolia polmonare sintomatiche,
documentate da indagini strumentali specifiche e valutate da un comitato
composto da clinici e radiologi.
Nel corso dello studio 100 pazienti hanno avuto un nuovo episodio di TEV:
61 una trombosi venosa profonda e 39 un'embolia polmonare. I pazienti
con TEV ricorrente avevano una concentrazione di fattore VIII e di fattore
IX significativamente più elevata, un'età media superiore
e un più breve periodo di osservazione. La concentrazione di ApoA-I,
principale componente proteica delle HDL, è risultata significativamente
più bassa nei pazienti con TEV rispetto ai pazienti che non avevano
avuto una recidiva ed il rischio relativo di recidiva è stato di
0.87 per ogni 1 mg/dl di incremento dei livelli di Apo A-I, anche dopo
correzione per età e sesso. Dall'analisi con le curve di Kaplan-Meier,
la probabilità cumulativa di una recidiva di TEV è stata
progressivamente maggiore al diminuire della concentrazione di ApoA-I,
rispettivamente del 8,8% nei pazienti con ApoA-I >130 mg/dl, del 13%
nei pazienti con ApoA-I compresa tra 107 e 130 mg/dl e del 18,7% nei pazienti
con Apo A-I < 107 mg/dl. I pazienti con i più bassi valori di
Apo A-I erano più giovani e con un IMC più elevato.
In un sottogruppo di 213 pazienti sono state determinate dieci sottofrazioni
lipoproteiche, con la spettroscopia con risonanza magnetica nucleare (RNM),
metodica utilizzata in genere solo per ricerca. I pazienti con recidiva
di TEV avevano più bassi valori di HDL larghe, mentre la concentrazione
delle HDL piccole e medie non ha dimostrato un'associazione con la recidiva.
Nessuna differenza significativa è stata osservata anche per le
altre sottofrazioni lipoproteiche (VLDL e LDL), così come per la
concentrazione di Apo B nel gruppo di 772 pazienti.
I risultati di questo studio sono sicuramente interessanti per future
ricerche. L'ipotesi di un'azione protettiva della tromboembolia venosa
da parte delle HDL, in particolare di una sua sottofrazione, ricorda molto
il ruolo protettivo delle HDL sul versante arterioso. Una ipotetica comune
patogenesi ci può ulteriormente stimolare ad una correzione dei
fattori di rischio che potrà essere utile non solo nella prevenzione
delle complicanze della aterosclerosi ma anche nella prevenzione del tromboembolismo
venoso, entrambe patologie ad elevato rischio di mortalità e di
morbidità. In due precedenti studi retrospettivi infatti l'uso
di statine è risultato associato ad un ridotto rischio relativo
di trombosi venosa profonda. Interessante sarà osservare se l'uso
di altri farmaci che aumentano maggiormente i livelli plasmatici di HDL
rispetto alle statine, come fibrati, acido nicotinico o il più
recente torcetrapib, un inibitore dell'enzima CEPT implicato nel metabolismo
delle HDL, possano svolgere un ruolo anche sul tromboembolismo venoso.
Adriana Branchi.
Dipartimento di Medicina Interna. Università degli Studi di Milano.
Fondazione Policlinico Ospedale Maggiore di Milano
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